Giuseppe Cruciani è come il David di Michelangelo. Non fisicamente, sia chiaro, magari concettualmente. Già, perché da una breve successione logica, questo è quello che emerge dalla contestazione a Cruciani da parte degli attivisti di Ultima Generazione. Il video probabilmente lo avrete già visto tutti: i contestatori, a teatro, interrompono Via Crux, lo show del conduttore radiofonico salendo sul palco e srotolando uno striscione. Il pubblico ovviamente li fischia e li insulta, mentre Cruciani, che in queste cose ci sguazza, li invita prima a parlare, poi ad andarsene. Facendo ovviamente un figurone. Però una cosa bisogna dirla: Cruciani vince facile, in casi come questi, perché se imposti tutta la protesta pianificando atti provocatori per ottenere visibilità, questo metodo può forse funzionare con il David, la Gioconda o il Canal Grande, ma non con uno come Crux. Cruciani è un maestro, in questo. È un professionista della provocazione, e se lo attacchi usando i suoi metodi, semplicemente ti mangia.
E magari una volta che ti ha mangiato, ti digerisce anche, perché poi il conduttore della Zanzara rincara la dose il giorno dopo, uscendo sul giornale La Verità con un articolo in cui spiega quanto accaduto, compresi i retroscena. Il pezzo, non c'è bisogno di dirlo, è una crucianata in piena regola, e rispecchia in pieno lo stile esagerato e provocatorio dello speaker radiofonico. Cruciani con un attacco gli attivisti di Ultima Generazione, "ribattezzata dal sottoscritto Ultima Degenerazione", definendoli come una setta in preda all'ecoansia, poi li dileggia come sfaccendati che "avendo evidentemente moltissimo tempo a disposizione, si esercitano a rompere le balle al prossimo, uscendone quasi sempre impuniti perché coccolati e adorati dalla sinistra nostrana e persino da qualche magistrato". Poi passa al punto centrale dell'argomentazione, che da un punto di vista logico è inattaccabile. Un passaggio che dovrebbero studiare in primis gli attivisti, per capire gli errori fatti.
Cruciani continua: "Ecco, sul palco del teatro torinese mi sono trovato nei panni del monumento imbrattato, della statua rovinata, ma soprattutto gli spettatori paganti erano come quegli automobilisti incazzati neri quando vedono quattro imbecilli stendersi per terra, impedendo loro di recarsi a un appuntamento di lavoro o di fare semplicemente quello che vogliono". Perché poi è così: una protesta fatta solo per fare engagement non solo lascia tutto invariato, ma rafforza quello che si voleva contestare. Poi Giuseppe Cruciani entra nel dettaglio di quanto accaduto: "avevo da poco iniziato a parlare delle «follie green», e due militanti ambientalisti, senza nemmeno ascoltare quello che avrei detto, si sono catapultati sul palco esibendo uno striscione arancione contro gli idrocarburi; essendo ils ottoscritto persona aperta a tutto, ho invitato le due gentili signorine a dire quello che volevano dire e a sgomberare velocemente". Cosa che non è accaduta, perché le attiviste hanno proseguito per una ventina di minuti. Ma è in coda all'articolo che Cruciani svela la cosa più interessante: il retroscena. Le attiviste hanno aiutato Cruciani a fare lo spettacolo.
Come? Ce lo spiega lui: "Voglio precisare che una delle attiviste che è salita sul palco, Miriam Falco, nota anche al pubblico televisivo e radiofonico, ci ha gentilmente fornito un video contro il sottoscritto che fa parte dello spettacolo, pretendendo che non fosse tagliato, e così è stato. Per riconoscenza, su sua richiesta, le abbiamo fornito un paio, forse tre biglietti per la serata. Ovviamente non potevamo immaginare, io e la produzione, quello che tale Falco aveva in mente di fare con le sue colleghe. Però faccio notare il cortocircuito: hanno protestato contro uno spettacolo che hanno contribuito a costruire. Evviva". Alla fine, se abbiamo aperto dicendo che Cruciani è come il David di Donatello, in realtà sono quelli di Ultima Generazione ad averlo ammesso, coi fatti.