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La morte di Simona Cinà è un omicidio? LA VERITÀ DI ROBERTA BRUZZONE: “L’invito alla festa conteneva una frase inquietante: suggeriva di portare un costume nel caso in cui qualcuno cadesse in piscina”. Un macabro presagio o c’è qualcosa di più?

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: ANSA/Instagram

6 agosto 2025

La morte di Simona Cinà è un omicidio? LA VERITÀ DI ROBERTA BRUZZONE: “L’invito alla festa conteneva una frase inquietante: suggeriva di portare un costume nel caso in cui qualcuno cadesse in piscina”. Un macabro presagio o c’è qualcosa di più?
Simona Cinà è morta a vent’anni, annegata in una piscina durante una festa a Bagheria. Ma intorno alla sua morte ci sono troppe versioni discordanti, dettagli inquietanti e tempi che non tornano. La criminologa Roberta Bruzzone analizza il caso e sottolinea le contraddizioni più gravi: dov’era davvero il corpo? Perché nessuno ha visto nulla per quasi un’ora? E soprattutto: cosa significa quella frase nell’invito alla festa? I risultati dell’autopsia del 7 agosto potrebbero riscrivere tutta la dinamica. Per ora resta il dolore, e una sola certezza: Simona non può essere dimenticata in fondo a una piscina…

Foto di: ANSA/Instagram

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

Un corpo che galleggia? No, era sul fondo. La verità? Ancora non si sa. Una piscina piccola e piena di gente, ma nessuno si accorge di niente per quasi un’ora. Un invito a una festa con una frase disturbante: “Portate il costume… nel caso qualcuno ubriaco cada in piscina”. A volte i presagi sanno essere macabramente precisi. Simona Cinà aveva vent’anni, un fisico allenato da anni di sport, un certificato agonistico valido, una vita davanti. Invece lla sua vita si è fermata in una villa a Bagheria, e intorno alla sua morte, si muovono versioni discordanti, domande irrisolte e un senso di inquietudine crescente. A mettere ordine in tutto questo è la criminologa Roberta Bruzzone, che ha ricostruito i contorni del caso, mettendo in fila i punti che ancora non tornano. Primo: la posizione del corpo. La famiglia racconta che Simona galleggiava supina. Ma secondo la Procura, era “adagiata sul fondo della piscina, in un angolo scarsamente illuminato”. A recuperarla sarebbero stati due ragazzi, intorno alle 4 del mattino. “Questo è il primo nodo di contraddizione tra testimonianze” osserva la Bruzzone. E non è un dettaglio. Secondo: i vestiti “spariti”. I familiari parlano di sparizione, ma la Procura chiarisce che sono stati sequestrati, insieme ad alcolici e bicchieri trovati nella zona bar. Nessuna “pulizia della scena”, assicurano gli inquirenti. Ma il sospetto, comprensibile, resta.

Il fratello di Simona Cinà
La piscina dove è stato trovato il corpo di Simona Cinà Ansa

Terzo: il Dna. È stato prelevato a uno degli invitati, per confrontarlo con tracce presenti in villa. Non è un dettaglio banale. Vuol dire che qualcosa da chiarire c’è, eccome. Ma c’è un altro particolare che inquieta più di tutto: la frase nell’invito alla festa. Un inciso grottesco, che oggi suona come una maledizione: “Portate il costume nel caso qualcuno, troppo ubriaco, cadesse in piscina”. Una frase “che sembra un macabro presagio della tragedia che si è consumata” scrive la Bruzzone. E come darle torto? Oggi, 6 agosto, sono previsti i primi esami Tac, mentre l’autopsia sarà giovedì 7, alla presenza anche dei consulenti della famiglia. Si cerca di capire se si è trattato di annegamento, malore improvviso o altro. Intanto, è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Nessun indagato, ma l’ipotesi dell’incidente non convince fino in fondo. "Simona era sana, forte, abituata agli sforzi. Non si spiega come nessuno abbia notato il corpo in acqua per così tanto tempo, considerando che la piscina non era né grande né vuota” sottolinea la Bruzzone. La sua amica l’avrebbe lasciata alle 3:20. Il corpo viene notato solo tra le 4:10 e le 4:13. Cosa è successo in quei 50 minuti? La Procura invita a “evitare informazioni non veritiere”, ma è chiaro che, finché non arriveranno i risultati degli esami tossicologici e l’autopsia non chiarirà le cause della morte, resta più di una zona d’ombra. Troppe versioni discordanti, troppi dettagli strani. E il dolore di una famiglia che non accusa nessuno, ma vuole risposte. “Verità e trasparenza: questo è l’unico modo per onorare la memoria di Simona”, conclude Roberta Bruzzone.

Roberta Bruzzone
Roberta Bruzzone Ansa

Ma il racconto non convince l’avvocato della famiglia: “Com’è possibile che decine di persone che erano in uno spazio di meno di 100 metri quadri, abbiano impiegato minuti a vedere un cadavere in una piscina poco più grande di una vasca? E perché, come raccontano alcuni, Simona era a faccia in su? Se fosse caduta in acqua dopo essere stata male non avrebbe assunto quella posizione”. L’ipotesi di un malore, comunque, resta aperta: “Lo dirà l’autopsia – dice il legale – anche se Simona era in ottima salute, faceva una vita molto sana ed evitava di bere essendo una sportiva. E comunque resta inspiegabile che nessuno si sia accorto di nulla per minuti”. Particolare attenzione degli investigatori per lo stato del luogo. Il giardino e la piscina dove decine di ragazzi avevano festeggiato erano “pulitissimi”. “Qualcuno – dice l'avvocato – aveva sistemato tutto e perfino raccolto le bottiglie d'acqua in delle buste di plastica. Mentre degli alcolici non c'era traccia”. Un dettaglio significativo considerando che gli organizzatori, nell'invito al party, avevano chiesto agli amici di portare il costume prevedendo che “qualcuno troppo ubriaco” sarebbe potuto cadere in piscina. Nonostante l’apparente pulizia del luogo, i carabinieri hanno rinvenuto tracce di sangue. “Un ragazzo ha raccontato che, sconvolto dalla vicenda, ha dato un calcio a una sedia e si è tagliato”, riferisce l’avvocato. Il giovane è stato sottoposto all’esame del dna per verificare se il sangue sia effettivamente suo.

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