Kim Jong Un non è un pazzo. E i palloncini pieni di spazzatura che la Corea del Nord ha inviato in Corea del Sud non sono una boutade, né tanto meno un episodio folkloristico da raccontare utilizzando una semplice chiave ironica. Al contrario, l'ultima mossa di Pyongyang è intrisa di un chiaro significato politico, ed è un messaggio, nemmeno troppo in codice, che il governo nordcoreano ha consegnato a Seoul. Certo, gli ospiti indesiderati che i cittadini sudcoreani hanno visto atterrare a pochi passi dalle loro abitazioni possono essere considerati una risposta agli stessi palloncini – non carichi di feci, ma di volantini pro democrazia e anti Kim – che gruppi e attivisti del Sud sono soliti inviare oltre il confine, in direzione del Nord. Ma una simile lettura continua ad essere troppo superficiale.
Già, perché la spazzatura gentilmente offerta a Seoul rappresenta la pietra tombale sopra ogni speranza di poter assistere, un giorno, ad una riunificazione pacifica della penisola coreana. Rispecchia, in poche parole, il nuovo corso adottato da Kim: non più disposto a farsi coinvolgere in diplomazie incrociate con presidenti sudcoreani e americani. "Cumuli di carta straccia e sporcizia saranno presto sparsi sulle zone di confine e all'interno della Repubblica di Corea che potrà sperimentare direttamente quanto sforzo sia necessario per rimuoverli". La Corea del Nord, per bocca del suo vice ministro della Difesa, Kim Kang Il, aveva così anticipato la mossa dei "palloncini pieni di feci". Nessuno credeva però che Pyongyang potesse davvero arrivare a riempire decine e decine di palloncini (le cronache parlano di 260 palloncini) con spazzatura e – pare - letame (anche umano), e inviare il tutto in Corea del Sud.
Quando, martedì sera, i cittadini sudcoreani che vivono a nord di Seoul e nei pressi del 38esimo parallelo - la frontiera che divide le due Coree - hanno letto sui loro smartphone un messaggio di allerta ricevuto dalle autorità, sono rimasti basiti. L'alert non riguardava test missilistici ma invitava comunque gli abitanti a non effettuare attività all'aperto e a denunciare alla stazione di polizia più vicina l'eventuale presenza di "oggetti non identificati". Quali? Sacchetti di plastica pieni di rifiuti attaccati a enormi palloncini bianchi; ne sono state ritrovate tracce in otto delle nove province della Corea del Sud. L'unità di ordigni esplosivi dell'esercito sudcoreano e la squadra di risposta alla guerra chimica e biologica sono state schierate per ispezionare e raccogliere il materiale. Cosa contenevano i sacchetti? Spazzatura e rifiuti di vario tipo: carta igienica, terra e batterie.
L'agenzia stampa sudcoreana Yonhap ha riferito che "alcuni dei palloncini caduti trasportavano quelle che sembrano essere feci, a giudicare dal colore scuro e dall'odore". Una foto scattata e condivisa dai militari del Sud ha immortalato un sacchetto appeso a un pallone dove si poteva leggere la parola "escrementi".
Difficilmente, però, il Nord consegnerebbe qualcosa di così riservato al suo nemico numero uno (dalle feci umane, banalmente, sarebbe infatti possibile risalire ad informazioni genetiche del "proprietario"). È probabile che la storia delle feci umane sia un'aggiunta di colore da parte del Sud. In ogni caso, adistanza di qualche ora dall'accaduto, Kim Yo Jong,sorella del presidente Kim e potente funzionario del Nord, ha definito Seoul "vergognosa e sfacciata" per aver criticato i palloncini. Miss Kim ha inoltre spiegato che gli oggetti spediti al Sud non erano altro che "doni di sincerità" per i sudcoreani che "chiedono la libertà di espressione". Pyongyang si è infine impegnata ad inviare oltre confine decine di palloncini in più rispetto al numero di quelli precedentemente inviati al Nord dalla Corea del Sud.La mossa di Kim ha generato un vero e proprio terremoto diplomatico. L'esercito della Corea del Sud ha condannato l'atto come una "chiara violazione del diritto internazionale". A Seoul c'è anche chi ha parlato di un gesto che "minaccia seriamente la sicurezza del nostro popolo".
Non è la prima volta che accade qualcosa del genere. Nel 2016, Pyongyang aveva inviato palloncini pieni di rifiuti e mozziconi di sigarette al Sud dopo aver definito l'allora presidente conservatrice sudcoreana, Park Geun Hye, come “spazzatura umana”. Nel 2020, in tempi più recenti, la Corea del Nord aveva distrutto l'ufficio di collegamento intercoreano a Kaesong in risposta ad un gruppo di attivisti sudcoreani accusato di aver spedito volantini anti Pyongyang verso il Nord. In quel periodo, l'amministrazione sudcoreana in carica, guidata da Moon Jae In, era arrivata a vietare la diffusione di questi volantini nel tentativo di evitare un'escalation. Nel 2022, il governo nordcoreano ha puntato il dito contro i suddetti volantini sudcoreani, accusando Seoul di aver portato il coronavirus nel Paese. E l'anno scorso, quando la Corte costituzionale sudcoreana ha annullato la legge anti volantini varata da Moon, la Corea del Nord ha minacciato di “andare oltre la risposta convenzionale” in caso di nuove minacce. Per la cronaca, gli attivisti del Sud sono soliti lanciare verso il Nord palloncini contenenti denaro, volantini di propaganda e cibo. All’inizio di maggio, un gruppo di attivisti ha spiegato di aver inviato oltre confine 20 palloncini contenenti volantini anti Pyongyang e, appunto, chiavette Usb contenenti musica pop coreana e video musicali (entrambi vietatissimi in Corea del Nord). La guerra psicologica tra le due Coree è entrata nel vivo: alle canzoni K-pop sudcoreane Kim ha risposto con letame e spazzatura. 1-1 e palla al centro.