Io, di Rula Jebreal, apprezzo soprattutto la coerenza. Lo ha fatto notare anche lei, come le piaccia la coerenza, nell’intervista rilasciata a “Oggi” e ripresa da Dagospia: «C’è una cosa che trovo scioccante: in Italia tante di quelle che sostengono la ribellione in Iran, o le donne afgane e palestinesi, poi parteggiano anche per Putin. Non capisco come si possano sostenere, assieme, da una parte i diritti delle donne e dall’altra un dittatore sanguinario. È una distorsione che si ritrova anche in tv o sui giornali». E infatti Rula è palestinese e nei siti, anche internazionali, viene presentata come giornalista propalestinese, molto impegnata nella causa palestinese, quando sanno tutti che, però, i diritti delle donne in Palestina hanno alcuni problemi. Però Rula è coerente. Nell’intervista sembrava una copia della Conchita (mi piace chiamarla Conchita) De Gregorio, anche se secondo Gianmarco Aimi sembra una copia della Lucarelli. La Lucarelli ogni tanto riesce a dare un punto di vista inedito, Conchita – come Rula – ripete frasi ovvie come le aspiranti Miss Italia: “Voglio la pace nel mondo”, che, datosi l’umano, datosi gli eserciti, datosi i ministeri della difesa, datosi i terroristi, datosi i confini nazionali, datosi la voglia di sopraffazione di un umano su di un altro, suona sempre come un “sono contro i terremoti”. Però la coerenza è da ammirare.
Si mette con un artista, Davide Rivalta, e frequentando mostre e vernissage, inseguendo la sua coerenza, incontra Julian Schnabel, che è pure lui pittore ma anche regista, dunque coerentemente lascia un artista per un altro. Schnabel gira un film tratto da un libro della Jebreal: “Miral”, talmente tanto filopalestinese e antisionista che le comunità ebraiche insorgono. E infatti lei si mette con Arthur Altschul Jr., discendente del fondatore della Lehman Brothers (famiglia ebraica) e socio della Goldman Sachs, banca di famiglia ebraica. Epperò, la nostra Rula, insegue sempre la coerenza, rimproverandola agli altri. Il marito è amico dell’ex moglie di Roger Waters, fondatore dei Pink Floyd, attivista filopalestinese, e quindi sarà stato senz’altro per un motivo di coerenza che Rula inizia una liaison con Waters. C’è chi dice “durante il matrimonio” con Altschul, ma non ci interessano le corna, ci interessa la coerenza. C’è addirittura chi dice che il matrimonio con Altschul finisca perché quest’ultimo scopre le corna. Ma non ci interessano le corna – eventuali o presunte e comunque sticazzose – bensì la coerenza di Rula.
Poi si lascia anche con Waters, dopo pochi mesi, perché “non si ritrovavano su alcune questioni”. Noi siamo per le corna libere e felici e addirittura confessate e che poi i legami vadano come debbano andare, non so quanto in Palestina la pensino così, e in ogni caso la Jebreal ne sa più di me. Rula, giustamente, che collabora con la stampa americana come esperta di questioni palestinesi (però mi piacerebbe vederla, in Palestina, a dire: sono passata da Rivalta a Schnabel, ho scritto un film antisionista però poi mi sono sposata con un banchiere di famiglia ebraica ma sono andato a letto con Roger Waters che è propalestinese – secondo me ai palestinesi gli esplode il cervello e si convertono tutti all’ebraismo – potrebbe essere un’idea), dice che i nostri media sono scarsi. Dimenticando però che l’accusa che la sinistra muove ai nostri media scarsi è quella di essersi ispirati al modello commerciale americano, dove Rula collabora con alcuni giornali, ovviamente a causa di Berlusconi. Quindi, coerentemente, Rula critica un modello di media importato da Berlusconi ispirandosi ai media per cui la Jebreal scrive (qui i palestinesi inizierebbero ad autotirarsi le pietre da soli).
Ho appena chiuso una telefonata con una delle mie migliori amiche, Mirella, esponente di una importante famiglia ebrea milanese. Con lei parliamo spesso della situazione in Israele con libertà di parola e di opinioni. Ecco, né io né lei siamo “coerenti”, d’altronde, diceva Karl Kraus, “soltanto gli stupidi non cambiano mai opinione”. La coerenza di Rula Jebreal mi inquieta. Avrebbe tutti i motivi per essere incoerente e libera. Ma no, si è fissata con questa coerenza per la quale si fa portare a una festa da un fidanzato e ne esce con un altro. Il che, per me, è bellissimo (non c’è niente di meglio che perdere una fidanzata a una festa), ma non so quanto in Palestina la porterebbero alle feste e alle premiere e ai vernissage, luoghi frequentatissimi dalla Jebral, come scrive Vogue America.