"Partire dalla meraviglia riaccende gli occhi dei bambini che non parlano più a causa delle atrocità che vedono con i propri occhi. Con la meraviglia, loro possono immaginare un mondo diverso da quello in cui non hanno scelto di vivere. E che quindi subiscono. Per un’ora, per mezz’ora, fosse anche solo per qualche minuto di straniamento, questi bambini riescono a salvarsi attraverso il sorriso, ma non è tutto, non è abbastanza. I bambini dovrebbero solo giocare e andare a scuola". Marco Rodari, in arte “Claun Il Pimpa”, ha 50 anni e per più di metà della sua vita ha portato un sorriso laddove era necessario. Ha cominciato dagli ospedali italiani, e poi si è spostato nelle aree di conflitto e negli ospedali delle aree di guerra. Nigeria, Kenya e poi Romania sono stati i paesi in cui è approdato nei suoi primi anni di missione umanitaria. In Romania, ha fondato il primo gruppo di clown in aree definite di emergenza. All’inizio degli anni Duemila si sposta in Medio Oriente, prima in Egitto e in Giordania, e poi arriva in Palestina. Nel 2009, si trattiene a Gaza per sei mesi, proprio nella parrocchia della Sacra Famiglia, che è stata bombardata - Netanyahu dice per errore - dall’esercito israeliano, la stessa parrocchia con cui Papa Francesco era in contatto ogni giorno, fino a poco prima della sua morte, per avere aggiornamenti sulla catastrofe a Gaza.

"Il ruolo del clown funziona molto bene in quel tipo di scenario. È come se il bambino davanti ai colori si risvegliasse, è come se il clown riuscisse a scuotere il bambino dal caos che sente, sia esterno per i rumori assordanti, sia interno, e quindi quello prodotto dalle paure, dal dolore. Il clown riesce ad allontanare il bambino dal terrore, dal monocolore della guerra", dice Il Pimpa. Dopo la Striscia di Gaza, Marco si spinge in Iraq, in Siria, fino ad arrivare in Ucraina. Qui, organizza altri gruppi di clown e nel 2015 fonda a Varese l’associazione “Per far sorridere il cielo”, oggi presente in tutti i paesi citati e in Italia. "Lo scopo dell’associazione è prendersi cura dei bambini vittima dei conflitti, che hanno subìto traumi fisici e psichici. Doniamo pane e sorriso attraverso l’impegno di volontari italiani e operatori del luogo. Costruiamo, quando ci è possibile, delle aule scolastiche e ripariamo abitazioni distrutte a causa dei bombardamenti. Costruiamo meraviglioteche, ossia dei luoghi in cui i bambini possono tornare a meravigliarsi, che spesso sono biblioteche distrutte o abbandonate. Compriamo libri per riempirle di nuovo e per dare ai bambini una motivazione in più", continua Marco. “Per far sorridere il cielo” si occupa, fra l’altro, di raccogliere aiuti umanitari di ogni tipo, soprattutto relativamente a ciò che si necessita in alcune aree, come maglie termiche, calzamaglie, calzettoni, guanti, e poi farmaci, dolciumi, materiale scolastico, libri da colorare e cibo.

Per l’Ucraina, ad esempio, ogni mese partono convogli umanitari gestiti dall’associazione, uno dal nord e due dal sud Italia. Nella Striscia di Gaza, invece, l’associazione supporta “Mosader”, un’altra associazione di un villaggio remoto che si occupa di tenere aperta una scuola dell’infanzia, il Mosader Kindergarten. Sul sito dell’associazione (che trovate qui) sono presenti i dati numerici corrispondenti agli aiuti umanitari e ai bambini a cui si è lasciato un sorriso, aggiornati a dicembre 2024. Poco più di 800 milioni, sono gli euro raccolti e donati, 2 milioni i bambini intrattenuti con le attività ludico-didattiche. Più di 10mila euro spesi in libri e quasi 300 mila in pasti caldi. I soldi spesi di più sono stati quelli per i giorni di scuola e per i pasti caldi, quindi per liberare le future generazioni dalla guerra e dalla fame.



