Promesse non mantenuta e poi ghosting aziendale. Sono queste, in sostanza, le accuse che emergono dal comunicato dell’assemblea di redazione dell’Huffington Post. Il giornale, che attualmente appartiene al gruppo Gedi, l’editore di alcuni dei principali quotidiani italiani – come Repubblica e La Stampa – e che vede John Elkann azionista di maggioranza (anche se, da novembre, non più presidente), aveva chiesto garanzie affinché nulla cambiasse rispetta rispetto allo status attuale: “L'assemblea respinge con fermezza ogni ipotesi di uscita dal perimetro aziendale, essendo noi redattori alle dipendenze di Gedi Digital Srl, avendo avuto solo poche settimane fa rassicurazioni che nessuna testata, HuffPost inclusa, sarebbe uscita dall'attuale assetto del gruppo editoriale”. Il comunicato della redazione, inoltre, parrebbe non essere la conseguenza di una comunicazione diretta tra azienda e testata, e quest’ultima avrebbe scoperto la notizia dalle agenzie di stampa: “La redazione di HuffPost si è riunita oggi in assemblea dopo aver appreso con stupore da notizie di stampa l'intenzione dell’editore Gruppo Gedi di creare con la internet company Italiaonline come socio esclusivo una joint venture in cui far confluire il nostro giornale”.
Al ché l’HuffPost avrebbe chiesto delucidazioni che, tuttavia, non sono mai arrivate: “Su richiesta del Comitato di redazione, l'azienda Gedi Digital Srl non è stata in grado allo stato attuale di fornire informazioni essenziali sul progetto, presentato come ancora in divenire e da definire. La stessa vaghezza delle informazioni ricevute non fa che accrescere la preoccupazione della redazione per quella che al momento non viene chiamata né vendita né dismissione ma che tale sembra essere. Il Gruppo Gedi non spiega in alcun modo quale percentuale societaria rappresenterà nella futura joint venture. Le anticipazioni di agenzia fanno capire che i colloqui, al di là delle smentite, siano avviati da tempo”. Le accuse di mancata trasparenza e scarsa comunicazione con la redazione di una delle testate principali dell’editore hanno spinto il giornale a prendere una posizione ufficiale dura nei confronti dell’editore: “Il Cdr di HuffPost porrà in essere tutte le azioni sindacali coinvolgendo l'Associazione Stampa Romana e la Federazione Nazionale della Stampa a tutela dei livelli occupazionali dei giornalisti assunti e dei colleghi collaboratori fissi nel rispetto del contratto di lavoro nazionale giornalistico. Consideriamo l'operazione in essere lesiva del nostro futuro professionale e occupazionale, e agiremo in ogni sede a nostra tutela. L'assemblea di redazione pertanto dichiara lo stato di agitazione e si riserva di prendere ulteriori iniziative sindacali qualora lo ritenesse opportuno”.