Ieri in aula si votava la mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, rinviata a giudizio per falso in bilancio e accusata di truffa ai danni dell’Inps. Risultato? Sfiducia respinta con 206 voti contrari, 134 favorevoli e un solo astenuto. Ma più che il verdetto politico, a rubare la scena è stato un altro dettaglio: la borsa Kelly di Hermès sfoggiata dalla ministra. Nata ufficialmente negli anni ‘30, la Kelly venne lanciata nell’iperspazio della moda grazie a Grace Kelly, che la usò per coprire il pancione quando era incinta di Carolina. La moglie del principe Ranieri di Monaco, per sfuggire all’assalto dei paparazzi, posizionò strategicamente la borsa davanti a sé, trasformandola involontariamente in uno scudo costosissimo contro gli obiettivi indesiderati. La rivista Life ci fece una copertina con le immagini in questione, consacrando l’accessorio come “oggetto di culto da attendere con pazienza e resilienza”. La Kelly è un piccolo capolavoro di artigianato e, per ogni pezzo – disponibile in varie forme e dimensioni – ci vogliono 25 ore di lavorazione. Un lusso esclusivo che non si acquista, si conquista in silenzio, stoicamente, spesso dopo anni di esasperante attesa. Tipo quando prenoti una risonanza magnetica per un menisco scricchiolante nella sanità pubblica: nel frattempo il ginocchio è andato, ma almeno hai fatto in tempo a iscriverti a un corso di aramaico antico, arrivando pure a scriverci i biglietti di Natale. La Kelly non è una borsa qualsiasi, lei è LA borsa, è un simbolo di eleganza senza tempo, potere e status. Un oggetto di culto che può costare tra i 10mila e i 100mila euro (a volte persino di più) a seconda del materiale e delle personalizzazioni. Realizzata in pelle pregiata, con la sua caratteristica chiusura a girello e la silhouette strutturata, è perfetta per chi vuole farsi notare come si deve, per chi sa che il potere sta anche nei dettagli. Un po’ come presentarsi a un voto di sfiducia con una dichiarazione di lusso con la “L” maiuscola appesa al braccio.
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Per la ministra in questione è un periodo in cui le borse le stanno creando un sacco di menate: come dimenticare la rocambolesca vicenda delle due copie di borse Hermès regalate a Francesca Pascale? Un episodio che ha donato in pasto all'opinione pubblica momenti piuttosto grotteschi, dove più che odore di Torre Eiffel e baguette c’era profumo di bao e Chinatown. Ieri in parlamento, però, la borsa era autentica (e invidiabile). Il problema è capire se lo è anche la riflessione sulle sue dimissioni. La ministra ha dichiarato che farà le sue valutazioni senza pressioni, come se il peso delle accuse che le pendono addosso non fosse un macigno insopportabile e difficilmente digeribile. Nella politica italiana, gli accessori contano e mica poco: c’è chi si presenta con una felpa per strizzare l’occhio al popolo e chi sceglie una Kelly per ribadire che le critiche scivolano via come la pioggia sulla pelle pregiata di una borsetta. Il messaggio è chiaro: la fiducia o la sfiducia, il consenso o meno, oggi si gioca anche attraverso l’outfit. Dopotutto, la moda è sempre stata anche una questione di potere. E Santanchè, almeno in questo, sembra non avere mezzo dubbio su come indossarlo.
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