L’altro giorno MOW ha fatto un endorsement per l’autonomia differenziata. In un articolo ne ho spiegato le ragioni. In Sicilia, regione forse più interessata, se n’è fatto un gran parlare, tra critiche e plausi come è giusto che sia. Così ne ho voluto parlare con Luciano Granozzi, “storico” professore già ordinario di Storia all’Università di Catania idolatrato da masse di studenti (a ragione), fondatore di Radio Zammù, la radio universitaria che per un periodo fu tra le più seguite di Catania, uomo di sinistra mai arroccato nella torre d’avorio della cattedra. Nei tempi ci siamo sempre beccati a vicenda, ma è stato l’unico a non offendersi mai (ci sono professori universitari che, nei salotti bene di Catania, quando si fa il mio nome, si alzano e se ne vanno – dove se ne vadano non so di preciso, anche se una ipotesi ce l’ho).
Luciano, hai letto il pezzo incriminato?
Certo. L’ho scritto una settimana fa su Facebook. Ci azzecchi quasi sempre, con la tua libertà dalle ideologie.
Vabbè, puoi dirlo perché adesso sei in pensione e ti sei trasferito a Bologna (Ridiamo).
Ovviamente non sono d’accordo con te.
Meno male.
Il tuo articolo è coerente con quanto hai sempre detto sulla spesa pubblica siciliana. Soprattutto nel campo della cultura. Mi ricordo le tue battaglie sui teatri della Sicilia. Tu li privatizzeresti tutti. Però se vuoi un consiglio non imbarcarti nell’apologia dei Borboni alla Pino Aprile.
Per me i Borboni erano parvenù. La mia aristocrazia si ferma ai normanni. Anzi prima. A Federico II. Da lui in poi è iniziato lo sfacelo siciliano. Non sono certo un “borbonista”. Neanche un “bourbonista”: quando raramente mi capita ancora di bere preferisco lo scotch. (Ridiamo). Il mio articolo era piuttosto ispirato al “romanzo antistorico” studiato da Vittorio Spinazzola sui tre testi fondamentali per la Sicilia: “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, “Giovani e vecchi” di Pirandello e “I Vicerè” di De Roberto. Romanzi che non credono alle “sorti magnifiche e progressive” ma che raccontano la “Storia” come una serie di accadimenti che possono portare a disgrazie. E per me il Risorgimento è una jattura.
È senz’altro vero che i Borboni e il Regno delle Due Sicilie furono per un certo tempo all’avanguardia. Ma questo apice finì col Settecento. Nel 1861, ossia quando interviene Garibaldi, il Regno delle Due Sicilie era in condizioni pessime.
Il Piemonte e i Savoia erano raffinati invece?
Non sto dicendo questo. Anzi Carlo Cattaneo, a ragione, disprezzava i piemontesi. In quel periodo era il Lombardo-Veneto la regione più avanzata. Non il Regno delle Due Sicilie.
E quindi cosa ne pensi dell’autonomia differenziata?
I siciliani soffrono della sindrome di Stoccolma. A loro piace essere presi in ostaggio. E più vengono trattati male più amano i loro affamatori. Come si può avallare questa idea della Destra? In nome del Regno delle Due Sicilia, esperienza già fallita quando venne cancellata dalla Storia.
Il mio articolo diceva però qualcosa di diverso. Come sai i nostri deputati all’Ars l’anno scorso volevano aumentarsi lo stipendio di 890 euro al mese. Perché loro hanno ancora la “scala mobile”, e c’è l’inflazione. Solo che per i poveracci la “scala mobile” non c’è, gli stipendi anzi diminuiscono, e il paniere Istat glielo danno in testa. Io dicevo “affamate i politici siciliani, saranno costretti a investire e meglio sul territorio per creare ricchezza, solo così potrebbero avere il ritorno in termini di gettito fiscale per arricchirsi personalmente.
Capisco il tuo punto di vista ma la tua è una ipotesi tutta da dimostrare.
Peggio di come siamo messi, fidati, non si può. Lo so che a Bologna si sta meglio.
Sì, a Bologna si sta meglio ma io sono contro l’autonomia differenziata. Ci vuole più solidarietà sociale. E non ti dimenticare che la leggenda metropolitana del Regno delle Due Sicilie ricco e florido è stata proprio la scusa recitata a memoria proprio da quelli che con il cappello in mano hanno sempre chiesto fondi a Roma: dato che eravamo ricchi e adesso siamo poveri dateci i soldi.
Ti ripeto: io dei Borboni più o meno me sto fottendo. E sono anche d’accordo con te. Io voglio solo vedere i politici siciliani che si diano da fare. E toglierli la sedia da sotto il sedere oramai mi sembra l’unica soluzione possibile.
Io credo che l’unica conseguenza di questa legge sia quella di sfasciare totalmente quello che resta della sanità pubblica al sud e di allargare le prerogative burocratiche di due o tre regioni del Nord.
Ma la sanità pubblica siciliana è una di quelle che gode di maggiore spesa pubblica in Italia. Eppure è messa come è messa.
A mio avviso, come sai, bisogna intervenire su un piano prettamente politico. Non su quello economico. Che affamerebbe il sud ancora di più.
Come al solito con Luciano non siamo mai d’accordo. Ma credo che questa conversazione - illuminante, come tutte le conversazioni con lui - centri il punto della questione. Se la questione è squisitamente ‘politica’ chi la cambia la situazione al sud? La sinistra? Come ho detto ieri: "questa Destra non mi piace, non sono d’accordo su quasi nulla della Lega, ma se si tratta di Autonomia con Calderoli a vita". E invidio molto la speranza culturale e politica che possiede il professore Luciano Granozzi. Io l’ho persa da tempo.