Gli intellettuali, come sempre, si adeguano: anche Pirandello, Panzini, Bontempelli e Gentile vogliono una tessera fascista, Ansaldo e Sem Benelli si convertono, Padre Gemelli è in prima fila quando c'è da attaccare gli ebrei: Pio XI condanna il razzismo e perfino il gelido Vittorio Emanuele III ha un sussulto di compassione. Guglielmo Marconi va a montare la guardia, in orbace con il moschetto. Alla mostra della rivoluzione delle camicie nere, Emilio Cecchi e Riccardo Bacchelli sono felici quando vengono ammessi all'accademia. Peccato così tardi. I politici non sono da meno anche se non godono della stessa aurea di cui si ammantano le storie, anche un po’ leggendarie, dei primi. Tuttavia entrambe le categorie vivono di consenso e i politici pur di raggiungerlo sono disposti ad ogni sacrificio. Disposti a fare ogni promessa, che quasi mai mantengono, e questo mi ricorda una storiella dei tempi di Giolitti che racconta di un candidato alle elezioni che tenne un comizio in un paese del meridione, esordendo:"Se mi darete lu voto, vi farò fare lu ponte", dal pubblico si levò una voce:"Nun tenimmo 'o fiume". E il politico, prontissimo:"Pure 'o fiume, pure 'o fiume". Vero o inventato, l'aneddoto coglie in flagrante demagogia il politico che, pur di guadagnare consensi, non esita a promettere all'elettorato le cose più assurde. La demagogia è la degenerazione, il disfacimento della democrazia. Questo è il governo del popolo(démos più crázia, potere), mentre la demagogia rappresenta un uso distorto della libertà democratiche che lusinga le masse, vellicandone gli istinti meno nobili, promettendo in apparenza il soddisfacimento delle loro aspirazioni economiche e sociali, in realtà per conquistare, grazie al loro voto, il potere.
Zaia non è da meno, come cacciatore di voti? Assolutamente sì. Il più amato dai veneti, di sempre. Per questo oggi si dice favorevole all'eutanasia? Per amor di verità Zaia lo è sempre stato favorevole. Sul fine vita, si schierò contro la Lega, il suo partito, già nel febbraio del 2017, all'epoca dichiarò:"Una legge di civiltà, il partito lasci libertà di coscienza". "El doge" di Conegliano salutò con favore i passi fatti dalla commissione Affari costituzionali sul ddl Lenzi, che sarebbe andato in aula alla Camera una settimana dopo: "Se si facesse un referendum, sarebbe un plebiscito di sì". Eppure in Parlamento il Carroccio era contrario. Quando lo intervistai per Ouverture, chiedendogli da dove nascesse il suo convincimento, Zaia mi rispose testualmente: “Quando ci fu il caso di Eluana Englaro ero ministro, nel governo Berlusconi: mi trovai anche io dentro quei giorni e quelle ore spasmodiche che precedettero la sua morte. Capii, nella tragicità di quel momento, che la politica aveva un unico dovere: rispettare la volontà delle persone riguardo al fine vita”
Stessa posizione tenuta e fortemente rivendicata nell'ottobre scorso, quando incontrò nella sua abitazione Stefano Gheller, 49enne di Cassola Vicentina, affetto da una rara forma di distrofia muscolare che giorni precedenti aveva ottenuto formalmente, su sua richiesta, l'assenso da parte dell'ULSS 7 per alle pratiche del "fine vita". Se c'è una persona storicamente coerente sull'eutanasia nel centrodestra è proprio Luca Zaia. Spero, dal più profondo del cuore, che possa essere altrettanto determinante e sinceramente convinto anche sulla sua richiesta di pacificazione sociale sulla questione Covid-19.