Si può combattere l’orrore che sta accadendo a Gaza con le armi della bellezza, della grazia, della gioia? E soprattutto con l’ironia e l’autoironia? Si può. Correte su TikTok a vedere la pagina @israel (israel_holy_land), l’account delle soldatesse israeliane che ribaltano ogni giudizio solone sui balletti e li usano contro l’oscurantismo e la misoginia dell’estremismo jihadista: perché sì, assolutamente sì, anche il più stupido dei balletti è una conquista del pensiero contro i tagliagole che si acquattano nell’oscurità credendo che uccidere i civili inermi possa tornare gradito a un qualche dio. Mi ci sono imbattuto per caso, scorrendo su TikTok. Il primo video che ho visto era di una soldatessa che cantava e ballava sulla canzone Tutto bene di Niv Ast (un dj di Tel Aviv) feat. Ruty Klein. È una canzone di quelle che ti entrano in testa, come Flat Beat di Mr. Oizo per intenderci. Ma era l’insieme a essere (stavo per usare l’aggettivo “esplosivo”, meglio di no) ipnotizzante, ammaliante, era qualcosa che destava (difficilissimo trovare aggettivi esatti per i sentimenti) ammirazione, ecco, ammirazione. Il testo, in italiano, che ripeteva “Tutto bene”, lei, una ragazzina (in Israele, oltre le soldatesse di professione, ci sono le riserviste e il servizio di leva è obbligatorio anche per le ragazze) che ballava e cantava come una qualunque coetanea solo che era in divisa, aveva un mitra ed era di turno in una qualche caserma o posto di guardia. Sono andato avanti scorrendo questi brevi video che sono in qualche maniera emozionanti e commoventi. E anche illuminanti. Perché, in quei pochi secondi, in quelle musichette leggere, in quei balletti, in quegli occhi nonostante tutto pieni di giovinezza e luce e (sì) gioia c’è condensato il nostro caro vecchio maltrattato pensiero occidentale, il pensiero democratico e liberale, il pensiero che non accetta dogmi, in quegli occhi c’è la libertà, la libertà delle donne.
Donne in guerra contro un nemico che non le sopporta. E più si avanti scrollando questi video più si resta stupefatti e più diventa chiaro come delle giovani ragazze stiano portando avanti forse la più bella e giusta guerra: quella fatta di provocazione intellettuale, di ironia. Perché io credo che se un jihadista finisse su questa pagina gli esploderebbe (o imploderebbe) il cervello. Sì, perché queste meravigliose e geniali monelle non si limitano a ballare e cantare nelle caserme, davanti ai carri armati, durante le pause pranzo, no, iniziano a fare dondolare i mitra sui fianchi a ritmo di musica, si riprendono mentre nonostante tutto si vestono per uscire per condurre una vita normale, mostrano trucchi, belletti, scollature, fanno l’occhiolino, ridono, questo fanno, ridono!