Il processo federale contro Sean Diddy Combs entra nelle sue battute finali. Martedì 24 giugno, la difesa del produttore musicale ha deciso di chiudere il proprio caso senza chiamare testimoni e senza far salire il rapper e produttore sul banco. Una scelta strategica, ma rischiosa, che lascia spazio alle arringhe finali previste per giovedì 26 giugno. Le deliberazioni della giuria potrebbero cominciare già venerdì, anche se è più probabile che slittino alla settimana successiva. Durante l’ultima udienza, il giudice Arun Subramanian ha chiesto all'imputato come si sentisse. “Sto benissimo, vostro onore” ha risposto Combs. “Volevo solo ringraziarla, sta facendo un lavoro eccellente” ha aggiunto, secondo quanto riportato da People. La difesa ha chiuso in appena 23 minuti, leggendo in aula alcuni messaggi tra Diddy e Casandra “Cassie” Ventura, sua ex compagna e testimone chiave dell’accusa. In uno dei messaggi, Combs le chiedeva: “Pensi di riuscire a fare un (freak-off) senza sballarti?”, e Ventura rispondeva: “Sì, dovrò solo stare al mio livello e fare ciò che è giusto per me”.

La decisione di non farlo testimoniare, come sottolineato dalla BBC, segue una logica comune nei processi ad alta esposizione mediatica: evitare che l’imputato venga messo sotto torchio in sede di controinterrogatorio, specie su accuse gravi come quelle mosse a Combs, alcune delle quali supportate da video di sorveglianza e testimonianze dirette. Il produttore è accusato di traffico sessuale, associazione a delinquere secondo lo statuto Rico (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act) e trasporto a fini di prostituzione. L’accusa sostiene che abbia utilizzato il proprio potere economico e sociale per creare una rete strutturata di abusi, manipolazioni e insabbiamenti, avvalendosi di collaboratori per organizzare incontri sessuali forzati, procurarsi droga e coprire le tracce.
Tra i 34 testimoni ascoltati nei 29 giorni di udienza, la figura più rilevante è stata proprio Cassie Ventura. La cantante, oggi incinta di otto mesi, ha parlato in lacrime della relazione tossica durata undici anni con Combs: abusi fisici, controllo mentale e i cosiddetti “freak-off”, incontri sessuali con escort maschili a cui era costretta a partecipare mentre lui guardava e filmava. In aula è stato mostrato anche un video in cui Combs la aggredisce in un hotel, e un agente della sicurezza ha raccontato di essere stato pagato per far sparire il filmato.
Oltre a Ventura, ha testimoniato un’altra ex compagna, indicata solo come “Jane”, che ha descritto esperienze simili. Tuttavia, la giuria ha potuto visionare anche messaggi affettuosi scambiati tra le donne e Combs, nei quali sembravano mostrare disponibilità o coinvolgimento. Secondo alcuni esperti citati dalla BBC, questa ambivalenza potrebbe rendere più difficile per i giurati collegare i fatti al reato di traffico sessuale, nonostante la crescente consapevolezza pubblica sui meccanismi della violenza domestica.

Un altro punto critico per l’accusa è stata la scomparsa di una terza presunta vittima, che avrebbe dovuto testimoniare ma è diventata irreperibile. Un’assenza che potrebbe indebolire la strategia di fondo, basata sull’idea che più testimonianze simili rendano il racconto più credibile. Al centro delle imputazioni c’è anche il reato di racketeering: secondo la procura, Combs avrebbe gestito una vera e propria “impresa criminale” con lo scopo di facilitare gli abusi e mantenerli nascosti. È la stessa accusa che ha portato alla condanna di R. Kelly, e che si fonda sulla collaborazione attiva di assistenti, guardie e collaboratori che, stando alle testimonianze, avrebbero organizzato gli incontri, pulito le stanze e rifornito Combs di droga.
Uno degli episodi più discussi in aula riguarda il rapper Kid Cudi, che ha raccontato come Combs avrebbe incendiato la sua Porsche dopo aver scoperto una sua relazione con Cassie. La procura sostiene che anche questo gesto rientri nell’uso sistematico dell’intimidazione come strumento di controllo.
Ora la difesa cercherà di smontare la ricostruzione dell’accusa non tanto negando i singoli episodi, alcuni dei quali Combs ha già ammesso, ma mettendo in discussione l’ipotesi di una cospirazione organizzata. Come ha osservato l’ex procuratrice Jennifer Biedel, "i fatti presentati dall’accusa sono molto forti e difficili da contestare. Ma la vera partita si giocherà su una domanda legale: quei fatti sono sufficienti a dimostrare i reati contestati?".
