«Ricordo che a Napoli andavo al Gay Pride da piccola, con mia sorella». È così che comincia, con un’immagine, la conversazione con Francesca Pascale, tra le protagoniste di Orgoglio e Pregiudizio, la nuova docuserie firmata da Libero Produzioni e Sky TG24, in onda il 24, 25 e 26 ottobre e disponibile anche su NOW. Tre episodi per raccontare la storia del movimento LGBTQIA+ in Italia — dal World Gay Pride del 2000 fino a oggi — attraverso le voci di Vladimir Luxuria, Elly Schlein, Cecchi Paone, Nicky Vendola, Monica Cirinnà, Imma Battaglia, Franco Grillini e molti altri. Un viaggio dentro i diritti, ma anche dentro le ambiguità di un Paese che si proclama moderno eppure continua a inciampare nei pregiudizi. Pascale, oggi attivista e volto pubblico di un centro moderato liberale e progressista, racconta se stessa con la franchezza di chi ha imparato a convivere con l’etichetta. Lo fa parlando di politica, memoria e libertà.
Francesca, partiamo dal tuo primo ricordo legato alla comunità LGBTQIA+.
«Ricordo che a Napoli andavo al Gay Pride da piccola, con mia sorella. È forse il ricordo più forte, intimo e personale. Un altro momento, diverso ma altrettanto importante, fu un pranzo con Silvio Berlusconi, Vladimir Luxuria e Cecchi Paone. Si parlò di diritti civili. Credo fu lì che compresi che la lotta per i diritti non poteva essere lasciata solo alla sinistra. C’era bisogno di portarla anche nel mondo moderato, di chi crede nella libertà individuale senza etichette di partito».
Nella docuserie si parla di oltre trent’anni di battaglie per i diritti. Secondo te, oggi a che punto siamo?
«Più avanti culturalmente, ma più indietro nei fatti. Esiste ancora molta ignoranza, mancanza di educazione e di empatia. Non solo verso la comunità LGBTQIA+, ma anche verso i disabili, i pregiudicati, chiunque venga percepito come “diverso”. Gli stereotipi resistono, e non basta un Pride per cancellarli».
A proposito di Pride: la leader della sinistra, Elly Schlein, è diventata per molti un simbolo. Ti riconosci nelle sue battaglie?
«No. Per i diritti civili hanno fatto di più Matteo Renzi e Monica Cirinnà. La Schlein è un brand, tutta facciata. Va ai Pride, ma anche io ci vado. Mi sembra faccia solo questo. I diritti non sono marketing, e temo che la politica li stia usando come gadget elettorali».
Tu invece hai scelto una strada molto diversa: quella del centro, del liberalismo. Si è molto parlato di Matteo Renzi e Silvia Salis. Pensi ci sarà una alleanza tra i due. E la Pascale avrà un ruolo, come mi pare le chiedono in tanti.
«Silvia Salis ha una storia diversa dalla mia: lei è un’amministratrice. Matteo Renzi, Luigi Marattin, Mara Carfagna… l’Italia è piena di figure validissime che rappresentano il Paese moderato. Ma vengono tenute ai margini per colpa delle segreterie e dei giochi di potere. Bisognerebbe cambiare la legge elettorale, ma non lo faranno mai: non andranno contro i loro stessi interessi».
Viviamo immersi nella digitalizzazione. I social amplificano tutto: l’odio, i pregiudizi, ma anche la visibilità. Che ruolo ha oggi la rete nelle battaglie civili?
«Sono d’accordo con Marina Berlusconi: in un mondo dominato dall’algoritmo, dovremmo tornare a leggere. La digitalizzazione non è né buona né cattiva, dipende da come la usiamo. Ma se smettiamo di pensare, di leggere, di ragionare, diventa una dittatura del consenso. E quella è la morte della libertà».
Parli spesso di “memoria” come valore politico. Cosa diresti alle nuove generazioni che guarderanno questa docuserie?
«Di leggere, di informarsi, di coltivare la memoria. E di non dimenticare le vittime trans uccise dall’odio. Si parla tanto di femminicidio, ma nessuno parla del transicidio. Persone ghettizzate, ai margini persino nella morte violenta. Io non smetterò mai di ricordarle».
Negli ultimi giorni, la cronaca ha riportato alla ribalta Marcello Dell’Utri e alcune sentenze che riabilitano, in parte, la sua posizione. Ti aspettavi questa svolta?
«Sono felice. Ho dovuto sopportare di tutto. Mi dicevano: “stai con un mafioso”, “sei a casa di un mafioso”. Adesso mi aspetterei delle scuse nei confronti di Silvio, ma vedo che non arrivano. Eppure la verità, prima o poi, emerge sempre».
Mentre parla, Pascale non alza mai la voce. Ma la sua calma ha qualcosa di tagliente, quasi chirurgico. È la calma di chi ha già visto tutto: il potere, i pregiudizi, la violenza sottile della società italiana. «L’Italia è piena di ipocrisia, ma anche di persone meravigliose. Bisogna solo imparare a riconoscerle. E, soprattutto, a non smettere mai di pensare con la propria testa».
Nota di produzione:
Orgoglio e Pregiudizio
Docuserie in tre episodi (3x30’)
Scritto da Andrea Frassoni e Marco Falorni
Regia di Marco Falorni
Prodotto da Libero Produzioni in collaborazione con Sky TG24
In onda il 24, 25 e 26 ottobre alle 21 su Sky TG24 e disponibile su NOW