“Fleximan sta arrivando”, una promessa o forse una minaccia, sicuramente un messaggio, quello lasciato dallo sterminatore di autovelox del Polesine nella scena del suo ultimo colpo. E con questo siamo a tredici. Tredici rivelatori di velocità abbattuti, quindici se aggiungiamo al conto anche i due di Cadoneghe che sono stati distrutti in altra maniera (a colpi di pistola invece del flessibile). L’ultimo episodio, il primo che porta la firma dell’eroe (o del criminale) tanto amato sui social, è a Villa del Conte, Alta Padovana. E mentre la fama di Fleximan continua ad accrescere sul web, dopo lunghe settimane di diatribe tra presunte multe e l’ombra di un possibile reato, come avevamo riportato anche su MOW, e dopo un’escalation che ha portato a contare ben cinque autovelox abbattuti in una sola settimana, ecco che il misterioso giustiziere (o i misteriosi giustizieri) segna un gol che può valere la vittoria, o quasi, nella sua partita contro i sindaci. Infatti, molti amministratori comunali del Veneto, avrebbero deciso di non reinstallare gli autovelox segati da Fleximan. Sarah Gaiani (sindaca di Villanova e presidente della Federazione dei Comuni del Camposampierese), riguardo un rilevatore di velocità abbattuto nel suo comune, ha detto che “non credo che lo reinstalleremo - parole riportate dal Corriere del Veneto -, in quella stessa strada ce n’è già un altro, e poi dobbiamo tenere conto anche del dissenso delle persone, se c’è chi arriva a tanto non possiamo ignorarlo”. Inoltre, Marco Schiesaro, sindaco di Cadoneghe, ha affermato: “ho deciso di non reinstallare nulla”. Stessa decisione - riporta il Corriere del Veneto - per Massimo Cavazzana, sindaco di Tribano. Inoltre, anche i sindaci che vogliono reinstallare gli autovelox buttati giù, vengono frenati dai lunghissimi tempi di attesa, o dai costi considerevoli (basti pensare che un dispositivo nuovo costa minimo 20 mila euro). L’unico amministratore ad aver riportato in funzione un rivelatore precedentemente abbattuto è stato Michele Domeneghetti sindaco di Corbola. Dunque una vittoria per Fleximan, o perlomeno di un punto a suo favore. Ma a guadagnarci chi è? Il misterioso antieroe che sega autovelox a tutto spiano, i suoi sostenitori sui social o gli stessi cittadini? Secondo Aldo Cazzullo, in questa vicenda non vince nessuno, anzi...
Dalle pagine del Corriere della Sera, il giornalista e scrittore si è lanciato in una sorta di ramanzina diretta non solo a Fleximan, ma anche a tutti i sindaci che hanno deciso di arrendersi di fronte a tali gesta, e soprattutto ai suoi tifosi. “Gli autovelox non piacciono a nessuno e inquietano tutti - scrive Cazzullo -. Ma è un po’ inquietante pure l’Italia che trasforma un vandalo in un eroe, inneggiando a un delinquente che distrugge beni pubblici e crea problemi a poliziotti, carabinieri, sindaci, insomma persone che lavorano per la comunità”. In poche parole, “l’autovelox, per antipatico che sia - continua -, serve alla sicurezza stradale”, e anche se non riesce a garantirla, comunque funziona da “freno per automobilisti che altrimenti si sentirebbero autorizzati a sfrecciare a tutta velocità in un piccolo centro”. Inoltre Cazzullo, che sulla questione degli autovelox aveva già scritto, riporta alcuni dati (alquanto impietosi) riguardo le vittime stradali in Italia: “Sulle strade italiane si perpetua da anni una strage, ripresa dopo la pandemia pressoché ai ritmi di prima (3.159 morti nel 2022; nel 2019 erano stati 3.173, cui vanno aggiunti quasi 250 mila feriti)”, e poi sottolinea che “certo l’autovelox da solo non risolve la questione; però potrebbe aiutare, ad esempio a Roma, la capitale europea dove si muore di più per strada”. Ma sul caso specifico di Fleximan? Secondo la firma del Corriere, questo è una “spia di un Paese che non soltanto com’è noto non ha il senso dello Stato, ma non ha neppure il senso della libertà”. Insomma, “lo Stato è considerato altro da noi. Nemico. Il Palazzo di Giustizia è il Palazzaccio, il poliziotto è lo sbirro, l’agente delle tasse l’esattore tipo sceriffo di Nottingham (il distruttore di autovelox è il Robin Hood de noantri)”. Un piccolo excursus storico, tra veneziani e torinesi dominati dagli stranieri (“le loro identità sono oggi le più spappolate d’Italia”), e poi l’affondo: “Ecco la parola-chiave: irresponsabilità”. Infine, Cazzullo offre la sua visione di libertà, che non è “fare quello che ci pare” ma, secondo il giornalista, è “un fisco meno esoso, un’amministrazione più snella, poche e semplici regole anziché macchine burocratiche che alimentano se stesse”. Ma soprattutto, continua, libertà “non è segare gli autovelox”.