Il Vaticano diventa trans-friendly? Il vescovo di Santo Amaro del Brasile fa una domanda, il Dicastero per la Dottrina della Fede, un tempo presieduto da Joseph Ratzinger e ora sotto il cardinal Fernández, risponde. Sono due facciate e mezzo di documento approvate dal Papa stesso che aprono, con cautela, alla possibilità del Battesimo per i trans e i figli di coppie omoaffettive, avuti anche con tecniche di procreazione assistita. Una persona transessuale potrebbe anche diventare padrino o madrina di Battesimo, ma senza che questa concessione diventi un diritto. Nella Chiesa vincono due anime, una, quella del Vangelo, che non sa escludere, che è stupido nella Grazia e non può negare la Salvezza a nessuno, un’altra, quella degli “amici di Bergoglio” come Fernández, impegnata in una riforma di natura progressista e modaiola che sta continuando a uccidere la Chiesa dall’interno, come qualsiasi tentativo di rivoluzione. Mentre Benedetto XVI pose le basi per condannare la pedofilia nella Chiesa, Papa Francesco evita a omosessuali e trans una riflessione sulla propria identità e il proprio ruolo, nonostante si continui a chiedere una vita compatibile con la morale cattolica.
E intanto la sinistra gioisce. Si dice che, vedi mai, la Chiesa diventerà più inclusiva, migliore. E intanto gli esaltati continuano a odiare la democrazia, nella sua forma più alta, la tradizione. Lo spiega G. K. Chesterton in Ortodossia: “La tradizione può essere definita, come una estensione del diritto politico. Tradizione significa dare il voto alla più oscura di tutte le classi, quella dei nostri avi. [...] I democratici respingono l’idea che uno debba essere squalificato per il caso fortuito della sua nascita; la tradizione rifiuta l’idea della squalifica per il fatto accidentale della morte. La democrazia ci insegna di non trascurare l’opinione di un saggio, anche se è il nostro servitore, la tradizione ci chiede di non trascurare l’opinione di un saggio, anche se è nostro padre. Io non posso, comunque, separare, le due idee di tradizione e di democrazia: mi sembra evidente che sono una medesima idea. Avremo i morti nei nostri consigli”. L’inclusione uccide i morti una seconda volta. Gli inclusivisti gli sputano addosso e poi dicono: “Vedi che pavimento lucido”. Ma è un tappeto di cadaveri più intelligente di loro. Anche la Chiesa rischia di vilipendere i caduti. I dead name dei transgender corrispondo a donne e uomini morti, probabilmente battezzati. Quale dovrebbe essere l’atteggiamento del Vaticano nei loro confronti? Se non credono che ci siano, dietro quelle nuove identità, uomini e donne morti, allora non prendono sul serio il rifiuto dei trans della loro vecchia vita. Se i trans negano di avere ucciso il loro vecchio io, stanno mentendo.
Questo modo di rincorrere i credenti non sembra dare grandi risultati, e resta il solito problema: perché voler entrare in una Chiesa che fino a ieri non ti ha accettato? Possono fidarsi? Visti i presupposti del prossimo pontificato, che di certo non sarà conservatore o, almeno, ratzingeriano, sì. Ma forse loro stessi avvertiranno un sentimento di resa da parte di chi si era ripromesso di guidarli, di ascoltarli. Perché quell’ascolto, che avrebbe dovuto essere franco, duro, ora si fa mellifluo, ammiccante, a tratti vistoso (dovrebbe accorgersene, o lo sa, l’addetto alla comunicazione di Santa Romana Chiesa) nella sua inutilità.