Chi pensava che il rinvio dell’assemblea di Mediobanca chiamata a decidere sull’offerta pubblica di scambio (ops) su Banca Generali fosse una pausa di riflessione si sbagliava di grosso. Dietro quella decisione, voluta con un cda straordinario guidato da Alberto Nagel e spinta soprattutto dall’ingombrante presenza dell’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, si nasconde un gioco di potere che rilancia la sfida a tutto campo di Monte dei Paschi di Siena (Mps). La Banca centrale europea (Bce) frena per valutare ogni scenario, mentre l'ad dell'istituto senese Luigi Lovaglio prepara il lancio dell’offerta pubblica su Mediobanca, che potrebbe concretizzarsi già entro luglio, segnando l’inizio della partita più incandescente per il riassetto finanziario nazionale. Mps, con il suo 35 per cento di alleati chiave tra Caltagirone, Delfin e casse previdenziali, punta ad approfittare del ritardo di Piazzetta Cuccia per prendersi la scena e, forse, l’intero controllo del risparmio italiano. Intanto, in Borsa, i titoli si muovono come pedine su una scacchiera: Mediobanca sale, Banca Generali perde terreno, mentre i fondi e istituzionali si schierano tra pro e contro in una partita a carte coperte. La soglia minima di adesione all’ops non potrà scendere sotto il 51 per cento, ma Lovaglio sogna il 66,7 per cento, un traguardo tutt’altro che scontato in un clima di diffidenza e trattative fitte.

Il rinvio dell’assemblea, fortemente voluto da Caltagirone e dal patto Delfin, si traduce in una pausa tattica in cui gli equilibri si rimescolano e la partita si gioca sul filo del rasoio. Da un lato Nagel tenta di rassicurare dipendenti e investitori con lettere e piani industriali, dall’altro i soci si muovono come scacchiere animate da vecchi rancori e nuovi sospetti. Il doppio ruolo di azionisti come Caltagirone, presenti in Mediobanca e Generali, aggiunge ulteriore complessità, mentre il peso di Unicredit, Jp Morgan e altri fondi istituzionali fa tremare i nervi delle due parti. E non basta: le indagini della procura di Milano sulla privatizzazione di Montepaschi gettano un’ombra lunga e ingombrante sul quadro complessivo, con possibili ripercussioni sull’operazione. Il mercato è prudente ma attento, consapevole che la partita non è ancora chiusa. I giochi dovrebbero riprendere già nelle prime settimane di luglio, quando Mps lancerà la sua ops su Mediobanca. Una mossa che potrebbe ribaltare le carte e spazzare via le ultime resistenze, soprattutto se l’ops di Piazzetta Cuccia dovesse arrancare nel consenso o restare impantanata nelle condizioni poste da Generali.

Il vero nodo resta industriale e strategico: secondo quanto riportato da Milano Finanza Equita, advisor di Mediobanca, parla chiaro nel bocciare l’operazione Mps per incompatibilità industriale, sinergie fantasma e rischi concreti per i bilanci e il personale chiave. L’operazione Mediobanca-Banca Generali, invece, viene dipinta come un progetto solido, coerente e razionale per consolidare la leadership nel wealth management. Ma per vedere concretamente chi avrà la meglio in questa sfida, bisognerà aspettare la fine dell’estate, quando i tasselli di questo risiko bancario italiano saranno meno nebulosi. Nel frattempo, i riflettori restano puntati sul ruolo di Caltagirone, il vero ago della bilancia che, tra veti e spostamenti di quote, potrebbe decidere il destino di una partita da oltre miliardi e dal peso strategico cruciale per il sistema finanziario nazionale. La battaglia è aperta, e la posta in gioco è altissima.