Nella società tecnologica è complesso per “l'uomo qualunque” riuscire a discernere con precisione, tra: informazione e intrattenimento, propaganda e notizia, finzione e realtà. Ancora di più durante le emergenze, le crisi mediatiche e le infodemie, come la Pandemia o la guerra: un'insieme di troppe informazioni, a cui siamo globalmente assuefatti e di cui siamo singolarmente dipendenti, con gli occhi incollati allo schermo. Come aveva premesso il capolavoro cinematografico “Starship Troopers - Fanteria dello spazio", pellicola del 1997 diretta da Paul Verhoeven e ispirata a un romanzo di fatascienza del 1959 di Robert A. Heinlein: la propaganda militare, passa sempre dai mass media e arriva globalmente a chiunque, infanti compresi. Il film, come tanti titoli di fantascienza dell'epoca, è stato rivalutato solo successivamente e si vocifera di una prossima serie a marchio Sony, ispirata proprio a questa violenta metafora cinematografica sulla guerra. Nel lungometraggio gli umani combattono contro insetti alieni dalle enormi fauci e con un facile esito splatter. Memorabili sono gli spot sul "network globale" da parte della propaganda interventista e militarista del governo mondiale: "Io faccio la mia parte!", come viene ricordato ad memoriam su Youtube.
Ma già dall'inizio del secolo scorso la propaganda viaggiava sui tanti binari della comunicazione: il celeberrimo D'Annunzio, oltre al noto volo aereo sulla capitale nemica, nel 1918 sfoggiò al mondo l'eclatante "Beffa di Buccari": eroica incursione nell'attuale Croazia a bordo di motoscafo silurante e in cui lasciò un beffeggiardo volantino per aver osato l'inosabile. E i più anziani ricorderanno come la prima guerra con CNN e televisione all news al seguito fu quella del Kuwait nel lontano 1991. Anche in Italia ci fu un caso mediatico dell'epoca: Bellini e Cocciolone, i due piloti aereonautici caduti preda del nemico e del mitologico direttore del TG4, Emilio Fede.
Nel 2022 e con l'attuale operazione speciale russa "Z" o guerra di invasione dell'Ucraina che si voglia dire, la propaganda mediatica ha raggiunto livelli di complessità che equivalgono solo al numero di canali attualemente coperti: giornali e tv, adunate pubbliche, immagini televisive, telecronache da smartphone e dirette via social network di capi di governo a passeggio tra le macerie, fino ad arrivare ai meme e alle console di videogames. L'ultimo meme che è arrivato a MOW, l'ha spedito il diretto interessato e gira sui social network dell'Est Europa: Rocco Siffredi, che con un forward ci mostra il meme che lo ritrae prendere letteralmente alle spalle, il capo del governo ucraino Zelensky in una discussa ripresa video che, in questo cortocircuito mediatico e propagandistico, è accusata di essere un deepfake molto falso.
Ma l'ultima è sempre la sorpresa migliore: "Papà, la guerra è anche su Fortnite" mi ha informato il mio sveglio figlio dodicenne. Infatti già all'inzio di marzo numerose aziende di videogames avevano deciso di limitare o non rendere più disponibili i propri titoli per gli utenti russi, schierandosi pubblicamente: "Epic ha deciso di interrompere il commercio con la Russia nei suoi giochi in risposta all'invasione dell'Ucraina" aveva dichiarato il 7 marzo il proprietario del fortunato titolo globale Fortnite. Che è quel videogioco per cui impazziscono soprattutto i ragazzini e i calciatori dei 4 angoli del nostro Pianeta, che copiano le "esultazioni" dei personaggi: balletti e mosse, che imitano quando segnano nei vari Campionati di Calcio.
E ancora martedì 22 marzo, sempre il colosso mondiale Epic Games ha rilasciato un nuovo e importante capitolo del gioco, anticipando che fino al 3 aprile i soldi spesi dagli utenti al suo interno, andranno devoluti in aiuti umanitari per l'Ucraina. L'azienda si è subito premurata di dichiarare che la stagione corrente di Fortnite è chiamata 'Resistenza', il nome è stato deciso da tempo ed è slegato da qualsiasi riferimento alla guerra in corso. In Italiano è stato persino edulcorato con l'ambigua traduzione: "Ribellione", ma è indubbio che, come insegnavano già gli Antichi Romani: "excusatio non paetita, accusatio manifesta".
E infatti, basta osservare il "campo visivo" del trailer ufficiale che è lo strumento principe della promozione marketing di questa nuova stagione del videogame: un'esercito invasore, che indossa oscure divise e con ciò che pare un logo bianco, invade il mondo di Fortnite. Questo esercito cattivo arriva dall'esterno del gameplay e invade il gioco con una moltitudine di familiari carrarmati. E i personaggi, assurdi e colorati come un'arcobaleno, di Fortnite si alleano per combattere quest'esercito di invasori al grido di "Resistenza!".
Già secoli fa l'interventismo aveva competenza nel miscelare propaganda e intrattenimento, ma questa versione giocabile è stilosa e si può "shoppare" a prezzi modici.