Dopo le dichiarazioni di Fedez al Circolo dei lettori di Torino, abbiamo intervistato la psichiatra Donatella Marazziti, una delle professioniste più qualificate al mondo e che fa parte del gruppo di studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la psichiatria sul disturbo ossessivo-compulsivo. E siamo partiti dal numero eclatante di psicofarmaci che avrebbe assunto il rapper, secondo le sue dichiarazioni, che però secondo Marazziti non è poi così strano: “La sua affermazione è stata fatta a fin di bene, ma c'è sempre il rischio che parlarne in certi termini possa nuocere alla visione degli psicofarmaci e a chi ha bisogno di prenderli”. E sul fatto che questa generazione sia o meno una cavia da social, ci ha spiegatop: “Ho avuto un Grant dal governo nel 2013 per studiare questo fenomeno. Sui social sono d'accordo, ma lui e la moglie sono figli dei social”.
Dottoressa Marazziti, sta facendo molto discutere il fatto che Fedez abbia ammesso di prendere sette psicofarmaci diversi. Lei cosa ne pensa?
Penso che la sua affermazione sia stata fatta a fin di bene, ma c'è sempre il rischio che parlarne in certi termini possa nuocere alla visione degli psicofarmaci e a chi ha bisogno di prenderli. Io non posso giudicare un'affermazione senza avere in mano la diagnosi e senza conoscere il quadro clinico. Per quanto riguarda Fedez mi è sempre sembrato un ragazzo molto sensibile. Detto ciò, è vero che esistono le linee guida terapeutiche, ma il vero medico è colui che personalizza le cure. Non bisogna rifiutarsi di prendere gli psicofarmaci quando questi sono necessari.
La stampa si è focalizzata solo su quella frase e quel numero di psicofarmaci.
Non bisogna mai fare una generalizzazione. Abbiamo tanti tipi di psicofarmaci: molti antidepressivi, gli stabilizzatori dell'umore, gli antipsicotici e altri farmaci che si possono usare in psichiatria come gli antiepilettici, alcuni dei quali hanno anche le indicazioni per i disturbi d'ansia. Non buttiamo via settant'anni di ricerca, in cui ogni classe di farmaco ha una sua caratterizzazione e localizzazione in sindromi o disturbi specifici.
Fedez ha anche detto: “Questa generazione è la cavia dei social. Andrebbero studiate davvero le ripercussioni psicologiche”. È d’accordo?
Io ho avuto anche un Grant dal governo nel 2013, in tempi non sospetti, per studiare questo fenomeno. Ne ho parlato anche al Congresso americano sul lavaggio del cervello. Sui social sono d'accordo, ma lui e la moglie sono figli dei social. Il che non vuol dire andare contro Fedez, ma è un dato di fatto che siano un prodotto del sistema.
Lui però ora sta usando i social come veicolo positivo per questi messaggi.
La generazione che abbiamo davanti è una generazione impoverita culturalmente, in cui i giovani sono degli utenti poco consapevoli dell'uso dei social. Ma il problema è molto più a valle. Se conosciamo l'epigenetica, sappiamo quanto è importante l'interazione dell'ambiente con il nostro cervello, perché ogni esperienza in qualche modo ti plasma.
Che cosa intende?
Abbiamo davanti a noi delle famiglie poco attente e poco consapevoli dei rischi che comporta il regalare un iPad o un telefonino a dei ragazzi molto piccoli che, invece di uscire, se ne stanno nella loro cameretta con l'aggeggio tecnologico di turno. I social sono quindi il riflesso della crisi della nostra società, in cui non ci incontriamo più realmente, in cui la scuola abdica al suo ruolo di crescita e in cui la famiglia prima ancora ha abdicato al suo ruolo educativo.
Non ci dovrebbe essere una maggiore attenzione da parte del governo su questi temi?
Lo stiamo dicendo da decenni. Noi siamo molto attenti alla traiettoria di vita di un individuo. Prendersi cura di un neonato, vuol dire che abbia le cure necessarie fin dall'inizio: le esperienze primarie sono alla base di uno sviluppo armonico. Anche da un punto neurobiologico, l'attaccamento con il caregiver è fondamentale, come è importante che ci sia un ambiente sano, l'attenzione al cibo, l'istruzione e le esperienze. Ma che esperienze fanno questi giovani se non escono mai di casa e se le informazioni vengono date solo da Instagram e dai social? Cosa fanno se seguono solo influencer che guadagnano milioni o seguono programmi demenziali? C'è un declino culturale fortissimo, in cui il ministero e il governo possono intervenire, ma sono interventi tampone. Se non si cresce culturalmente e se non c'è un'offerta da parte della società non andiamo da nessuna parte. C'è questa convinzione quasi psicotica di avere il mondo a portata di mano. Io dico sempre ai bambini di uscire di casa, di sporcarsi le mani e di spaccarsi le ginocchia. Voglio ricordare che il cyberbullismo è la prima causa di suicidio tra gli adolescenti nel nostro paese.