Tante, troppe, le teorie sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Come tante sono le piste che non sono state battute fino in fondo, troppi i dettagli e le testimonianze che sono state lasciate al caso, e che invece sarebbe stato importante approfondire. A distanza di tanti anni Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha riportato l’attenzione su un articolo on cui si parla proprio di una testimonianza. Un sottoufficiale di polizia avrebbe visto Emanuela Orlandi venire caricata a bordo di una macchina di grossa cilindrata a Corso Rinascimento, a pochi passi dal Senato. Un sottoufficiale che conosceva Emanuela la vedeva sempre due volte a settimana recarsi alla sua scuola di musica per la lezione di flauto. Quasi come una vecchia conoscenza, che la ragazza era ormai solita salutare: “Pochi passi, poi un'auto scura e potente si accosta, un uomo scende, prende Emanuela per un braccio e la trascina dentro. La macchina riparte a tutta velocità nonostante il traffico della sera. Io sono rimasto impietrito. Prima ho pensato a uno scherzo, poi ho capito che l'avevano portata via contro la sua volontà”.
Dopo aver assistito alla scena il sottoufficiale scrive una relazione su quanto accaduto. Una relazione di cui non c’è traccia, come racconta lo stesso Pietro Orlandi: “Chi era quel sottufficiale? Era lo stesso poliziotto Bosco, che testimoniò insieme al vigile nei giorni successivi, o era un altro testimone? E che fine ha fatto quella relazione che non ho mai trovato nei documenti in possesso della Procura? Faccio un appello a questo sottufficiale di polizia affinché mi contatti, o a chi fu testimone quando questo poliziotto si presentò' al distretto per fare la relazione”. Un appello che speriamo venga raccolto quanto prima.