I Live di X Factor, tanto per cambiare, hanno visto come protagonista indiscusso Morgan. Quest'ultimo non ha fatto sconti a nessuno, bacchettando Francesca Michielin a causa della gaffe della settimana scorsa fatta su Ivan Graziani, poi ha avuto un battibecco con Dargen D’Amico e Ambra, ma ciò che ha suscitato più polemiche è stata la battuta che ha fatto nei confronti di Fedez. Morgan, infatti, gli ha detto: “Vuoi farmi da psicologo? Ah no, sei troppo depresso”, ironizzando sulla depressione su cui c'è ben poco da scherzare. Il cantautore ha poi replicato con un video, scusandosi per l'accaduto, ma ha aggiunto che “la depressione è una condizione che c’è latentemente in ognuno di noi”. Il problema è che, quando si parla di disagio mentale, ci si deve andare con i piedi di piombo. Infatti ha poi aggiunto di essere molto sensibile sul tema, visto che suo padre si tolse la vita nel 1988 proprio a causa di questa malattia. E malattia è la parola adatta, né “stato d'animo” né tantomeno “condizione”. È quello che ci ha spiegato la psicologa e criminologa psicologa Flaminia Bolzan, che abbiamo intervistato per fare chiarezza su una tematica così delicata sollevata da Morgan a X Factor.
Flaminia Bolzan, cosa ne pensa di questo modo di ironizzare sulla depressione?
Fare dell’ironia su una condizione patologica altrui è qualcosa che personalmente trovo sgradevole, a prescindere dalla problematica specifica di cui si parla. Questo è un mio pensiero. Detto ciò, per tornare invece alla depressione, trovo che l’utilizzo improprio di un’etichetta diagnostica che è appunto “depresso”, sia una semplicistica banalizzazione e rischi di fuorviare chi ascolta e magari non ha gli strumenti appropriati per comprendere cosa davvero una depressione possa comportare.
Quanto faticano ancora le parsone ad ammettere di essere depresse?
Rispetto a prima fortunatamente lo stigma, che si riteneva portasse con sé una condizione patologica, quale è quella depressiva, è molto diminuito. Non dico che per tutti sia semplice parlarne in maniera aperta, ma certamente c’è molta più divulgazione al riguardo. Quello che però non sempre è chiaro a molti è che “depressione” non significa “tristezza”. La prima, infatti, è una condizione clinica vera e propria, in cui le manifestazioni sul piano sintomatologico e comportamentale includono varie cose, tra cui, ad esempio, un umore dal tono molto basso, spossatezza, perdita di attenzione, disturbi del sonno o altro. L’altra è un’emozione, con la quale ci è difficile stare in contatto, ma che è comunque importante in quanto tale perché rappresenta un mezzo per organizzare il nostro comportamento.
Lo stigma è diminuito, ma dei milioni che ne soffrono pochi si curano. Come mai?
Il pregiudizio sui farmaci psichiatrici (o psicofarmaci) è indubbiamente grande, così come lo sono i “falsi miti”. Diciamo che, a tal proposito, c’è ancora la convinzione che tutti generino una dipendenza o alterino quello che è il funzionamento normale di una persona. Non è così ed è il motivo per cui è necessario che vi sia una giusta informazione a riguardo. Banalmente, se una persona ha il diabete, si rivolge a un medico e se gli vengono prescritti assume dei farmaci specifici per trattarlo, giusto? Altrettanto dobbiamo considerare come “normale” nel caso in cui una persona soffra di un disturbo mentale.
Forse l'uscita di Morgan potrebbe aprire un faro su queste problematiche?
Non discuto la sensibilità di Morgan, che non conosco personalmente, ma stimo come artista. Sono certa che abbia compreso l’errore commesso, proprio perché lo ritengo una persona che, al netto delle sue provocazioni, è in grado di intercettare le fragilità e la sensibilità altrui. Per la salute mentale può essere un faro positivo quello che stiamo facendo in questo momento: parlarne. Smettere di vedere il “problema” come qualcosa da temere e iniziare a considerarlo importante quanto quello fisico.