“Stop gender nelle scuole”. È la frase nei manifestati dell’associazione Pro Vita e Famiglia, il gruppo cattolico che da anni ha ingaggiato una battaglia contro la cosiddetta ideologia gender, attirando su di sé l’odio di alcuni movimenti femministi, tra cui Non una di meno, che in occasione della manifestazione del 25 novembre contro la violenza sulle donne ha scelto di assaltare proprio il centro di Pro Vita e Famiglia. Abbiamo intervistato Maria Rachele Ruiu, responsabile dei progetti e membro del Consiglio direttivo dell’associazione, per capire meglio la loro posizione. “È una tragedia insinuare nel bambino che non esistono i maschi e le femmine e che quel bambino possa non essere maschio o femmina”. Il riferimento è a una frase detta dall'attivista Valeria Fonte da Corrado Formigli a Piazzapulita giovedì 14 dicembre. Secondo Fonte, infatti i bambini saprebbero di essere trans già “a due anni”, una tesi già espressa in passato anche dal deputato del Pd Alessandro Zan durante una discussione con Fedez. Oltre all'appello al governo Meloni, in cui la Ruiu ha piena fiducia, abbiamo parlato della legge 194 e delle parole, secondo lei assurde, di un altro attivista progressista: Jacopo Melio. Ma le abbiamo anche chiesto se non sia assurdo far ascoltare il battito del feto a una donna che vuole abortire, visto che sono state raccolte oltre centomila firme per la petizione “un cuore che batte”, per introdurre nell’articolo 14 della legge 194 il comma 1-bis, obbligando quindi le donne a vedere il feto che portano in grembo e ascoltare il suo battito cardiaco per dissuaderle.
Maria Rachele, l’attivista Valeria Fonte da Corrado Formigli, a Piazza Pulita, ha detto che a due anni già si sa di essere o meno trans. Che ne pensa?
Sono cose molto pericolose. Tutti gli stati pionieri di questa “teoria gender” o “teoria affermativa” (chiamatela come volete), in cui si dice che il sesso viene assegnato alla nascita, non riconosciuto, per cui i bambini già a pochissimi anni possono esplorare la loro identità di genere, stanno tornando indietro.
Perché secondo lei?
Perché ci sono delle conseguenze di malessere per i bambini, i ragazzi e gli adulti. Se gli viene fatto credere di essere nati in un corpo sbagliato, magari iniziano la transizione anche solo sociale e poi fanno fatica a tornare indietro, a maggior ragione quando poi hanno preso anche gli ormoni, per cui ci sono anche degli effetti collaterali. Leggevo che anche la Scozia è tornata indietro sulla famosa legge del “Self-id”, come la Svezia e l'Inghilterra (dove c'era la famosa clinica per bambini transgender), e tramite il proprio sistema sanitario nazionale sostiene prudenza anche solo per la transizione sociale finché non c’è la maturità. Questo perché i dati scientifici raccontano che nell’85% circa dei casi di disforia di genere rientra con la maturità, si superano questa forma di malessere e di dolore e quando si è maturi ci si riconosce di nuovo nel sesso di appartenenza.
Beh, però c'è anche chi poi conferma il suo nuovo orientamento sessuale.
Sì, ma sono casi in percentuale minore. Io mi concentro molto sui bambini, ma anche sugli adulti si sta mettendo in dubbio che la transizione porti il benessere che invece si sostiene ci sia. Il problema maggiore è quando riguarda i bambini, quando si entra negli asili nido e si dice: “Bambini, esistono i maschi, le femmine e le stelline” e questo è successo, perché a noi sono arrivate le segnalazioni. Segnalazioni di mamme disperate che provavano a spiegare ai loro figli che esistono i maschi e le femmine mentre il figlio rispondeva: “No, mamma, io in classe ne ho già due di stelline”. È una tragedia insinuare nel bambino che non esistono i maschi e le femmine e che quel bambino possa non essere maschio o femmina è molto grave. Non secondo me, ma secondo la scienza.
Lei pensa che questi episodi siano un tentativo di minare la famiglia tradizionale?
Io penso che sia un chiaro tentativo di minare l'identità. Poi, se io non so chi sono e non so chi è l'altro, come faccio ad avere una relazione autentica? Allora certamente mino anche la relazione se mino l'identità.
Come ha vissuto gli atti di intimidazione e violenza avvenuti il 25 novembre da parte di Non una di meno?
Noi questi atti di intimidazione già li vivevamo da tempo, non in maniera così violenta, ma già c'erano. Il fatto che potesse concretizzarsi un incendio alla sede e il fatto che loro speravano che fossimo lì dentro, ci ha sicuramente fatto porre delle domande. Noi continueremo ad andare avanti e questa violenza certificherà che siamo dalla parte del bene. Continueremo a essere sempre più incisivi e non ci fermeremo, anche se sicuramente mi guarderò le spalle.
Fa specie il fatto che fosse una manifestazione contro la violenza e che le stesse persone abbiano invece perpetrato ciò contro cui manifestavano.
Questo è il grande corto circuito che si crea oramai da anni. Sempre a Piazzapulita la Fonte mi ha chiesto per quale motivo io non fossi andata in piazza e il motivo ovviamente non è che io fossi favorevole alla violenza sulle donne, questo mi sembra chiaro ed è evidente. Spero che si comincino a indagare quelle che sono le vere cause di questa violenza che stiamo vivendo, abbiamo iniziato con Caivano. Spero che si cominci a parlare di questa perdita di identità, di limiti e di confini e di questa “pornificazione” dei social, della televisione, della sessualità che diventa solo genitalità e che porta poi al fatto che l'uomo fa della donna quello che vuole, perché serve a sfogare degli impulsi. Oggi si educa a non gestire le pulsioni.
In seguito nella trasmissione di David Parenzo ha litigato con il giornalista Antonello Caporale, che le ha detto che “non si deve sentire per miracolo una San Giovanna d’Arco, perché non lo è”.
Io penso che a Caporale non fosse chiaro ciò che era accaduto, anzi lo spero. Spero che non sapesse di che cosa stiamo parlando, perché lui all'inizio mi ha accusato di voler bruciare le persone, poi, quando ha capito che invece stava parlando di ciò che gli altri volevano fare a me, ha provato a buttarla su Giovanna d'Arco. Secondo me si è trovato proprio in difficoltà. Questo mostra una cosa molto chiara: il teatrino e la disonestà intellettuale, perché io sono stata chiamata in quella trasmissione e Caporale mi ha messo nella situazione in cui io, che ero la parte lesa, minacciata di morte, dovessi quasi giustificare la mia presenza in studio. Provano a bruciarci la sede e noi dobbiamo giustificarci del fatto che difendiamo la vita e la famiglia? È un cortocircuito disonesto che però è chiarito anche dalla manifestazione. Nel manifesto (non mi riferisco alle persone che sono scese in strada, questo ci tengo a sottolinearlo) si coglie il fatto che fosse una manifestazione politica, con delle istanze di sinistra, non una manifestazione contro la violenza sulle donne.
A proposito di sinistra, Report domenica ha parlato dell'Onorevole Alessandro Zan e dei suoi presunti interessi economici che ruotano attorno alla società Be Proud.
Mi verrebbe da dire: “segui i soldi” per scoprire come stanno le cose. Posso dire che non mi stupisce.
È la stessa risposta che su MOW ci ha dato Gianluigi Paragone, ma perché se nessuno è stupito abbiamo dovuto aspettare Report?
Beh, a noi Zan non è mai stato particolarmente simpatico, ma noi ci battiamo su un piano prettamente culturale. Zan sicuramente ci sta guadagnando da tutta questa battaglia come probabilmente ci sta guadagnando anche tutto il Pd, ma chi ci sta rimettendo sono i ragazzi, che credono che Zan sia un paladino. Non so se abbia commesso degli illeciti a livello giudiziario, perché non conosco le norme nel dettaglio, ma sicuramente c'è da interrogarsi.
Però in questo caso, oltre al presunto illecito a livello giudiziario, c’è un problema morale, no?
Certo. La cosa più grave è che lui ha fatto parte di quel bombardamento culturale che porta la femminista Valeria Fonte a dire che ci sono bambini trans a due anni, perché è questo che lui disse in una famosissima diretta con Fedez, tanto che lo stesso Fedez rimase stupito. A me non interessa niente se lui ci guadagna dei soldi lecitamente, ma il tema è che lui per guadagnare soldi sta convincendo le persone del fatto che esistono bambini di due anni trans. Questo lo trovo vergognoso, non tanto per le persone che poi vanno a Piazzapulita a ripetere la stessa cosa, ma per i bambini.
A proposito di bambini, cosa ne pensa del progetto per l’educazione affettiva del ministro Valditara?
Trovo che l'educazione di Stato sia pericolosissima. Perché a me puoi dire che esistono i bambini di due anni trans e io ti guardo in modo interdetto, ma se lo vai a dire al bambino forse lo riesci a convincere.
Paola Concia però alla fine è stata mandata via, nonostante alla destra non dispiacesse.
Forse piaceva ad alcune parti della destra, sicuramente non a tutta. Io chiarisco che sono contro tutti i progetti che entrano nelle scuole cercando di fare quello che dovrebbero fare i genitori. L'educazione di Stato per me non va bene, perché lo Stato non deve educare e non voglio uno Stato etico che entra nelle scuole per indottrinare i bambini, anche fosse il progetto scritto dalla Ruiu. Se c'è una problematica, se c'è questa difficoltà dei genitori, intanto cercherei di fare una rivoluzione per cui i genitori possano decidere di stare a casa almeno tre ore con i figli, perché oggi ci sono tantissime famiglie in cui tutti e due i genitori devono lavorare fino alla sera per portare il cibo in tavola. Dopodiché, se i genitori sono ulteriormente in difficoltà, aprire le scuole e portare degli esperti che parlino e supportino i genitori, affrontando temi come la dipendenza dai social o la dipendenza dalla pornografia, quella da alcol, da cannabis e fare in modo che i genitori riescano a riconoscere queste fragilità nei figli. Allora a quel punto la scuola è sussidiaria alle famiglie, ma non le toglie dal loro ruolo che è quello educativo.
Ieri Carlo Cottarelli, su MOW, a proposito dell'utero in affitto, lo ha definito pericolosissimo. Cosa ne pensa?
L’utero in affitto è un abominio, è una pratica Barbara che lede i diritti del bambino e della donna. Penso che sia una delle nuove forme di schiavitù, insieme alla prostituzione, che sono due cose che io metto molto vicino. Quando il consenso tu lo estorci con un contratto non è proprio consenso.
Però quello che vorrei dire a tutte le persone che sono contro l'utero in affitto è di concentrarsi sulle adozioni, perché non se ne parla mai?
Io penso che noi in Italia abbiamo una delle leggi sull'adozione migliore al mondo, perché il punto nevralgico è il bambino, l'interesse del bambino e tutto gira intorno a esso. Quindi tutte quelle pratiche che servono a preservare l'interesse maggiore del bambino io le lascerei. Tutto il resto, tutta la burocrazia che allunga i tempi, certo che taglierei, basta che non venga sfiorato l'interesse preminente del fanciullo, che è quello che permette che la legge italiana sia anche un po’ copiata in giro per il mondo. L'adozione non serve a dare figli a chi non ce li ha, ma serve a restituire a un bambino ciò che gli è stato tolto, cioè una mamma e un papà.
Sì, ma ci sono anche coppie che non possono fisiologicamente avere figli e che ne hanno comunque il desiderio, anche loro sono importanti.
Certo io lo comprendo questo desiderio, perché, anche per delle mie esperienze personali, lo vivo nella carne. Se si può unire quel desiderio profondo di avere un figlio con il bisogno di questo bambino di avere una famiglia certo, ma non è il desiderio a dover fare da padrone, bensì il benessere del bambino.
L’avvocato Annamaria Bernardini De Pace ha definito una crudeltà quella di far sentire il battito del feto a una donna che vuole abortire. Non ha ragione?
Io ho accolto il dolore di tante donne che hanno abortito e tante donne mi hanno detto “se avessi saputo”. Il dolore di una donna che ha firmato per l'aborto del proprio figlio è un dolore che io non ho mai visto in faccia a nessuno. Quel dolore è un dolore diversissimo, profondissimo e durissimo. Se io posso evitare quel dolore non lo trovo violento o crudele far sentire il battito del feto. Ho letto un commento sui social di Jacopo Melio che ha scritto che “la scienza dice che il bambino non c'è ma che è un grumo di cellule”. Ecco, io questo lo trovo violento. Trovo violento che tu continui a dire in giro che sia solo un grumo di cellule, quando nel 2023 basta un ecografo per dire che non è così, per far credere alle donne che se abortisci non succede niente. Questa banalizzazione dell'aborto cade sulla testa delle donne, non sulla testa di Jacopo Melio. Perché poi quel dolore che io ho riconosciuto lo vivono le donne non Jacopo Melio. Mi piacerebbe arrivare al punto che nessuno dovesse essere convinta a non abortire, spero in un mondo in cui l'aborto sia impensabile, dove ci sono tutte le leggi che vuoi, ma in cui, se una donna rimane incinta di una gravidanza inaspettata, lo stato si fa in mille per poter sostenere quella donna e per far sì che la gravidanza non venga vissuta come un ostacolo.
Allora secondo questa teoria, per cui non stiamo parlando di un grumo di cellule, bensì di una vita, il caso di Giulia Tramontano andrebbe affrontato non come omicidio, bensì come duplice omicidio. Non si può impedire per legge di abortire dopo i tre mesi e al tempo stesso non considerare omicidio quello di un feto di sette mesi.
Sono assolutamente d'accordo. C'è stata la presentazione di una legge che mi pare fosse della Ronzulli sul duplice omicidio, ma poi è rimasta lì perché sono temi molto delicati.
Ma non è un tema che può rimanere lì.
Esatto, ma perché sono temi scottanti. Questo è il dramma dell'aborto, perché noi stiamo riducendo tutto ad “aborto sì o aborto no”, ma chi lo considera il prima e il dopo?
Avete strutturato un piano economico a sostegno delle donne che decidono di tenere il bambino?
Basterebbe finanziare la 194, per me iniqua, che in teoria nasceva dicendo “evitiamo tutti gli aborti, poi quelli che proprio non si possono evitare vengono fatti”. Nasceva così, anche se ora mi sembra che non ci sia niente per evitarli, tanto che quando si chiede di poter dare un’altra possibilità alle donne ti saltano addosso dicendo che le donne devono fare da sole.
Per quanto riguarda l'attuale governo, chi è che sostiene le sue tesi e che la sta sostenendo?
In campagna elettorale l’attuale maggioranza ha parlato del diritto di non abortire e noi ci auguriamo che questa promessa venga mantenuta e realizzata. Una buonissima modalità è quella messa in atto dalla Regione Piemonte, da Morrone, che è in quota Fdi, per questo noi speriamo che venga attuata anche a livello nazionale. Ci sono tantissime donne che hanno dovuto abortire per forza e in più ci sono tantissime donne ingannate dal famoso “grumo di cellule”. Quello che voglio dire al presidente del consiglio Giorgia Meloni e che speriamo che ci sia sempre di più una rivoluzione culturale per la natalità, per aiutare tutte le persone e tutti i ragazzi che vorrebbero avere i figli e che non riescono ad averli perché hanno paura. All'interno di questa rivoluzione devono essere poste su un piatto d’oro o di platino tutte le possibilità per le donne che hanno avuto una gravidanza inaspettata, di vedere custodite sé stesse e il proprio figlio.
Ma c’è anche chi ha paura di avere figli per questioni economiche, chi guarda il proprio stipendio e si rende conto che non è in grado di sostenere anche un’altra vita.
Questo purtroppo è vero, infatti c'è bisogno che si dia un messaggio per cui un figlio non può farti diventare più povero, non ti può impedire il mutuo. Quando fai un figlio la possibilità di prendere il mutuo diminuisce di tantissimo, vieni quasi messo in punizione. C'è però anche una pessima narrazione sui figli, perché si parla di loro come peso economico, lavorativo, come un qualcosa che ti impedisce di fare quasi tutto. Io sono diventata mamma da grande e ho capito il perché del bombardamento contro la maternità, perché quando questa arriva, poi non ti importa più di niente, trovi le risorse e trovi le possibilità. Se il motivo del non fare figli fosse solo economico, vorrebbe dire che i ricchi ne farebbero tantissimi e i poveri nessuno, anche se mi pare che sia il contrario. C'è quindi anche una parte culturale molto importante che va risanata, dove il figlio è sempre stato indicato come un impedimento e su questo si deve lavorare.