Galeotto (o benedetto) fu il bagno. Nel senso di cesso. È stato quello a proiettare Fabio Tamburini nella galassia della popolarità, non quella di fama ma quella vera, popolare. Lui, direttore dal 2018 del Sole 24 Ore (e quindi Radio 24), illustre conosciuto sconosciuto per la gente “normale”, quella che al quotato ma per forza di cose serioso giornale dalle pagine di un colore indefinibile tra il salmone e il giallino preferisce la caciara dell’altrettanto quotata ma tutt’altro che istituzionale trasmissione La Zanzara di Giuseppe Cruciani (con spalla David Parenzo). Ma cosa ha fatto il direttore Tamburini? Cosa lo ha reso mitologico? Una confessione, “con assoluta determinazione”. Sì, perché Tamburini in diretta durante una telefonata con il luciferino Cruciani ha rivelato di dirigersi “con assoluta determinazione” nel cesso dei disabili (oppure in quello delle donne) in caso di necessità. Da quel momento gli zanzarosi sono esplosi, ed è nato un culto tamburiniano (almeno in parte apocrifo) fatto di rivendicazioni di colonizzazioni selvagge maschili dei bagni femminili (in attesa che si materializzi la distopia della fantomatica toilette per l’altrettanto fantomatico “terzo sesso”), e di occupazioni abusive di (formalmente) normodotati dei servizi per disabili.
Un culto fuori controllo che il direttore ha affrontato senza infingimenti, senza smentirsi, ma che ne ha cambiato l’immagine forse per sempre. Un culto la cui corretta interpretazione è stata rimandata a un intervento di Tamburini durante la puntata de La Zanzara andata in onda da Trento durante il Festival dell’Economia. Un intervento avvenuto di persona che, nato (in teoria, perché il geniale Cruciani aveva sicuramente tramato altro) per sedare il culto della pisciata (o cagata) selvaggia nei bagni altrui, ha in realtà lanciato ulteriormente Tamburini in orbita, come satellite incendiato dal conduttore, nuovo personaggio del freak show di Radio 24. Prima il direttore ha respinto le scuse preventive di Parenzo a inizio trasmissione. Poi ha lanciato il primo “cazzo” che ha infiammato la platea all’esterno del terrario allestito sul palco della piazza per la puntata, con tanto di ammiccamento a Cruciani: “Hai visto, ti ho spiazzato”. Ma era solo l’inizio. Difendendo il rettore dell’Università di Trento per aver avallato la “puttanata sesquipedale” (cit. Crux) del femminile sovraesteso (ossia sul chiamare forzosamente per esempio “rettrice” un rettore maschio, perché i maschi sono troppi), Tamburini è esploso contro Cruciani con “ma sai quante cazzate avalli tu? Vero o no?”, si è alzato in piedi e ha urlato al pubblico “quante cazzate avalla Cruciani?! Basta cazzate! Basta cazzate Cruciani! Non ne possiamo più!”. E ancora “Viva l’Università di Trento, viva il rettore Deflorian, cazzo! Piantala di dire cazzate!”. Un primo exploit che ha fatto esilarare Crux e ha scatenato la diagnosi parenziana: “È impazzito il direttore”. Concetto ribadito dopo averlo visto col pugno chiuso aizzare la folla con un “Vai, vai, viva il rettore!”. E Parenzo: “Ma è il direttore del più importante giornale economico italiano… Un gigante”. Tamburini ha specificato che però a lui direttrice non lo deve chiamare nessuno. “Non chiamatemi direttrice, perché se no vi espello dalla piazza”.
A quel punto Parenzo, grande interprete del sentore impopolare, ha lanciato l’inno americano e chiesto l’acclamazione del generale Usa David Petraeus (ospite a Trento), un appello accolto dai “buuu” del pubblico. “Ma sono tutti antiamericani questi qua? Che cazzo è?”, ha chiesto. Ed ecco il nuovo show del direttore: “Certo”. E Parenzo: “Ma come certo direttore?”. E Tamburini: “Perché noi siamo per la pace, costi quello che costi. Anche il pubblico di Radio 24 è per la pace! In guerra si muore, e noi non vogliamo morire. Andateci voi in guerra, noi no! Noi siamo per la pace!”. Parenzo ha provato invano ad arginarlo e a non compromettere le relazioni con gli Stati Uniti, ma il direttore di nuovo: “Noi siamo per la pace, costi quello che costi. Viva la pace!”. E Cruciani: “Viva la pace! E che cazzo, è il direttore, dico quello che dice lui, che me frega a me”. Chissà però che ne penserà Confindustria, se lo sa (o se lo saprà)… Ma al popolo non interessa, perché parte il coro da stadio “Un direttore, c’è solo un direttore!”, con tanto di striscione tra il pubblico “Tamburini libero”. E, visto tutto, passa quasi in secondo piano il ritorno al tema scatenante del cesso.
“Vi posso confessare un peccato: quando mi dirigo con assoluta determinazione e invece non posso diciamo così raggiungere l’obiettivo – era stato l’intervento all’origine di tutto – io mi guardo intorno e se non sono osservato io non ho la minima esitazione nell’usare anche i bagni di chi è portatore di handicap o persino quelli femminili. Questo lo faccio solo al Sole 24 Ore, ma dappertutto, perché per me siamo tutti uguali”.
“Praticamente sei diventato il filosofo del cesso libero”, ha sottolineato Cruciani.
“Pensa te, dopo 40 anni di onorata carriera giornalistica… Io dico però, che ci sono due questioni di civiltà. La prima cosa da fare è andare ognuno nel proprio bagno di competenza senza se e senza ma. Poi, in casi di estrema necessità, in caso non ci siano alternative, a quel punto si possono fare anche scelte diverse. Però io colgo l’occasione per un appello. Qualunque bagno venga scelto, avete un dovere di civiltà: lasciarlo pulito! Questo dovete fare, lasciare i bagni puliti, perché è un’indecenza quella a cui troppo spesso assistiamo”.
E Parenzo: “Le grandi battaglie di Tamburini. Le grandi battaglie del direttore”.
E lui: “Ne sono orgoglioso. Questo sarebbe un Paese migliore se quando uno va in bagno lasciasse pulito, anche per rispetto a chi per mestiere deve poi ripulire”.
Cruciani: “Questa è una cosa molto di sinistra, da dove vieni tu, diciamo la verità. La sinistra vera, quella del popolo, nessuno lo sa”.
Tamburini: “E tu sei un provocatore. Io sono sempre col popolo. Dico bene? Voi siete il popolo! Viva il popolo!”
Parenzo: “Ma questi son quattro stronzi, degli zoticoni”.
Tamburini: “Via, via, licenziato”.
E quindi la richiesta di Cruciani: “Essendo tu un libertario, fai come Putin, rimani direttore a vita”.
“La domanda è mal posta, perché non decido io…”.
Svelati anche i retroscena dell’epico “fermi tutti un cazzo” rivolto in un’altra telefonata in diretta da Tamburini a Cruciani: “Era l’ennesimo cazziatone che io ogni qualche mese sono costretto a rivolgerti. Perché io sono un democratico progressista, credo nella dialettica e ti ho sempre difeso, ma ogni tanto c’è una linea rossa che tu superi”.
Ma quanti cazzi crea all’anno La Zanzara? “Sei o sette”. Pure pochi… E a proposito di numeri, Tamburini è passato da direttore del 24 Ore a numero 1 delle due ore scarse (pubblicità e traffico e tg inclusi) de La Zanzara. Come direbbe Cruciani, “una roba pazzesca”. Come dice MOW, è tutto bellissimo.