A quando un elogio della Beretta imbracciando un Winchester? Luca Zaia e Francesco Lollobrigida a cavallo sembravano un po’ Totò e Peppino sul carrettino. E conoscendo i cavallari immagino le risate a loro insaputa. Questo il comunicato stampa di Lollobrigida, a cavallo di un “quarter horse” (la razza americana – la più veloce sul quarto di miglio, da cui il nome – usata dai cowboy per la conduzione delle vacche, razza puramente “bastarda” essendo un incrocio tra purosangue inglese e musteng) con il deretano appoggiato su una “pura” sella americana, tenendo in mano le redini che finivano in una “doppia briglia” che in Italia non si usa (quel tipo di imboccatura serve per dirigere il cavallo “in appoggio” – la redine che fa leva sul collo del cavallo, e non sulla briglia – filetto e morso distinti): insomma due veri cowboy auanaganaza, comunicato che neanche la lettera, quella famosa, sempre di Totò e Peppino: “Valorizzare le razze autoctone e riconoscere il lavoro di tanti allevatori e addestratori, che portano avanti la tradizione, la storia e la cultura del cavallo italiano, il suo benessere e l'intera filiera: è questa la priorità del Governo Meloni. Vogliamo ridare slancio all'ippica, trascurata in questi anni, e a tutto il comparto allevatoriale italiano. La genealogia è uno strumento che più di ogni altro rappresenta lo strumento per migliorare gli esemplari, indirizzare, sul piano tecnico, l'attività selettiva e promuovere la valorizzazione economica. Il patrimonio genetico dei nostri cavalli è un valore fondamentale per la nostra Nazione e per tutto il mondo equestre”.
“Genealogia”, “Patrimonio genetico”, “Attività selettiva”: mariamariamaria quanto è vero che la storia si presenta la prima volta come tragedia e la seconda come farsa; tipo Mussolini contro i Pellerossa per intenderci, a uso Jhon Wayne. Peccato, perché la cosiddetta “rivoluzione caprilliana” (studiatevela) è una rivoluzione dell’assetto del concorso ippico cha ha preso piede (e staffa, e lunghezza della staffa) in tutto il mondo, e che ha reso possibili le vittorie dei fratelli D’Inzeo (io fui allievo di Piero, alla Farnesina, alla Sir): le staffe più corte, il seguire in avanti il cavallo durante il salto e altre faccende del genere sono lo “stile” che adesso domina il mondo, e Zaia e Lollobrigida si fanno fotografare come due sacchi di patate con la staffa lunga e la sella cowboy? Se proprio volevano farsi venire l’orchite (causa, molti dicono, della tipica camminata di John Wayne), potevano scegliere una sella maremmana, o un basto siculo in paglia, o persino una sella militare italiana (comodissime, molto più delle selle western, e appoggiate sulla coperta militare in lana fredda). Forse prima di saltare sull’attenti, persino da cavallo, agli aggettivi italiano, italico et similia, sarebbe meglio conoscerla, un po’, la storia italiana, anche se questo vorrebbe dire rinnegare la stramb idea che esista davvero una qualche genetica italica. Peccato che Vittorio Feltri, grande esperto di cavalli, non abbia detto niente su questa foto. Anche se di difficile reperimento, le altre “sembrano” tutte tagliate di proposito perché non si vedano imboccatura e sella.