Roberto Parodi avverte, ma c'è davvero aria di fascismo? In nord Italia gli autovelox continuano a cadere giù uno dopo l’altro. Dietro queste gesta, o vandalismi, c’è sempre lui (o loro), ovvero Fleximan. Il misterioso abbattitore di rivelatori di velocità che sui social sta diventando un vero e proprio eroe. Così, in quindici comuni tra il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, sono stati manomessi alcuni autovelox; l’ultimo per ordine di tempo a Villa del Conte, sulla scena anche la firma: “Fleximan sta arrivando”. Comunque sia, dopo mesi di ricerche, questa sorta di Robin Hood moderno rimane ancora anonimo. E dopo mesi di autovelox distrutti, sul web la sua fama continua a crescere sempre di più. Tra i suoi estimatori a figurerebbe anche Roberto Parodi, che con un video postato su Instagram ha voluto dire la sua. “Avevo postato un commento su Fleximan e Instagram me l’ha rimosso - comincia così suo video-denuncia -. Il giorno dopo un magistrato sentenzia che essere d'accordo col gesto è apologia di reato”. E infine sottolinea: “Questa ragazzi si chiama censura. Cioè, qui si condanna un’opinione, ed è una cosa che si avvicina molto al tanto paventato fascismo”. Insomma, il giornalista punta prima il dito contro il social per avergli cancellato il commento a favore di Fleximan, poi la magistratura, che considera apologia di reato ogni supporto al misterioso sterminatore di autovelox, e poi grida al fascismo (per la censura). Ma non è finita qui...
“Ma di cosa stiamo parlando - continua Parodi nel suo video -? Della reazione contro ciò che tutti noi almeno una volta abbiamo dovuto subire. Cioè, viaggiare su una statale dritta come una pista di atterraggio in mezzo alle lande desolate della bassa lombarda, e trovarsi a tradimento un autovelox a cinquanta all’ora. Cioè, multe - sottolinea - che spesso, facendo ricorso, si sono rivelate illecite”. Inoltre Il Parods, come si chiama su Instagram, segnala anche un grande paradosso, ovvero “non si può approvare l’abbattimento di un autovelox, mentre i mentecatti che vandalizzano le nostre opere d’arte, bloccano illegalmente le tangenziali provocando disagi a migliaia di lavoratori, sono apertamente sostenuti da molta politica, e - continua - trovano accondiscendenza dalla magistratura per il valore sociale della loro protesta”. Ma, continua sempre Parodi, “forse non c’è anche qui una protesta sociale, una sana ribellione urbana contro leggi e regolamenti assurdi che ricorda le barricate delle cinque giornate di Milano o il film Un giorno di ordinaria follia?”. Ma questo, sottolinea il giornalista, è apologia di reato; dunque non ci resta altro da fare che “provare un piccolo guizzo di soddisfazione”, come dice lo stesso Parodi, ogni volta che Fleximan sega un autovelox. Intanto, però, le ricerche delle forze dell’ordine vanno avanti.
Su MOW avevamo parlato dei sindaci che avevano cominciato a dare ragione al misterioso abbattitore di rivelatori di velocità, e anche della polizia (o parte di essa) che si era schierata dalla sua parte. Ma sulle tracce di Fleximan adesso c’è il colonnello Michele Cucuglielli, che dice di star “lavorando su tutti i fronti non tralasciando il minimo dettaglio - parole riportate dal Corriere della Sera - e collaboriamo non solo con i colleghi delle altre province ma anche con le questure e le polizie locali dei territori dove sono stati commessi i danneggiamenti degli autovelox”. Inoltre, sempre sul Corriere, si cerca di stilare una sorta di identikit psicologico di Fleximan. A questo proposito Annamaria Giannini, professoressa di Psicologia dell’Università Sapienza di Roma, dice che “un tempo chi agiva così era facile da individuare perché erano bravate da adolescenti - ma adesso, continua - con i social sono cambiati anche gli atteggiamenti di chi per anagrafe avrebbe dovuto superare la fase ribelle”. Insomma, secondo la psicologa, “Fleximan può essere tranquillamente un 50enne, insofferente a regole che lui ritiene intollerabili e che pretende di imporre a tutti le sue”. Dei “soggetti - rivela ancora al Corriere - con spiccate tendenze egocentriche, con una visione della vita soggettiva e unilaterale che può essersi sentito più legittimato leggendo in Rete che viene chiamato ‘eroe’. Sceglie di commettere reati perché si sente un vendicatore”. Dunque, Fleximan potrebbe essere un insospettabile, il classico “che incontriamo al bar e non giudicheremmo mai capace di essere violento ma che potrebbe in realtà soffrire di ‘rabbia da strada’, una devianza che coglie i guidatori”. Questi, conclude Giannini, “dentro l’involucro delle quattroruote diventano aggressivi perché si sentono protetti. Lo stesso principio che anima insospettabili a fomentare odio sui social, celati da uno schermo”.