"Cristina Fogazzi, quanto è amareggiata?". David Parenzo, a "L'Aria Che Tira", accoglie così, a muso durissimo, la sventurata Estetista Cinica, al centro delle polemiche in questi giorni per il party aziendale della sua impresa, VeraLab, che la nostra ha organizzato nella Pinacoteca di Brera. In particolare, lei e i suoi ospiti pieni di K hanno gozzovigliato, mangiato leccornie e bevuto champagne, anche nella Biblioteca Braidense, luogo di cultura in cui, per severo regolamento, ai comuni mortali è impedito accedere con del cibo o perfino con una bottiglietta d'acqua. Qualunque avventore, anzi, deve pure indossare i guanti per non rischiare di rovinare i preziosi tomi ivi conservati. Ha generato un certo stupore, dunque, vedere in ogni dove sui social le foto e i reel della festa dove influencer e altre sciagure si facevano scattare foto coi flash, di fronte ai preziosi e delicatissimi manoscritti, foraggiati da pizze fumanti trasportate in loco da rider in sella a vespe rosa.
Fogazzi si è subito difesa, via post Instagram, passando all'attacco: "Chi mi critica è classista!". A darle manforte, perfino il Direttore della Pinacoteca, Angelo Crespi, che intervistato dal Corriere della Sera tuona: "Eventi così sono sempre stati fatti, Fogazzi viene presa di mira solo perché non si chiama Dior". Se già tutto questo fa abbastanza orrore, l'intervista - chiamiamola così - alla nostra Lady Imprenditoria in quel di La7 scava un nuovo fondo dell'abisso. Ospiti Vittorio Sgarbi e Alessandro Cecchi Paone, lì per santificarla tanto quanto il conduttore, abbiamo assistito a una processo di canonizzazione che è partito da un assioma molto semplice: "Fogazzi ha pagato ('oltre 80mila euro') per quella location, quindi ha ragione". E basta. Chi non lo comprende, a detta del prestigioso parterre, non sa niente di arte, è un ignorante rosicone incapace di ammettere una assoluta verità (fatta deflagrare dallo stesso Parenzo: "È vero che Brera è molto conosciuta, eh? Ma Fogazzi con questa operazione le ha dato ancora maggiore visibilità a livello mondiale. Si può dire che quel party sia stato una forma di arte contemporanea". Ah, si può dire? Insomma, secondo La7 stiamo tutti qui a rosicare. Invece di ringraziare Santa Cristina da Brescia, Mecenate delle Belle Arti. Bene, ora cerchiamo di mettere le cose a posto, dannazione.
Mentre il Professor Cremaschi di Potere al Popolo inneggia alla "ghigliottina, perché i ricchi devono tornare ad avere paura" passando sostanzialmente per un terrorista esaltato (anche se, nei contenuti e non certo nella forma, è l'unico ad avere qualche lumicino di ragione), Sgarbi si spertica: "L’estetista ha fatto bene perché la comunicazione è una cosa difficile e lei ha fatto sapere che la biblioteca esiste". Nessuno dissente. Interviene la diretta interessata, con occhietto commosso: "Mi sento molto amareggiata. Sicuramente è una cosa che è partita per valorizzare Brera. Avevamo ospiti spagnoli, far vedere loro che abbiamo una eccellenza milanese come Brera mi ha resa orgogliosa. Se c’è stata una percezione negativa, però, vuol dire che ho sbagliato qualcosa. E sono pronta a fare, da ora in avanti, attività diverse per valorizzare la cultura, se queste hanno offeso la sensibilità di qualcuno. Sono figlia di operai, non sapevo che in quel luogo non si potesse portare nemmeno l'acqua. Noi abbiamo rispettato tutte le regole che ci erano state dette, eravamo circondati da sorveglianti".
Cremaschi, eroico, non gliela lascia passare: "Il fatto è che siamo di fronte alla distruzione del pubblico. Non lo so, magari domani si farà un bell'addio al celibato dentro al Colosseo per 'valorizzare la cultura'. Con i figuranti travestiti da gladiatori e schiavi, perché no? Siamo una società che sta tornando a Maria Antonietta, anzi, al Medio Evo. Si distruggono i diritti e il senso della giustizia sociale: i ricchi sono ricchi per merito, i poveri per colpa loro. In una società così barbara si fanno le feste, come ai tempi delle brioche. Io davanti a fatti di questo tipo, sento il bisogno della ghigliottina".
Cremaschi viene fatto passare per imbecille, Parenzo definisce ogni polemica "semplicemente idiota perché Fogazzi ha pagato per fare quell'evento (aridaje, ndr)". Paone chiama in causa Andy Warhol: "Chi ha anche solo letto la storia della pop art e di Wahrol, sa che nella contaminazione non c’è niente di male. Mi stupiscono gli studenti dell'Accademia di Brera che si indignano. Benevengano i privati, grazie che ci sono e che pagano! (sic)". Fogazzi approfitta: "La mancanza di finanziamenti alla cultura in Italia è un tema importante. Siamo terzultimi in Europa, lo voglio ricordare. Non bisogna partire, però, dal fatto di avere ragione. Dopo quel primo post in cui sostenevo la mia opinione contro le critiche perché mi stavano ferendo molto, mi sono messa in ascolto e se questo tipo di valorizzazione viene percepita come esclusiva non va bene perché la cultura deve essere di tutti. Te lo dico, David, se questa è la percezione: io, pur non volendo, ho sbagliato".
"Sinceramente continuo a trovare stupide queste polemiche contro di lei, Fogazzi, ma apprezzo molto il fatto che sia qui a metterci la faccia per rispondere. La sua è una storia bellissima. È partita come dipendente di un piccolo negozio da cui è stata licenziata e, durante il Covid, si è inventata un nuovo mestiere che è poi diventato una attività enorme, in grado di creare posti di lavoro". Insomma, ce ne fossero! Ma il problema non è certo questo, non siamo nemmeno d'accordo con chi le dà della parvenu con accezione negativa. Se Fogazzi si è fatta da sola, buon per lei, onore al merito.
L'orrore è vedere, su La7 manco su Canale 5, un finto dibattito tanto asservito al 'potere' di turno. Il potere della regina delle cremine dimagranti, degli sgami sulla ceretta perfetta. L'Aria che Tira decide di dedicare un intero blocco alla querelle che sta infiammando i social nelle ultime ore, partendo biecamente dal presupposto che ci sia una parte, Fogazzi, che detiene il monopolio sulla ragione, assoluta e purissima. Perché lei, così viene presentata fin dall'inizio, "è una star dei social travolta da una polemica assolutamente ridicola". Punto. Anzi, punto e virgola. "Inoltre, è stata nominata Cavaliere della Repubblica e oggi è pure il suo compleanno", aggiunge David Parenzo per farle la festa. Letteralmente. Fogazzi viene descritta al pubblico alla stregua di una vera e propria Istituzione, una Mecenate incompresa da un gruppo di poveri rosiconi dissidenti. Una santa che agisce con l'unico scopo di "valorizzare la cultura in Italia" ma a cui viene contestato il 'peccato originale' di non essere nata ricca. Povera martire. E così Brera "ha bisogno di lei per avere maggiore visibilità", l'unica speranza per la sussistenza della cultura nel nostro disgraziatissimo Paese è attaccata a un pelo superfluo. Va bene, abbiamo sentito abbastanza.
Tocca fare alcune precisazioni che, a questo punto, appaiono doverose: nessuno 'attacca' Cristina Fogazzi in quanto Cristina Fogazzi. Almeno, non da queste parti. La critica, l'unica possibile e anche necessaria, parte dal regolamento della Biblioteca Braidense che impedisce a chi vi entra di portare cibo o anche soltanto dell'acqua, onde evitare di rovinare i preziosi tomi che contiene. Bisogna entrare con i guanti, figuriamoci se sarà mai possibile scattarsi foto col flash. Infatti, non lo è. Ma se non sei un comune mortale, altrimenti detto povero stronzo, e hai 80mila euro da buttare per una singola serata, ti viene data la possibilità di gozzovigliare ad lib appresso alle lettere autografe del Manzoni. Tanto le briciole, i flash, lo champagne dei ricchi non macchiano, si sa.
Risulta ancora più surreale, e fa appunto indignare, la risposta del Direttore della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, che difende l'Estetista Cinisca e l'intera operazione vaneggiando al Corriere: "Si sono sempre fatti eventi di questo tipo". Ah, sì? E allora è ancora più grave! Il Direttore qui sta legittimando ripetute violazioni del severo regolamento da lui stesso imposto e approvato. Basta pagare. Lo ribadiamo: non è che le ditate dei ricchi siano diverse da quelle dei poveri, per cortesia, cosa stiamo sentendo?! Le regole esistono se valgono per tutti, altrimenti non servono a niente e non ha senso che stiano lì a rompere i maroni.
Come mai così tante persone hanno attaccato Fogazzi invece di prendersela con Dior (e VattelapescaChic) che avevano già pasteggiato in Braidense precedentemente? Perché questi brand non hanno fatto 'l'errore di comunicazione' di spiattellare sui social la serata e così nessuno se ne è accorto. Da giorni, invece, era impossibile aprire Instagram senza imbattersi in reel e foto del party fogazzo, tutto luci fucsia, paillettes e invitati di grido. Anche a non seguirla, quelle immagini uscivano pure dal tostapane. E così la gente, vedendoli, si è infuriata, ha urlato allo scandalo, alla sproporzione di trattamento, questa sì classista assai, tra chi ha i soldi e quindi se vuole, può e comanda e chi invece non ne ha, perciò deve stare attento a respirare piano piano per non disturbar l'arte.
Di tutto questo a L'Aria Che Tira non si è nemmeno fatto un cenno alla veloce. È andata in onda una beatificazione tout court di Fogazzi nel tentativo di farla passare pure per umile, umilissima. E così l'impreditrice ha ammesso di aver 'sbagliato' (modalità di comunicazione), nonostante le polemiche che l'hanno investita siano "idiote", "pretestuose", "imbecilli", "ingiuste" e "ignoranti". Magnamose 'ste brioche!