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La comunicazione del governo Meloni la fa suo cuggino? No, sorelle e fratelli (d’Italia): le chat (spoiler del Fatto), lo spyware sui giornalisti, il papocchio Almasri, gaffe e processi dei ministri. Qualcuno si dimette?

  • di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

7 febbraio 2025

La comunicazione del governo Meloni la fa suo cuggino? No, sorelle e fratelli (d’Italia): le chat (spoiler del Fatto), lo spyware sui giornalisti, il papocchio Almasri, gaffe e processi dei ministri. Qualcuno si dimette?
Il governo sempre più vittima di polemiche a causa di gaffe e scandali che coinvolgono politici di Fratelli d’Italia o dovrebbero riguardare i responsabili della comunicazione. Dalle dimissioni di ministri sostituiti con “pensieri solari” alle gag di Francesco Lollobrigida (l’unico per cui i treni sono in orario?), fino allo scandalo dello spyware Paragon applicato a giornalisti e attivisti, le chat in cui si insultano alleati (come Salvini) o si inneggia a Mussolini, e la liberazione del “torturatore libico”. Una serie di episodi che, al di là dei meriti di Meloni, sembrano descrivere una classe dirigente allo sbando e una comunicazione affidata a dilettanti…

di Gianmarco Aimi Gianmarco Aimi

Dovrebbe esserci qualcuno, da qualche parte, con il compito di gestire la comunicazione del governo Meloni. Ma dopo due anni di autogol clamorosi, dichiarazioni surreali e figuracce internazionali, la vera domanda è: chi accidenti si occupa di questa roba? E soprattutto: perché non ha ancora rassegnato le dimissioni? Perché qui non si parla di una o due gaffe, ma di una serie di errori a ripetizione, che spaziano dall’imbarazzante al tragicomico, fino ad arrivare a veri e propri sabotaggi interni. E il problema è che nessuno sembra rendersene conto. Se la comunicazione è un disastro, le chat whatsapp sono un esempio lampante. L’ultima bomba l’ha sganciata il giornalista Giacomo Salvini del Fatto Quotidiano, pubblicando chat interne di Fratelli d’Italia che sembrano uscite da uno di quei gruppi di adolescenti arrabbiati. Dentro c’è di tutto: Salvini definito "ministro bimbominkia", attacchi ai "grillini" dentro il governo, e persino screzi interni che dimostrano quanto Fratelli d’Italia non sia questa corazzata invincibile che vuole apparire. Non solo: in queste chat alcuni esponenti del partito inneggiavano apertamente a Benito Mussolini. C'è l'attuale ministro agli Affari europei Tommaso Foti, che parlando del palazzo di Piazza Venezia a Roma e riferendosi al Duce, scrive: "Da lì parlava un Gigante", con la "G" maiuscola. Oppure Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, che scrive: "Bisogna attaccare Forza Italia e Berlusconi con i suoi tg, basta appecoronarsi a questi banditi ladri". Parole che testimoniano le tensioni interne alla coalizione di centrodestra e mettono in discussione la stabilità dei rapporti tra i partiti di governo. Ora, tralasciando l’imbarazzo di una classe dirigente che si insulta via whatsapp come ragazzini in crisi ormonale, viene da chiedersi: come si fa a non prevedere che queste cose prima o poi vengano fuori? E soprattutto, che credibilità può avere un governo che internamente si odia? Ma facciamo un salto all’indietro nel tempo.

Giorgia Meloni e le chat whatsapp pubblicate dal Fatto quotidiano
Giorgia Meloni e le chat whatsapp pubblicate dal Fatto quotidiano

Se pensavate che la cosa più imbarazzante fosse una dichiarazione fuori posto, dovete ricordarvi lo scherzo telefonico a Giorgia Meloni. Due comici russi si sono finti rappresentanti di un paese straniero e l’hanno fatta parlare senza filtri di dossier internazionali delicatissimi. Una roba da dilettanti, che ha sollevato più di un dubbio su chi gestisca la sicurezza delle comunicazioni istituzionali in Italia. Infatti, il problema della destra italiana è che quando parla riesce a farsi male da sola. Dopo le dimissioni di Gennaro Sangiuliano, il suo successore Alessandro Giuli in audizione alla Camera ha esposto le linee programmatiche con un discorso lunare: "La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero. Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni". O alla Fiera del Libro di Francoforte ha sottolineato la "centralità di quel che si può chiamare pensiero solare", aggiungendo che si tratta del "punto d'incontro tra la rigidità delle ideologie, della battaglia delle idee, che si discioglie nella luce meridiana dello spirito Mediterraneo". E recentemente ha detto: “Il Teatro Menotti in provincia di Spoleto", nonostante Spoleto non sia una provincia. E ancora, Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione, che ha dichiarato che "l’umiliazione aiuta a crescere", quasi fosse il villain di un film sulla scuola anni ‘50. E che dire di Daniela Santanché, che ha più problemi con le sue aziende e i tribunali che con il ministero del Turismo? O di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro, protagonisti di uno degli scandali più surreali del governo: il caso Cospito. I due esponenti di Fratelli d'Italia sono stati al centro di una bufera politica per la diffusione di informazioni riservate su Alfredo Cospito, anarchico detenuto in regime di 41-bis. Secondo le ricostruzioni, Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, avrebbe avuto accesso a documenti riservati e li avrebbe condivisi con Donzelli, suo coinquilino, che poi li ha rivelati in una aula parlamentare per attaccare l'opposizione. Un caso che ha sollevato enormi interrogativi sulla gestione delle informazioni sensibili e sulla sicurezza dei dati riservati all'interno del governo. Ricordate, poi, di Emanuele Pozzolo? Il deputato di Fratelli d’Italia che avrebbe sparato durante una festa di Capodanno. Pozzolo ha dichiarato che l’arma era sua, ma che non ha sparato lui, tentando di ridimensionare il caso. Tuttavia, il fatto che un deputato si trovi coinvolto in un episodio del genere ha suscitato indignazione e domande sull’opportunità che certi rappresentanti delle istituzioni abbiano accesso alle armi e su quale modello di sicurezza stiano davvero promuovendo. Nonostante l’accaduto, la maggioranza ha minimizzato, evitando di prendere provvedimenti seri contro il parlamentare. Non è stato da meno Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura (ma dov'è finito?), che ha collezionato una serie di dichiarazioni e episodi piuttosto infelici. Dalla frase "per fortuna la siccità ha colpito il Sud" alla brillante idea che "molte guerre si sarebbero potute evitare con cene ben organizzate". Ma il vero capolavoro resta il treno che sarebbe stato fermato solo per lui (e per noi i treni in orario no?), un episodio che ha suscitato polemiche per l'uso disinvolto delle risorse pubbliche. E come dimenticare i suoi bermuda, quando si presentò in pantaloncini mimetici a un incontro pubblico, scatenando ironie e critiche per la scarsa adeguatezza.

Il ministro Lollobrigida in bermuda mimetiche
Il ministro Lollobrigida in bermuda mimetiche

Ma non finisce qui. In questi giorni è esplosa la vicenda dello spyware Paragon, un software israeliano che è stato usato in Italia per monitorare giornalisti e attivisti. Tra le persone sotto sorveglianza c’era anche Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e l’attivista Luca Casarini. Uno scandalo che ha scosso l’opinione pubblica e ha sollevato dubbi sul rispetto della libertà di stampa e dei diritti civili in Italia. Paragon Solutions, l’azienda che produce il software, ha deciso di rescindere il contratto con il governo italiano dichiarando che “spiare giornalisti e attivisti non è etico”. Una presa di posizione netta che ha messo ulteriormente in difficoltà Palazzo Chigi, che continua a negare qualsiasi responsabilità nonostante le prove emerse. Senza contare il caso Almansri, che ha ulteriormente affossato la credibilità del governo. La gestione dell’espulsione del “torturatore libico”, ha sollevato forti polemiche per come è stata trattata, tra accuse di violazione dei diritti umani e critiche da parte della comunità internazionale (in primis la Corte penale internazionale dell'Aja). A peggiorare la situazione, l'intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha prima difeso la decisione, salvo poi correggere il tiro dopo le reazioni dell'opinione pubblica, della magistratura e delle opposizioni.  L'impressione generale è quella di un governo che non sa controllare i dossier più delicati e che prende decisioni affrettate senza valutazioni accurate. Ora, visto il quadro, la domanda è: chi si occupa della comunicazione di FdI e del governo? 

Antonella e Alessandro Giuli
Antonella e Alessandro Giuli

A orchestrare la comunicazione del governo c'è Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro di Giorgia Meloni. Figura centrale nella strategia comunicativa di Fratelli d'Italia, Fazzolari è noto per il suo approccio aggressivo, che spesso finisce per acuire le tensioni invece di smorzarle. È stato più volte al centro delle polemiche per dichiarazioni incendiarie, ma nonostante le critiche continua a mantenere un ruolo di primissimo piano nella gestione dell'immagine dell’esecutivo. Recentemente, è stato criticato per la diffusione di "veline" indirizzate ai direttori di testata e ai membri del partito. Queste comunicazioni, contenenti linee guida su come trattare determinati argomenti, hanno sollevato più di una perplessità riguardo a un possibile controllo sulla stampa e a una gestione centralizzata della comunicazione. Secondo un'inchiesta de La Repubblica, Fazzolari coordina la comunicazione del governo utilizzando i giornali di Angelucci e il Tg1 come "megafoni per la propaganda". Il giornalista Corrado Formigli ha anche commentato la questione, affermando che i partiti si sono trasformati in "caserme" dove i parlamentari devono attenersi rigidamente alle direttive impartite.  Accanto a lui c'è Arianna Meloni, sorella della premier (ex compagna di Francesco Lollobrigida) e responsabile dell'organizzazione del partito. Il suo curriculum è almeno discutibile, e infatti ha alimentato discussioni: ha abbandonato gli studi universitari e per anni ha lavorato come precaria in Regione Lazio, prima di assumere un ruolo di rilievo in FdI solo dopo l'ascesa della sorella Giorgia. Tanto che i dubbi sulla meritocrazia sono affiorati anche all'interno di Fratelli d'Italia per la presunta "gestione dinastica" del potere. Infine, c'è un'altra "sorella d'Italia" che ha fatto sorgere perplessità. Quella del ministro Alessandro Giuli (quello del "pensiero solare"), che lavora nella comunicazione della Camera dei Deputati. La nomina di Antonella Giuli è stata messa in discussione da un’inchiesta di Report, che ha evidenziato come il suo profilo professionale non sembrasse adeguato al ruolo ricoperto. E il suo incarico ha suscitato critiche anche per la sua stretta vicinanza in particolare a Arianna Meloni. Insomma, dopo tutto quello che abbiamo elencato (e ci siamo sicuramente dimenticati qualcosa), per Giorgia Meloni non sarebbe il caso di cambiare strategia? O almeno, di mettere qualcuno nei ruoli delicati, prima di tutto nella comunicazione, che sappia cosa sta facendo? Perché se la destra vuole governare a lungo, forse è il caso di smettere di farsi la guerra da sola.

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