Il Senato ha dato il via libera al disegno di legge governativo sull’autonomia differenziata, registrando 110 voti favorevoli, 64 contrari e 3 astenuti. Le forze di maggioranza e il gruppo per le autonomie hanno espresso voto favorevole, mentre Pd, M5s, Alleanza verdi-sinistra e Italia Viva si sono opposti. I senatori di Azione hanno scelto l’astensione. La legge proposta non è stata però accolta con piacere dai cittadini del sud Italia e dalla gran parte della classe politica del meridione. Sul dibattuto tema abbiamo intervistato Cateno De Luca, sindaco di Taormina, leader di “Sud chiama Nord” e membro dell’Assemblea regionale siciliana.
Giorgia Meloni sta tentando di allontanare il sud dal nord del Paese?
Giorgia Meloni sta semplicemente legalizzando quello che già avviene nel Paese dal punto di vista sostanziale.
Un aumento del divario, in poche parole.
Sì, esatto. L’ha conclamato e gli ha dato una copertura legislativa. Non si potrà più accusare nessuno di incentivare il divario tra il sud e il nord perché ci sarà una legge che lo autorizza.
Secondo lei quali conseguenze avrà l’autonomia differenziata sulla Sicilia e sul meridione?
La Sicilia e il meridione sono sullo stesso piano e il tema è molto semplice. I livelli essenziali di prestazione sono una truffa come concetto, per intenderci: Se in Sicilia siamo abituati a vivere con mezzo bicchiere d'acqua e invece al nord con uno, con i livelli essenziali al sud continueremo a sopravvivere con mezzo bicchiere d’acqua, mentre il nord potra ambire ad un bicchiere e mezzo.
Lei per un soffio non è diventato presidente della Regione, se fosse salito avrebbe chiesto a Giorgia Meloni l’autonomia differenziata?
La Sicilia ha già la sua autonomia speciale riconosciuta dalla Costituzione nel 1946 ma non è mai stata attuata, un esempio: la Sicilia per statuto dovrebbe ricevere nelle proprie casse tutte le accise per la produzione e la raffinazione del petrolio che valgono dai dieci ai quindici miliardi di euro l’anno. Ovviamente questi soldi non li abbiamo mai visti. Con l’autonomia differenziata non ci sarà più la possibilità anche in Sicilia di avere le risorse per superare il divario infrastrutturale. Ci stanno togliendo anche i soldi del Fondo sviluppo e coesione per finanziare il Ponte sullo stretto di Messina.
Quindi lei non è a favore della costruzione di un ponte che colleghi la Sicilia al resto d’Europa?
Anni fa quando facevo le manifestazioni pro-ponte il ministro Salvini sperava che il Vesuvio e l’Etna eruttassero per ucciderci tutti. Io sono sempre stato pontista, lui no. Il vicepremier leghista è per il ponte probabilmente per altri interessi, io invece sono contrario a fare il Ponte sullo stretto di Messina utilizzando i soldi che dovrebbero essere impiegati per altre cose, ma da sempre sono favorevole al corridoio “Berlino-Palermo”.
L’annessione del Regno delle due Sicilia all’Italia a chi ha portato più vantaggi secondo lei?
Storicamente al nord Italia. Sono state fatte molte bonifiche nel settentrione con i soldi del Banco di Sicilia e del Banco di Napoli. Ovviamente quello è stato un investimento del nord a discapito del sud Italia. Ma attenzione, siamo stati noi gli ascari del nostro stesso territorio, venduti da quella classe politica che ci governava.
Se la Sicilia fosse uno stato indipendente stareste tutti meglio?
La Sicilia indipendente è sicuramente un’isola felice, non le manca niente e se lo fosse sarebbe attrattiva per moltissime persone immaginandola ovviamente con una propria fiscalità ed altre impostazioni strategiche. Noi siamo tenuti al guinzaglio, autonomi soltanto come isola ma non come concepito nello statuto.
In questa vicenda Schifani sta facendo gli interessi dei siciliani o della Meloni?
Schifani riguardo l’autonomia differenziata sta zitto.
Secondo lei sarebbe meglio che il sud tornasse ad avere più potere decisionale o continuasse a subire le compensazioni dello Stato
Ogni territorio dovrebbe avere la responsabilità del proprio destino. Meglio non fornire alibi, così magari le responsabilità spazzerebbero via una classe politica di deficienti.
Qualcuno l’ha data molto vicina a Carlo Calenda per queste elezioni Europee, conferma?
Precisiamo, io e Calenda siamo di mondi diversi. Ci siamo incontrati soltanto per un accordo tecnico e per vedere se c’erano i presupposti per presentare una lista in comune. Dobbiamo ancora definire il percorso. Carlo Calenda però ieri in Senato si è astenuto sull’autonomia differenziata e questa cosa ci mette in grande difficoltà. Abbiamo chiesto ufficialmente al presidente di Azione di chiarire cosa pensa riguardo l’autonomia, noi non svenderemo la nostra dignità per un seggio a Bruxelles.
Salvatore Baiardo avrebbe annunciato sui suoi social network la propria candidatura con la Dc? le sembra normale che un condannato si candidi?
Assolutamente. Io ho avuto a che fare con la giustizia molte volte, ben 16 processi e due arresti, ma sono incensurato. Però quando ho avuto a che fare con la legge mi sono dimesso dai ruoli politici che ricoprivo in attesa che finissero i processi. Su questa tematica mi trovo quindi assolutamente contrario.
Baiardo ha però favorito la latitanza dei fratelli Graviano, siamo su due mondi diversi.
Ovvio, lì parliamo di altre cose. Hai fatto bene a sottolinearlo.