Finita la storia con Damiano dei Måneskin, Giorgia Soleri doveva pure tirare avanti, in qualche modo. Sì, ma cosa sa fare? Appunto. Allora ha sorpreso i suoi seguaci - ma manco tanto - rivelando qualche mese fa l’apertura di un profilo su Bumble, la app di incontri dove sono le donne a fare il primo passo. Che la mossa fosse soprattutto una trovata pubblicitaria era nell'aria, e così dopo una serie di podcast al femminile, “Ignifughe - Le streghe del XXI secolo” (insieme a Federica Fabrizio), dell'app di dating è diventata ambassador. Il risultato è “The Sleepover Club”, una serie di reel su Instagram dove Giorgia appare in versione “pigiama party” insieme a due amiche, tra confidenze intime sul “superbono” che ha approcciato e che l'ha paccata due volte, ma lei comunque si pone il problema di presentarlo ai parenti a Natale (chi, il fidanzato immaginario?) e programma nei dettagli il prossimo appuntamento (come una psicopatica). Altre puntate del format in arrivo: “se ti dà buca due volte smetti di pensare all'incontro al museo. Meglio il caffè?”. Wow. Una conversazione che qualche gruppo di mitomani dodicenni potrebbe persino trovare interessante, e talmente recitata male da meritare l'Oscar delle brutture ad honorem. Sia mai che qualcuno glielo fa notare però, e se poi quel qualcuno è uno stimato regista, del calibro di Gabriele Muccino, il dissing è dietro l'angolo.
Scrive lui sotto il post: “Questa è una delle ad più tristi che abbia mai visto. Capisco i soldi, ma l'imbarazzo di un concept così degradante... perché mortificarsi con questa scenetta da brividi?”.
Immediata la reazione dell'attivista che non si depila le ascelle, che invece di accettare il parere di chi sa, risponde piccata: “pensa quanto è degradante e da brividi vedere Gabriele Muccino che fa l'hater qualsiasi, nei confronti di una persona che ha la metà dei suoi anni, pensando dall'alto della sua carriera e del suo potere che a qualcuno possa interessare la sua opinione non richiesta sulle scelte professionali (professionali?) e non, che altre persone compiono. Se non fosse imbarazzante, riderei... (ma parla di sé?)”.
A quel punto lui, replicando anche alle follower fanatiche che fanno la hola in soccorso della Soleri: “Non sono affatto un hater. È un commento, puoi non accettarlo. Anzi dimenticalo proprio! L'imbarazzo della scenetta resta - e affonda - le prendete bene le critiche. Se io avessi preso così quelle ai miei film (di altro tenore ndr) mi sarei impiccato una vita fa!”. Povera piccola Giorgia Soleri, colei che campa di rendita per una relazione passata, la stessa che le ha permesso di essere protagonista delle homepage dei giornali italiani senza avere particolari qualità. E approfittando di quella visibilità ha pubblicato un libro di poesie, è diventata testimonial di questo e di quell'altro, ha fatto ospitate Tv e si è posizionata come vittima multidisciplinare che viene discriminata non si sa da chi. Tutto fa brodo, ma almeno la decenza di non credersela così.