Prima di tutto qualche punto fondamentale del testo proposto da Pagella Politica e Facta ai nostri politici. L’obiettivo dell’intesa contro l’uso di deepfake a fini politici consta di tre punti: “Non creare e non diffondere deepfake dei propri avversari politici; se per caso viene diffuso un deepfake, credendolo vero, dare conto dell’errore e non limitarsi a rimuoverlo; informare e sensibilizzare i propri iscritti su questo tema”. Definizione di deepfake: “Con ‘deepfake’ si intende un video, una foto o un audio che sembra reale, ma che in realtà è stato creato o manipolato con l’intelligenza artificiale.” La bella notizia: praticamente tutti i principali partiti italiani hanno aderito al testo di Pagella politica e Facta: Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Azione, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Europa Verde, Italia Viva, Sinistra Italiana, Più Europa, Partito liberaldemocratico, Noi moderati. Manca qualcuno? Sì, la Lega, la seconda forza politica del Paese, che esprime 5 ministri dell’attuale governo, di cui Matteo Salvini è vicepresidente del Consiglio.
La cosa è gravissima per vari motivi, il primo dei quali è evidente: tutte le forze politiche si rendono conto della gravità della situazione, del pericolo della campagna elettorale sporca, della manipolazione delle immagini. Tutti i partiti, nonostante la politica sia fatta per il 30% di verità, per il 30% di menzogne e per un buon 40% di silenzi, si rendono conto di quanto sia problematico mentire fino a questo punto sugli avversari. Tutti i partiti tranne la Lega. Donzelli lo ha capito, Riccardo Magi pure, Elly Schlein anche, Luca Marattin ovviamente, Carlo Calenda, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. Ma Salvini no. Si fa davvero fatica a non condividere la definizione che della Lega diede Umberto Eco e cioè di un “partito che non legge”. Si fa anche fatica, però, a limitarsi a questo.
Perché l’ingenuità, in politica, ti porta fino a un certo punto, il resto è boria e astuzia politica, che, miscelati a dovere, possono portare alla creazione sociale di leader politici o capipopolo populisti e animatori di sagre. Allora bisogna chiedersi perché la Lega si sia rifiutata di impegnarsi a non diffondere materiale finto, manipolato, atto a mistificare la realtà, ingannare gli elettori, infamare gli avversari nella corsa democratica. Perché abbiamo scelto di rifiutare quei punti, tre, elencati da Pagella politica e Facta, perché abbiano scientemente deciso di porsi fuori da un impegno collettivo chiaramente positivo.
Forse ci aiuta la filosofia e un testo in particolare che divenne un caso editoriale. Si tratta di un paper scientifico, cioè di un articolo accademico, che ebbe così tanto successo da essere poi pubblicato come libro (in Italia, per esempio, da Rizzoli). Si chiama Stronzate, lo ha scritto Harry G. Frankfurt, uno dei primi filosofi a occuparsi, appunto, delle “bullshit”, e cioè di quel particolare tipo di bugie pericolose per una democrazia. Cos’è che distingue uno che dice bugie da uno che dice stronzate? “Ciò che di sé il bugiardo ci nasconde è che sta cercando di allontanarci da una corretta percezione della realtà; noi non dobbiamo sapere che lui vuole farci credere qualcosa che suppone sia falso. Quello che di sé ci nasconde chi racconta stronzate, invece, è che i valori di verità delle sue asserzioni non sono al centro del suo interesse; ciò che non dobbiamo sapere è che la sua intenzione non è né di riferire la verità né di nasconderla”. E precisa: “Questo non significa che il suo discorso sia mosso da un impulso anarchico, ma che la ragione che lo guida e lo controlla non si cura di come stanno davvero le cose di cui parla”.
Per questo non sto dicendo che la Lega voglia d’ora in poi mentire, o diffondere scientemente video falsi e deepfake degli avversari politici, contro le indicazioni date dal resto della maggioranza, la coalizione di centrodestra (che invece ha firmato contro l’uso di deepfake). Sto dicendo, piuttosto, che alla Lega non interessa impegnarsi in questa battaglia democratica insieme agli altri partiti. Questo è fondamentale: è chiaro che a una democrazia faccia meglio la verità della bugie e dunque siano meglio politici che dicono la verità rispetto a politici che mentono. Ma probabilmente sia i bugiardi che chi dice la verità sono meglio di chi se ne frega e basta ed è interessato semplicemente a costruire consenso in modo disordinato ma efficace, senza nessuna strategia. L’impegno di un bugiardo può essere scoperto, ma l’impegno di un partito pigro nei confronti della verità è per definizione inesistente. La pigrizia intellettuale, cioè il disinteresse verso la verità e la falsità, è una malattia mortale per una democrazia.