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Larah Rapelli molestata in metro: “Me la sono cercata perché collaboro con Rocco Siffredi?”. Parla per la prima volta e attacca: “Non ho chiesto aiuto perché la gente era pessima. Commenti schifosi e quella macchia sui pantaloni...”

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

28 gennaio 2025

Larah Rapelli molestata in metro: “Me la sono cercata perché collaboro con Rocco Siffredi?”. Parla per la prima volta e attacca: “Non ho chiesto aiuto perché la gente era pessima. Commenti schifosi e quella macchia sui pantaloni...”
Abbiamo intervistato Larah Rapelli, la ragazza molestata sulla metro il giorno della partita di Champions League tra Milan e Girona. “Non ho chiesto aiuto perché la qualità della gente era pessima”: dietro di lei, infatti, c’era un uomo che si appoggiava. E che le è venuto sui pantaloni: “Non ci credevo”, ha aggiunto. Poi la decisione di denunciare. Ma come si sono comportate le forze dell’ordine? Non si è parlato, però, solo della violenza subita, ma anche di Rocco Siffredi, di sessualità e di odio sui social

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Larah Rapelli è stata molestata sulla metro che la stava portando a San Siro, dove era diretta per vedere la partita di Champions League tra Milan e Girona. Ha pubblicato un video su Instagram in cui ha raccontato l’accaduto. Un uomo era appoggiato alla sua schiena, la toccava. Una volta scesa si accorge di una macchia sui pantaloni: quella persona le era venuta addosso. Abbiamo intervistato Rapelli, che ci ha parlato di come sono andate le cose: “Mi sono ritrovata con tutto quel caos, quella calca di gente, anche un po’ preoccupata, perché lì dentro non si respirava”, ci dice. Ed era circondata da altri uomini che ridevano: “Non ho chiesto aiuto perché la qualità della gente era pessima, cercavo di guardarmi poco in giro e tenermi lontana, per quanto possibile”. Poi ha deciso di denunciare. E la polizia come si è comportata? Nel corso dell’intervista ci ha detto di essere già stata vittima di comportamenti scorretti in passato. Ci ha parlato di sé, di cosa fa sui social (fa divulgazione sul tema del mercato immobiliare), della conoscenza di Rocco Siffredi e di sessualità. E dei “commenti schifosi” che ha ricevuto su Instagram.

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Larah Rapelli, ci racconteresti quello che è successo?

Dovevo andare alla partita tra Milan e Girona e mi ero data appuntamento con degli amici alla stazione di Lotto, gli altri sarebbero stati fuori con la macchina ad aspettarmi. C’era un sacco di gente, molto traffico, quindi abbiamo deciso di vederci direttamente allo stadio. Io non avevo mai preso la metro per andare a San Siro. Mi sono ritrovata con tutto quel caos, quella calca di gente, anche un po’ preoccupata, perché lì dentro non si respirava. Appena salgo inizio a sentire dietro di me delle persone, soprattutto una, che si appoggiava alla mia schiena. Ho cercato di divincolarmi, dando persino delle gomitate, cercavo di prendere un po' d'aria, ma non scendeva quasi nessuno, perché tutti andavano alla partita. Non vedevo l'ora di uscire.

Sei riuscita a riconoscere quell’uomo?

Ho fatto un identikit più o meno verosimile, ma in quel momento non lo vedevo bene, non l'ho visto perfettamente in faccia.

Le persone che erano in metro con te come hanno reagito?

Eravamo proprio ammassati, non c'era spazio, quelli che erano vicino a me erano, penso, dell'est. Avevano una maglietta del Milan ma parlavano una lingua simile al rumeno o all’albanese: questi ridevano. Non ho chiesto aiuto perché la qualità della gente era pessima, cercavo di guardarmi poco in giro e tenermi lontana, per quanto possibile.

E una volta che sei scesa?

Una coppia di ragazzi spagnoli mi hanno fatto notare che avevo una macchia sui pantaloni. Nonostante io parli spagnolo e inglese non capivo cosa mi stessero dicendo, forse perché pure loro erano esterrefatti e non sapevano come dirmelo. Credevo di essermi semplicemente sporcata appoggiandomi a un muro. Mi sono toccata con la mano ed era piena di sper*a. Sono rimasta così per un minuto, cercando di interfacciarmi con loro per provare a capire se fosse vero quello che stava succedendo, perché non ci credevo. Mi hanno dato dei fazzoletti per pulirmi.

Hai sporto denuncia?

Sì, sabato mattina, la polizia ha sequestrato anche i pantaloni. Tanti mi hanno detto che non avrebbero fatto niente, però ho deciso di denunciarli comunque, perché so l'ora precisa del tragitto, le 19.20, e potranno controllare le telecamere.

La polizia come ti è sembrata?

Mi sono molto meravigliata, perché si sentono spesso storie in cui le donne denunciano e vengono prese quasi per stupide, ma in questo caso mi hanno accolto bene, con tatto e disponibilità. Ovviamente non mi hanno dato la certezza assoluta che troveranno i responsabili, però hanno assicurato che cercheranno di fare il possibile.

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Hai un seguito importante sui social, che tipo di messaggi hai ricevuto dopo il tuo racconto?

Io sui social sono molto aperta, faccio contenuti soprattutto sull’immobiliare, su come investire e sugli affitti brevi, ma parlo anche della mia vita. Per questo posso essere anche, tra virgolette, odiata, perché mi piace essere me stessa e questa cosa, se dall’altra parte c’è un pregiudizio, può essere mal vista. Sono molti quelli che mi hanno supportato, ma tanti altri mi si sono scagliati contro con commenti provocatori e minacce.

Stai pensando di denunciare anche queste persone che ti hanno attaccata?

Insieme al mio avvocato abbiamo già fatto delle denunce, alcune per ignoti, perché spesso si nascondono dietro a profili fake.

Ti era mai capitato di subire delle molestie?

Un po’ di tempo fa, non ho denunciato ma avrei dovuto farlo. In alcuni posti di lavoro, prima che aprissi la mia attività, mi è capitato che allungassero le mani o che avessero nei miei confronti atteggiamenti scorretti.

Le donne della tua community hanno espresso solidarietà?

Sì, moltissime. Poi ripeto, ci sono tante persone che hanno commentato in maniera schifosa. Non lo so, forse vedono la vita che faccio, sono gelosi, magari hanno dei problemi di autostima e quindi vogliono buttare giù gli altri.

Sulla mano hai tatuata la sigla Lgbt: fai anche attivismo?

Ho sempre vissuto la sessualità in maniera molto libera e ho fatto questo tatuaggio quando avevo diciotto anni. A me piace parlare di vari aspetti della vita, compresi quelli relativi alla sfera ses*uale e all’identità di genere. Di questi argomenti ho parlato anche con Rocco Siffredi, abbiamo fatto delle interviste in alcuni eventi dove c’erano persone che si sono esposte su questo fronte.

Secondo il senso comune il cinema hard è legato anche alla questione degli abusi: tu che hai frequentato persone di quel mondo cosa ne pensi?

Ovviamente, come in ogni ambiente, non è tutto perfetto e ci sono comportamenti discutibili, ma non si può generalizzare. Quando ho pubblicato i miei contenuti con Rocco ho ricevuto messaggi molto brutti, anche adesso che è successa questa cosa hanno detto: “Certo, vai in giro con Siffredi, cosa ti aspetti?”, e altre cose che non ripeto, ma che sono molto gravi. Io non ho mai fatto film di quel genere ma anche solo essere accostata all'hard fa venire alla gente dei pensieri come quelli. È come dire che se le donne fanno Of e vengono stuprate se la sono cercata.

Le persone non accettano ciò che fai vedere sui social?

Anche quando parlo di immobiliare mi capita. Sotto certi video ci sono commenti tipo: “Fai tutto questo grazie ai soldi del papi”. Invece ho fatto vedere pubblicamente com'era la situazione in famiglia: mio padre fa l'operaio, mia madre ha perso non so quante volte il lavoro. Però secondo me quell’odio è dovuto al fatto che ho una vita molto piena, ed essendo una ragazza carina gli hater si appoggiano su quello e pensano che tutto sia dovuto, tutto sia facile.

Poi c’è sempre quell’atteggiamento nei confronti delle vittime, il “se l’è cercata”.

Assolutamente sì. Io mi vesto come cavolo voglio, ma non è quello il punto. Per esempio in metropolitana, c'è anche il video, io avevo il giubbetto totalmente chiuso e i pantaloni a zampa d'elefante: non mi si vedeva niente ma è successa comunque una cosa così grave.

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Lara Rapelli su Instagram
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