Sicurezza o cassa? La questione degli autovelox oramai da anni fa discutere tutti gli automobilisti (e non) d’Italia, anche con toni piuttosto accesi. A gettare benzina sul fuoco ci pensa ancora una volta Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture e dei trasporti, nonché vicepremier, che da anni sembra condurre una sua personalissima crociata contro questi rivelatori di velocità, che per il leader della Lega servirebbero solamente per arricchire le varie amministrazioni comunali. Solamente poche settimane fa, durante il Question Time alla Camera dei Deputati, Salvini aveva dichiarato: “Bisogna porre fine al Far West degli autovelox”, sottolineando ancora una volta come questi vengano usati in modo esclusivo (o quasi) per far cassa. Una missione, se tale possiamo definire, che interessa il politico lombardo da anni ormai, generando allo stesso tempo approvazioni e critiche, come quelle dei due lettori del Corriere della Sera che hanno deciso di scrivere a Aldo Cazzullo per un chiarimento. Andrea Del Colle scrive: “Caro Aldo, sono confuso: il ministro Salvini spiega che verranno mantenuti solo gli autovelox utili a salvare vite e non quelli destinati a rimpinguare le casse comunali. Ne discende che i limiti di velocità sono perlopiù arbitrari e che adeguarsi è una questione di sensibilità, percezione personale del pericolo, fretta del momento. Oppure ho capito male?”. Michele Ferrari, invece, risponde: “Ha ragione Salvini sulla questione degli autovelox. Un conto è la sicurezza, un conto è far cassa con autovelox nascosti o non segnalati, o limiti di velocità «strani» per la strada che stai percorrendo o tratti di strada senza cartelli di limite velocità”. L'ultima parola spetta però a Cazzullo...
In poche parole, secondo il giornalista “gli autovelox non piacciono a nessuno”, ma “sembra che l’emergenza oggi non siano le tasche degli automobilisti, ma la sicurezza”. Cazzullo comincia così a costruire la sua tesi, che si scontra con quella del ministro Salvini, partendo dal passato: “La strage sulle strade c’è sempre stata, i veicoli che conduciamo ora sono certo più sicuri di quelli di un tempo, ma la sensazione che si prova a circolare è di insicurezza assoluta”. Inoltre, continua Cazzullo, “quand’ero ragazzo, le cose stavano più o meno così: nella provincia padana eravamo un po’ imbranati; a Milano il traffico era veloce e corretto; a Roma era già caotico; al Sud valeva un po’ tutto”. Mentre “adesso le regole sono saltate ovunque. Camminare per Milano comunica una sensazione di pericolo continuo, non solo a causa delle auto ma anche delle biciclette a pedalata assistita - ma dovremmo dire motociclette - lanciate a tutta velocità sui marciapiedi, spesso contromano; per tacere dei monopattini, senza luci e senza targa”. Cazzullo scrive anche dei lavori per la realizzazione del tratto Asti-Cuneo, o per meglio dire “la Salerno-Reggio Calabria del Nord”. Si tratta di “un cantiere infinito, con punti a corsia unica percorsi da Tir lanciati a folle velocità”, invece “il tratto ligure dell’Aurelia è un percorso di guerra che miete decine di vittime l’anno”. Quindi, conclude Cazzullo, “ottenere un dosso o un autovelox è un obiettivo di molte comunità, e non per fare cassa, ma per poter attraversare la strada senza correre il rischio di essere asfaltati, per usare un’espressione che Salvini conosce bene, visto che è molto in voga nei talk-show e sui social”.