Il Papa è morto, e il proverbio dice che “se ne fa un altro”. Ma ora non è così, perché questo è il caso che sovverte la regola, è l’eccezione, perché lui ha fatto la rivoluzione, questo uomo è stato il Padre più sovversivo della storia, dovrei dire contemporanea, perché le figure papali dell’antichità erano uomini di mondi troppo diversi dal nostro, mondi e civiltà più violente, più libere ma anche più atroci, selvagge e sconsiderate, non si possono fare paragoni andando troppo indietro, guardiamo il nostro secolo, e quello scorso, e vedremo un Papa che ‘da vivo se ne è fatto un altro’. Joseph Ratzinger è stato un inventore di Papi, il Papa dei Papi, un edificatore della Chiesa, un architetto della Fede, un uomo di un’altezza spirituale e morale decisamente superiore al livello degli esseri umani, e la sua investitura pontificia era indiscutibile, naturale, di fatto quel trono spettava a chi aveva scritto la sceneggiatura del capolavoro di Scrittura Santa che fu Giovanni Paolo II, il Papa della parola, il Papa della Voce, il Papa del grande pubblico, il papa del Verbo, chiamato dal coro dei cuori spontaneamente “Santo Subito”, Karol Wojtyla, il giovane drammaturgo scappato dall’occupazione nazista della Polonia a piedi, con la sua compagnia teatrale come Apostoli, per scoprire la Fede scalzo e con le parole al posto dei fucili, arrivato a Roma incontra Joseph Ratzinger, e insieme a lui costruirà una grande Cristianità moderna dell’inclusione, della tolleranza, del dialogo, della trasparenza, della comprensione, una Chiesa umana dove la comunicazione è al centro dell’attenzione, dove il messaggio Evangelico di quella “sola parola” che se pronunciata salva l’anima è messo in pratica, e diventa slogan, nell’accezione sana del termine, cioè diventa motto, strumento del coro popolare.
La Chiesa di Giovanni Paolo II, una Chiesa del cuore, ispirata, una Chiesa vocale, musicale, come se il Papa fosse il cantautore dello Spirito, e i testi delle canzoni scritti da Ratzinger, l’autore di Wojtyla, la mente, il Papa del Papa. Il loro lavoro di collaborazione ha unito i popoli, abbattuto muri politici, gestito la guerra fredda e donato al mondo pace e dialogo, l’ultima parte del Novecento è stata una meravigliosa epoca che io ho vissuto. Ecco che con la morte del Papa Wojtyla, per merito (e-merito, vi dice qualcosa?) diventò egli stesso Papa per aver costruito un Papato, edificato, ma con grande genialità e umiltà compie un’altra azione di ribaltamento edificante, abdicando, così ha costruito un altro Papa, altro da sé, come solo un altro prima aveva fatto, rinunciando al sé per favorire ancora una volta l’altro, e stare dietro le quinte, lavorando, pensando, scrivendo, pregando, costruendo, nella semplicità di un essere veramente superiore, nella socraticità di essere uno dei più grandi sapienti al mondo e per questo sapendo più di tutti di non sapere, non fermando mai la sua meravigliosa attività mentale e cognitiva, culturale, nell’impegno devoto, nella promessa del Voto, nello studio, nella rinuncia alla gloria a favore della verità. Io l’ho scoperto tardi.