Una vita di dischi e talent show non impedisce a Mara Maionchi di parlare di calcio con la stessa schiettezza che l’ha resa celebre in tv. In un’intervista a Tuttosport, la produttrice discografica ha ribadito la sua fedeltà alla Juventus, ereditata dal padre lucchese (che aveva scelto la Juve pur di non tifare Fiorentina), e ha raccontato con ironia il paradosso familiare: lei bianconera, il marito milanista, le figlie rossonere e persino il nipote passato dalla Juve all’Inter. “Ora sono da sola in famiglia”, dice, quasi rassegnata, ma con l’orgoglio di chi considera la passione per la squadra “una delle ultime cose che mi è rimasta di papà”.
L’occasione per parlare di sentimenti si intreccia però con l’attualità calcistica. E qui la Maionchi non fa sconti. Alla domanda su Dusan Vlahovic, la punta serba da dodici milioni di euro netti l’anno da tempo dato in partenza ma non partito (e con un inizio di stagione convincente, almeno quando entra dalla panchina), la risposta è netta: “Ne prenderei due da 5-6 milioni l’uno. La Juventus deve guardare avanti”. Tradotto: meglio investire su più risorse che affidarsi a un solo attaccante, costoso e fragile nelle ultime stagioni.

Vlahovic è stato acquistato nel gennaio 2022 proprio dalla Fiorentina (e a suon di milioni) come volto del futuro, ma il rendimento discontinuo e l’ingaggio da top player assoluto pongono dubbi (anzi, praticamente sentenze) sulla sua sostenibilità. A parametro zero, ammette la Maionchi, sarebbe “un dispiacere” perderlo (tant’è che si torna a parlare di una possibile vendita nel mercato di gennaio, ultima chance per la società). Tuttavia “la Juventus non deve correre dietro a nessuno”. Parole che di fatto risuonano come una linea strategica parallela a quella dei dirigenti bianconeri: guardare altrove.
Ma di fatto altrove la Juve ha già guardato, con l’ingaggio di Jonathan David dal Lille e l’acquisto di Loïs Openda. Considerando che in due prendono circa 10 milioni, praticamente la società bianconera ha già preventivamente fatto quanto suggerito da Mara, ossia spalmare l’ingaggio di Vlahovic su altri due attaccanti. E realisticamente dovrà investire altri denari sul rinnovo (o sull’adeguamento di contratto) di Kenan Yildiz, giovanissimo ma già centrale (per Luca Toni, e non solo, l’unico punto fermo che dovrebbe tenere la Juve, come ha dichiarato alla Gazzetta). Sul turco la Maionchi non ha dubbi: “È giovane e questo aiuta a pensare anche al futuro. Ha grande qualità. E poi ha un bel viso, mi sembra anche un bravo ragazzo. Ha tutto per essere il nostro numero 10 per tanti anni”.

Il discorso sul “numero 10” è centrale. Per Mara, evocare Platini e Del Piero significa legare la Juve a un’idea di classe ed eleganza. Yildiz, 20 anni, potrebbe diventare quel simbolo nuovo che coniughi talento e continuità. Nel frattempo, il club non può permettersi di rinunciare a obiettivi immediati: “Una squadra come la Juventus ha l’obbligo di scendere in campo per vincere. Sempre”, ricorda la Maionchi.
La squadra di Igor Tudor, tecnico arrivato come traghettatore al posto di Thiago Motta e poi confermato in estate (non si sa con quanta convinzione, complice anche il presunto gran rifiuto del possibile ritornante Antonio Conte, che invece è rimasto al Napoli), resta da decifrare. “Tudor sinceramente non l’ho ancora ben capito. Ma spero di venire smentita in fretta”, commenta la produttrice.
E poi c’è la Champions League, la vera ossessione. “L’Europa è sempre affascinante. E vincere una Champions ci manca da troppo tempo. Ma se non ci siamo ancora riusciti vuol dire che ci manca ancora qualcosa per poterci arrivare”. È una fotografia cruda ma realistica: la Juve sogna da 1996, ultima vittoria a Roma contro l’Ajax, ma ha continuato a inciampare nelle finali, e ora sembra anche lontana dal poterci arrivare.
Il punto di Mara Maionchi è semplice: non servono slogan, serve una società forte, come quella che, a suo dire, la Juve ha perso “da quando è andato via quell’uomo che oggi è all’Inter”. Il riferimento è a Giuseppe Marotta, ex amministratore delegato bianconero, oggi motore della dirigenza nerazzurra.