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L'Ordine dei giornalisti non ha altro da fare che sanzionare la satira di Natangelo? E nessuno lo difende...

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

10 maggio 2023

L'Ordine dei giornalisti non ha altro da fare che sanzionare la satira di Natangelo? E nessuno lo difende...
Ma davvero l'Ordine dei giornalisti non ha altro da fare se non sanzionare Natangelo, il vignettista accusato a destra e a sinistra per la vignetta sulla sorella di Giorgia Meloni (e moglie di Lollobrigida)? Mentre lui rischia, comunque, neanche i suoi colleghi lo difendono. Forse c'entra la concorrenza?

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Senza volere offendere nessuno, e nel puro rispetto delle cose, di Arianna Meloni, in quanto sorella del premier e al contempo moglie del ministro Lollobrigida, dal punto di vista squisitamente politico (ovviamente non come persona, e mi scuso per il linguaggio) non gliene fotte una strabeatissima e odorosa e immensa stracoppolazza di questa grandissima minchia. Vengo e mi spiego, dopo alcune riflessioni. Prima riflessione: siamo davvero un paese di merda; vigliacco, che pensa al proprio interesse e a consolidare meschine posizioni di potere per altro tristissime. Accade dunque che l’Ordine dei giornalisti stia per agire contro Natangelo, autore dell’ormai celebre vignetta nella quale la sorella della Meloni ha appunto avuto soddisfacente sesso con un uomo di colore, mentre il marito, tale Lollobrigida, sproloquiava di sostituzione etnica (che sappiamo provenire dal complottismo del cosiddetto “Piano Kalergi” e dagli antisemiti antisoros – che poi Soros abbia assonanza con “a to’ soros” è soltanto una casualità). La vignetta di Natangelo, in sé, seppure puntuale nei tempi e nei modi (talento confermato dal bordello che sta suscitando) non è altro che una rivisitazione della antica battuta sui cacciatori: “Mentre voi cacciate gli uccelli le vostre mogli, gli uccelli, li prendono”. Ogni argomentazione delirante a sostegno della illogica tesi che l’oggetto della vignetta sia Arianna Meloni, è ignorante (nel senso che ignora) e pretestuosa e in malafede: chi sia la moglie di Lollobrigida, alla satira, non interessa, interessa che la moglie di un ministro anti sostituzione etnica, si sollazzi con un (o più, io ne avrei messi più) uomo di colore. 

La vignetta sotto accusa
La vignetta sotto accusa

Se posso fare un appunto affettuoso a Natangelo questo riguarda il titolo: la vignetta si sarebbe dovuta intitolare La sostituzione del cognato; perché è un ministro della Repubblica, casualmente cognato del premier, al quale la strepitosa vignetta, giustamente, era diretta. Il resto è tentativo di censura e intimidazione perché, davvero, della Arianna Meloni non fotte un cazzo a nessuno (come soggetto politico, che, giustamente dicono, non è). E se invece si vuole che non si possa sfottere il Lollobrigida, allora, Houston, abbiamo un problemone. Anche perché, come notorio, lo sfottimento del Lollobrigida (in quanto politico) è stato parte della storia patria, e matria e nutria degli ultimi tempi, quando una certa parlamentare scrisse una certa lettera al Corriere della Sera, e i WhatsApp di tutta Italia esplosero con il nome di Lollobrigida: non lo dico io, ma Guia Soncini, su Linkiesta: “Quando [omissis] scrive un testo del genere, non fa altro che far partire migliaia di messaggi. Alla stazione successiva, ci sono molti più «Lollobrigida» tra i messaggi ricevuti di quando partiva”. Ho fatto lo screenshot e fare lo screenshot ci porta alla seconda riflessione. Siamo un grandissimo paese di merda. Nel mio piccolissimo, ieri, alla notizia che l’Ordine di Giornalisti si stava muovendo contro Natangelo (ma perché l’Ordine dei Giornalisti si muove per una persona, Arianna Meloni, della quale, come detto, non fotte un cazzo a nessun giornalista?) ho sentito amici di parecchie testate, invitandoli a prendere le difese di Natangelo, in nome della libertà non dico di stampa (non sono un ingenuo) ma quantomeno di satira. Le risposte sono state orribili, repellenti, vigliacche, basate sul non detto, e tutte facevano intendere che nessuno ha interesse di difendere Natangelo, che pubblica la sua satira su “Il Fatto Quotidiano”, perché questo darebbe vantaggio a un giornale concorrente e di carambola ai Cinquestelle. Il che ci porta alla terza riflessione. 

La vignetta riparatoria
La vignetta riparatoria

Se non è un paese di merda questo. La stampa tutta dovrebbe prendere le difese di Natangelo, senza pensare alle rendite di posizioni, al poteruncolo da sfigati che possedete, rispondendo soltanto alla vostra coscienza che, mi sa, avete perso da tempo. Perché la verità, in tutta questa vicenda, è che la moglie di Lollobrigida poteva essere chiunque, anche una fruttarola del mercato, e avrebbe fatto bene a sollazzarsi con uno o più uomini di colore avendo un marito che parla di “sostituzione etnica”, che è un concetto razzista oltre ogni limite. La mia opinione personale è che uno così, nel letto, andrebbe sostituito subito. Un piccolo poscritto: il premier Meloni ha tirato fuori tutto il cucuzzaro del vittimismo invitandoci a pensare che sua sorella Arianna (ma che palle, non ce ne frega nulla di lei) è moglie e madre. Bene: che ne direbbe la Meloni di iniziare a spiegare ai suoi nipoti cosa è la satira e perché è importante e necessaria e benedetta? Non vorrà mica che i nipoti crescano senza riconoscere ciò che è satira da ciò che non lo è?

*** 

La nota del segretario Associazione Stampa Romana:

L'Associazione Stampa Romana non è intervenuta sulle polemiche per la  vignetta del collega del Fatto quotidiano Mario Natangelo, che ritraeva la moglie del ministro Lollobrigida e sorella della presidente del Consiglio Meloni (le dichiarazioni a titolo personale, anche di chi ricopre cariche sindacali, valgono per quello che sono). Una scelta fatta nella ferma convinzione che il diritto di satira sia incomprimibile, chiunque ne sia oggetto, senza distinzione alcuna. Il sindacato tuttavia è chiamato a intervenire ogni qual volta un giornalista possa sentirsi  condizionato o limitato nella propria libertà di espressione. Proprio questo rischia di essere l'effetto della  convocazione del vignettista del Fatto, infondata e con motivazione assai generica, da parte del Collegio di disciplina dell'Ordine del Lazio, su segnalazione del presidente  regionale. Un episodio che fa riflettere sulla natura stessa dell'istituzione ordinistica, che attraversa un momento poco felice. Lascia infatti increduli la decisione di pochi giorni fa del Consiglio nazionale di ignorare la sostanziale bocciatura da parte del ministero della Giustizia della delibera dello stesso Consiglio nazionale che rivedeva i criteri di accesso alla professione con un semplice regolamento e non con una indispensabile legge approvata in Parlamento.

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