Nel tranquillo scenario della Valle d'Aosta, tra le vette imponenti delle Alpi che custodiscono antiche leggende e storie millenarie, si è consumato un dramma che ha scosso le fondamenta della comunità locale. Una giovane donna di ventinove anni è stata ritrovata senza vita all'interno di una chiesetta diroccata, gettando un'ombra di mistero su questo angolo remoto di montagna. Il corpo della ragazza francese è stato rivenuto con ferite che urlano di violenza. Mentre le indagini non si arrestano, gli interrogativi non si placano. Quale oscura storia si cela dietro quel sanguinario epilogo? Dal punto di vista criminodinamico vi dico già che lo scenario settario da qualcuno paventato o comunque la ricostruzione riconducibile ad un qualche gesto di auto lesionismo è fanta indagine. La collocazione del cadavere in un luogo così isolato e sconsacrato deve piuttosto essere ricercata nelle motivazioni che hanno indotto la ragazza ad appartarsi con il suo carnefice. Motivazioni probabilmente riconducibili a un contesto di vita piuttosto degradato. Sia della vittima che del suo carnefice.
Ragione per cui, oltre all’autopsia, sul cadavere della vittima sono stati disposti anche accertamenti di matrice tossicologica. Andiamo con ordine. Senza dubbio il luogo di rinvenimento del cadavere aggiunge un livello di complessità all'indagine. La mancanza di documenti di identità e del telefono cellulare della ventinovenne suggerisce sicuramente un tentativo deliberato di nascondere la sua identità. Ma, forse e sopratutto, l’isolamento della scena criminis ha sicuramente dato all'aggressore un notevole vantaggio rispetto alle indagini. Oltre che aver rappresentato una via di fuga più agevole, consentendogli di allontanarsi senza essere notato e tanto meno scoperto nell’immediatezza.
La chiave di volta per chiarire il giallo di Aosta sarà dunque l’autopsia. I riscontri medico legali infatti potranno anzitutto collocare temporalmente la morte. Un dato non da poco. In questo senso, le risultanze scientifiche saranno di fondamentale importanza e dovranno essere incrociate con le testimonianze di coloro i quali avrebbero avvistato un furgone bordeaux nei giorni giorni antecedenti al presunto delitto. Per comprendere, in soldoni, se l’informazione è prima di tutto utile ai fini investigativi e se l’uomo visto in compagnia della vittima, oltre che a bordo di quel furgone, possa essere coinvolto nel suo omicidio. Dirimenti saranno anche le analisi del materiale subungueale della ragazza trovata cadavere per l’estrapolazione di un profilo genetico eventualmente riconducibile all’assassino. Ma c’è anche un altro passaggio dirimente. Il sopralluogo tecnico sulla scena del crimine è il punto di partenza di ogni indagine. Un ritratto complesso che, quando analizzato in modo corretto, può rivelare molte informazioni sull’autore di un crimine efferato e sulle circostanze che lo hanno portato a compierlo. E mai come in questo caso potrà essere illuminante. Nel caso della giovane donna trovata nella chiesetta diroccata sopra La Salle, difatti, la ferita da arma da taglio alla gola rappresenta un nodo cruciale. Perché rivela un attacco diretto e deciso da parte dell'aggressore. Una lesione di questo tipo è altamente letale e indica un'intenzione chiara e deliberata di causare danni gravi. E quasi sempre irreparabili portando alla morte proprio chi ne viene attinto. Proprio perché la gola contiene per definizione vasi sanguigni letali.
In altri termini, l’assassino ha mirato direttamente alla parte più vulnerabile del corpo della giovane, cercando di privarla della sua capacità di respirare. Ma perché proprio la gola? Un aggressione di questo tipo rappresenta un gesto di dominio e controllo totale da parte dell'aggressore, che mira a eliminare qualsiasi possibilità di resistenza o fuga da parte della vittima. Un attacco, dunque, maturato d’impeto. In definitiva, la parola definitiva spetterà, come anticipato, alla risultanza medico legale. Il dottor Roberto Testi, nominato dalla Procura per far luce sulla vicenda, dovrà altresì vagliare i segni di trascinamento e le macchie di sangue rinvenute sulla scena. Tutto in punta di laboratorio. E così, la risoluzione del caso si gioca su un'ariosa tavola di acciaio, immacolata e fredda al tatto, illuminata da una luce fluorescente che accentua l'atmosfera tetra della stanza.