Il protagonista dei fatti di attualità degli ultimi giorni non può che essere lui, Fleximan. Il giustiziere delle strade italiane che negli ultimi mesi ha abbattuto più di una dozzina di autovelox nel Veneto, dando via poi anche ad una serie di emulatori. Di finti Fleximan per il momento se ne contano due. Il primo è piemontese ed è stato rintracciato, il secondo, invece, ha agito solamente la notte scorsa nel leccese. Inoltre, per essere pignoli, tali emulazioni sembrano così sostenere l’apologia di reato avanzata dalla magistratura (qui ne parla Roberto Parodi, riportato da MOW). Comunque sia, il Robin Hood moderno che colpisce i rivelatori di velocità, argomento che coinvolge politica e senso civico della popolazione (come la discussione a distanza tra Salvini e Cazzullo riportata da MOW), sembra avere tutti, o quasi, dalla sua parte. Infatti, i sindaci (non tutti) hanno deciso di non reinstallare gli autovelox abbattuti, la polizia (non tutta) giustifica queste azioni, e adesso anche lo psichiatra Diego De Leo, che sottolinea “siamo di fronte ad atti di vandalismo che non vanno incoraggiati”, afferma che quello di Fleximan non è altro che “il segno di una ribellione da parte di cittadini che vivono l’autovelox come un’ingiustizia”. Dottore di fama internazionale e docente universitario, De Leo ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera riguardante proprio il tema della sicurezza stradale, ricordiamo che lo psichiatra ha perso due figli a causa di un incidente nel 2005, e di Fleximan. Riguardo l’atteggiamento di quest’ultimo, il docente spiega che si tratta si tratta della “reazione del cittadino che si sente vessato, senza prospettive, minoritario, annichilito di fronte a poteri che percepisce altrove e che non riesce a controllare”, inoltre, continua De Leo, “in questi anni abbiamo assistito al bombardamento di autovelox serviti per far fare cassa ai Comuni, con soldi che poi non vengono spesi per il bene comune, per i lavori pubblici o per il miglioramento della viabilità”, e poi “le multe sono esorbitanti, per famiglie monoreddito diventano davvero onerose”. Insomma, quella di Fleximan, dice al Corriere, “è una voglia di riscatto”.
L’analisi di Diego di Leo non guarda in modo esclusivo a Fleximan, ma prende in considerazione tutta la situazione italiana contemporanea. A questo proposito, il docente ha affermato che “sicuramente gli incidenti stradali sono tanti, troppi. Il numero dei morti è altissimo, così come quello di chi subisce gravi danni che alterano la qualità della vita e sono fonte di sofferenza”, ma si tratta di “un problema culturale a monte, l’autovelox da solo non risolve tutti questi problema”. E a proposito di autovelox, su questi, dice sempre Di Leo, “credo che andrebbe fatta una verifica scientifica. Andrebbero collocati in strade dove si verificano tanti incidenti e dopo un certo periodo di tempo andrebbe controllato se davvero c’è stata un miglioramento”, in fin dei continua, “mettere un autovelox dove non è necessario, serve solo a rallentare e a far perdere tempo prezioso, oppure a fare delle multe che aiutano le casse delle amministrazioni”. Ma questi sono anche giorni in cui si discute del limite a trenta chilometri orari (le ultime novità su MOW), e su questo tema De Leo ice che “non ha molto senso in rettilinei a quattro corsie. In più - continua - credo che partire da un cartello e chiedere alla popolazione di adeguarsi sia foriero di probabili reazioni avverse della gente”. Ma tornando a Fleximan, l’abbattitore di autovelox ultimamente è stato elogiato anche da un gruppo punk con una sorta di inno a lui dedicato. “Ti senti risparmiato da un abuso legalizzato” cantano i La Sindrome di Peter Punk, che nella canzone definiscono Fleximan “protettore della notte”, “un Robin Hood nostrano che rivendica giustizia” e ancora “eroe inflessibile”. Insomma, canta la band, “menomale che c’è Fleximan”…