“Il maschio eterobasico non esiste”, dice Giuseppe Cruciani alle Eterobasiche sul palco del Salone del Libro di Torino. “Mi stupisco pure che la Einaudi, che ha pubblicato dei personaggi pazzeschi, sia arrivata a questo”. Ironizza poi col suo solito modo pungente, proprio accanto alle Eterobasiche, che però non si offendono per niente, ma anzi, ne ridono. Ma che c’entra Giuseppe Cruciani con le Eterobasiche? E soprattutto, chi sono davvero le Eterobasiche? Sui social dove prendono in giro “i maschi” in romanesco, hanno migliaia di follower, oltre 270mila su Instagram e 156mila su TikTok. Sono state ospiti di Francesca Fagnani a Belve e ovviamente anche de La Zanzara. Valeria De Angelis, 27 anni, e Maria Chiara Cicolani, 25 anni, da poco più di due anni hanno avviato il loro successo come @eterobasiche. Si parla di catcalling, di patriarcato, pregiudizi misogini, ma si arriva anche a dire come l’uomo “vero” fa la carbonara. Ad aprile è uscito il loro primo libro, Romanzo di un maschio (Einaudi). Ma chi è quindi sto omo eterobasico? È fascista o comunista? È un intellettuale e un artista, o un camionista? Va allo stadio? E soprattutto, l’omo vero ha da puzzà? Lo abbiamo chiesto direttamente alle Eterobasiche. E a proposito dell’ultima domanda, sulle caratteristiche incarnate dal Giuseppe Cruciani, “l'uomo eterobasico” per eccellenza, abbiamo anche verificato personalmente…
Ciao Eterobasiche, chi è Maria Chiara e chi è Valeria?
M: io sono Maria Chiara, ho 25 anni, sono laureata in filosofia alla Sapienza e ho studiato il settore dell’audiovisivo.
V: Io sono Valeria, ho 27 anni, io ho studiato design. Prima facevo video, ma non come protagonista. Ho fondato un magazine insieme a degli amici e ho conosciuto Maria Chiara. Abbiamo iniziato questo viaggio. Anzi, questo inferno.
Come nasce l'idea di fare questo progetto?
L'esplosione del progetto è stata casuale. Eravamo in vacanza, abbiamo iniziato a scherzare con questi stereotipi. Abbiamo iniziato a dire tutte le frasi dei “maschi etero basic” sull'Italia, sui posti italiani tipici per andare in vacanza, e abbiamo montato un video per prendere in giro i nostri amici.
Fate dei video ironici, ma trattate anche temi controversi
L'ironia non abbassa nulla. Per noi non leva valore alla denuncia. Ma ha la forza di creare un ponte tra te e la persona su cui ironizzi.
È uscito il vostro libro Romanzo di un maschio (Einaudi), a chi vi siete ispirate per ideare il vostro personaggio? È un maschio, ha 28 anni, si è laureato in economia, sogna di arricchirsi con le criptovalute e di entrare nella classifica «Forbes», ma intanto è disoccupato e vive con i genitori. È una persona vera?
Sicuramente sono tante persone vere. Volutamente il protagonista non ha un nome. È un lavoro frutto di una grande osservazione, ma non è che l’abbiamo fatta mettendoci lì a tavolino tipo “ok, adesso guardiamo i maschi”. È un'osservazione che va avanti da tutta la vita.
I vostri amici maschi come l'hanno presa? Sia il progetto che il libro
Allora, il libro non l'hanno letto sicuramente! (ridono). Invece per il progetto, siamo diventate delle spie, ovvero quelle davanti a cui non dire nulla, perché se no “poi ci mettono nei loro video”. Alcuni si prendono i meriti di quello che produciamo e ci dicono “tu hai fatto quel video, hai scritto il libro grazie a me, voglio i diritti”.
Alcune citazioni dal vostro libro: “Per un uomo la ricchezza è tutto. Fare cash è il mio principale obiettivo” “Il problema dei soldi è che li fa sempre chi li ha già”. Chi è il maschio bianco etero cis? Corrisponde al vostro personaggio?
Come forse emerge da queste citazioni, volevamo descrivere la cultura competitiva e capitalista che poi alla fine schiaccia anche gli uomini. Abbiamo pensato molto alla difficoltà che hanno i maschi a vivere nel mondo di oggi, dove si continua a sottostare a questa wave dell’“imprenditore presso me stesso”. Sembra che se non hai fatto successo entro i 25 anni, sei uno sfigato.
Fate i vostri video in romanesco. Il maschio bianco etero cis è romano? E la fa la carbonara?
(Ridono) La carbonara sì, la fa, da Trieste in giù. Ci mette uova, guanciale, pecorino a sentimento, ma non è per forza romano. Il romano è il nostro dialetto e rende bene l’ironia. Poi siamo abituate alla comicità romana, per noi i romani so gente più propensa. Poi è chiaro che il romano ha delle sue caratteristiche, per esempio è molto cinico, è sornione, poi siamo sempre stati abituati a questo tipo di personaggi anche grazie al cinema italiano.
Se è vero che è importante sensibilizzare sui comportamenti ipoteticamente scorretti di questo maschio etero cis, non c’è anche il rischio di creare uno stereotipo negativo dicendo che “tutti i maschi sono uguali”?
Beh, questa è la cosa: Not All Men. È chiaro che noi procediamo per generalizzazioni, dobbiamo per forza farle, altrimenti non potremmo parlare di niente. Quindi è ovvio che non tutti i maschi corrispondono a quello stereotipo, ma anche che tante donne corrispondono a questo stereotipo.
Vi hanno mai scritto dei ragazzi - ‘maschi’ - per lamentarsi di quello che fate, come vittime? Cosa vi hanno detto?
Il commento più quotato è: “Mo che c'entra essere etero”. Fa ridere, perché a loro non dà fastidio il ‘basic’, dà fastidio l'etero, perché evidentemente anche i gay... (ridono) C'è una percezione negativa accanto a ‘etero’, perché anche i ragazzi gay potrebbero comportarsi così. Ma non è una cosa solo degli uomini: tante donne ragionano così: se l’uomo mi dice “te pago la cena perché sei una donna”, e tu donna te la fai pagare, è una cultura che appartiene a tutti.
Questo maschio bianco etero cis ha dei tratti un po’ da incel?
Certo, qualcosa c'ha, ha dei tratti. Noi prendiamo in giro anche quel mondo lì, però il mondo degli incel in genere, da fuori, si riconosce subito come negativo. Invece non è solo quello di cui parliamo, perché in modo subdolo, velato c’è tanta mascolinità tossica anche in altri gruppi e sottoculture, e proprio perché è presente in modo subdolo è più pericolosa. A noi piace riderci su, ma il “maschio etero basic” può essere presente in tutte le categorie: può essere il cuoco, può essere quello che ha fatto economia, può anche essere quello acculturato che ti dice che “Pasolini era un grande” e il classico tipo che ti deve spiegare tutto, tipo i film, che secondo lui tu (femmina nda) non capisci.
Si può dire che questo libro ha l’intento di sensibilizzare sul tema della mascolinità? Qual era il vostro intento?
L’obiettivo principale è che lo leggano i genitori, perché fa capire come siamo stati cresciuti, a quale cultura siamo stati abituati, e che un ragazzo così è anche un loro figlio.
Qual è il problema del maschio medio di oggi, secondo voi?
C'è un cortocircuito: abbiamo chiesto agli uomini di distruggere l'idea maschile che va di pari passo con il modello patriarcale e con il capitalismo, ma il capitalismo è ancora il sistema vigente e quindi praticamente abbiamo chiesto loro di distruggere qualcosa che loro stessi sanno che, se distruggessero davvero, non esisterebbero più.
Vi è mai capitato di ricevere complimenti da maschi, che magari vi ringraziano per il vostro tentativo di sensibilizzare su questo tema? E vi è mai capitato invece di essere criticate, al contrario, da delle donne?
La critica del maschio ci tocca meno, perché è meno profonda, al massimo ci dicono “siete due zoccole”, ma non è una critica che colpisce. Alcune femministe ci hanno criticato dicendoci: “A noi femministe degli uomini non importa nulla, abbiamo lottato per anni per creare un movimento dove gli uomini non ci fossero, perché sono loro che compiono violenza contro di noi”
Quindi vi hanno attaccato perché stareste sminuendo il movimento femminista?
Sì ci hanno detto di essere femministe nel modo sbagliato, ma per noi non c’è un unico modo di essere femministe.
Al Salone presentate il vostro libro con Giuseppe Cruciani de La Zanzara, di cui siete anche state ospiti. Com’è stato conoscerlo? Proprio lui che forse è un po’ un prototipo di maschio eterobasico
Abbiamo scelto lui perché volevamo che presentasse il libro qualcuno che il nostro protagonista avrebbe adorato e ascoltato. E poi ci piace La Zanzara, che alla fine è un po’ il guilty pleasure di tutti, anche dei comunisti. Molti si vergognano a dirlo, ma tutti ascoltano La Zanzara. Quindi ci faceva ridere lanciare questa provocazione proprio con Cruciani. Lui, è una persona particolare, perché è un po' tutto il contrario di tutto. Quindi è anche divertente, molto contraddittorio.
Non è lui il maschio etero bianco cis?
Sì, probabilmente per alcuni aspetti sì, è molto simile al protagonista del nostro libro.
Una domanda in romanesco: ma quindi l’omo ha da puzzà e da fa l’omo?
(Ridono) Sì, ma anche le donne (hanno da puzzà nda), non solo gli uomini. Ci piacciono le persone un po’ punk, ma non è che devono puzzà pe’ forza, solo se vogliono. Però in generale le persone troppo pulitine non convincono…
V: Io personalmente puzzo tantissimo, quindi deve puzzà, perché se no si sentirebbe troppo la differenza. Noi non ce laviamo i denti, capito?
Essendo stato Giuseppe Cruciani designato, nel corso della presentazione del libro, come l’uomo eterobasico per eccellenza, lo abbiamo anche annusato, per verificare personalmente se incarnava lo stereotipo. Siamo rimasti però un po’ delusi, perché di olezzo non ce n’era. Ma quindi forse non è abbastanza omo eterobasico?
Ma se uno è politicamente corretto, sempre giusto e sensibile, non rischia di diventare un po’ meno omo?
È una bella domanda. Per questo prima, quando ci hai chiesto se ci sono soluzioni per questo maschio eterobasico, mi riferivo proprio a questo. È un po’ il paradosso di oggi: chiediamo agli uomini di diventare una cosa, anche noi femministe, ma se poi la diventasse davvero, ci piacerebbero ancora quegli uomini? Li sceglieremmo nella nostra intimità?
Come descrivereste in poche parole il vostro progetto per qualcuno che non ne sa assolutamente niente?
V: Famo i maschi.
M: Scomodo, dissidente, goliardico. Mi piacciono anche quelle parole un po' del terzo millennio, le cose che dicono loro, tipo “rivoluzionario”.
Il maschio eterobasico è del terzo millennio?
Sì, ma non è fascista, perché non ci piacciono gli - ismi, gli estremismi. È uno che dice “Non sono né da una parte, né dall'altra, Ho le mie posizioni libere”.
Quindi non è comunista?
Comunista meno che mai. Comunismo è il peggio per l’uomo eterobasico. Lui è uno che dice: “Non mi piace che dite che sono fascista. Non sono fascista. Ho le mie posizioni libere. Mi piacciono i personaggi che nella storia sono stati liberi. Mussolini è stato libero, ma non sono fascista.”
Avete mai avuto un partner eterobasico?
M: Certo.
V: Tutti! Abbiamo iniziato giovani, già a 13 anni. Però il mio attuale ragazzo, quando ci siamo conosciuti mi ha detto: “A me non mi piace quello che fai, perché prendi in giro quello che sono e non mi fai ridere”.
Questo maschio stereotipato, che lavoro fa?
Eh, come dicevamo, può fare di tutto: può essere quello che va allo stadio, il poliziotto, l’agente immobiliare. Forse quello che lo incarna più di tutti è quello del mondo del cinema.
E gli artisti?
Anche gli artisti, assolutamente. Comunque, sono i dettagli che ti rendono un maschio eterobasico. È un approccio al mondo. Per esempio, i tratti come la megalomania tipica di alcuni uomini, che mostrano una certa sicurezza facendo i grossi e dicendo stronzate, come il classico tipo che ha le spalle coperte e pensa “Posso dire quello che mi pare”.