“C’è un uomo che appare in un sacco di processi, in un sacco di carte”, comincia Massimo Giletti a Lo Stato delle cose in riferimento a una figura della curva Sud del Milan che voleva prendersi il potere a San Siro. Si tratta di Domenico “Mimmo” Vottari, membro del gruppo ultrà dei Black devil e rivale di Luca Lucci per il dominio in transenna. Già nel 2018 le intercettazioni della procura di Milano hanno rivelato come Vottari avesse avvicinato Giuseppe Calabrò, detto “U Dutturicchiu” per la scalata ai vertici della Sud: “In curva si fanno soldi a palate”, dice in un frammento catturato dagli investigatori. “Gli altri”, ovvero Giancarlo Lombardi e Lucci, hanno però il potere su tutto: “Si sono comprati discoteche, bar, ristoranti”. E il Toro aveva anche aperto un negozio di tatuaggi, il franchise Italian Ink. Nell’orbita della Sud, però, entra a far parte anche un altro nome pesante: Antonio Rosario Trimboli, detto “Sarino” (così almeno viene identificato nelle carte della procura), cugino di Rosario Calabria. Entrambi gli uomini sono vicini alla ‘ndrina di Platì. Proprio questo legame porterà Calabrò a mettere un freno alle aspirazioni di Vottari: “Se non era intervenuto Peppe, se non c’era Sarino gli saltavo in testa. Stavo andando con la prepotenza proprio a fargli male”, dice quest’ultimo in un’intercettazione.
E sempre a Lo Stato delle cose va in onda un servizio di Klaus Davi, che a Como dialoga con U Dutturicchiu fuori dal tribunale. Il processo è quello per il sequestro e l’omicidio di Cristina Mazzotti, un caso che risale al 1975. “Perché ha assistito a tutte le udienze?”, chiede Klaus Davi. “Mi difendo. Non è questione di costanza, si tratta della mia vita. A me piace ascoltare e intervenire”, e aggiunge: “Mi misuro con tutti”. Ovviamente si dice innocente: “È un processo da ridere. Non andava fatto per niente”. Davi chiede poi dell’inchiesta “Doppia Curva”, in cui compare anche il nome di Dutturicchiu: “Mi mettono dappertutto”. Nega però di aver mai incontrato Luca Lucci, anche se le intercettazioni certificano che il calabrese e Vottari avessero parlato del Toro. “Lei figura come la presunta eminenza grigia che proteggeva la scalata di Mimmo”, insiste il giornalista. Ma Calabrò nega ancora, nonostante i dialoghi catturati dagli investigatori dimostrino come in realtà Dutturicchiu fosse conscio della presenza di uomini vicini al clan di Platì intorno a Lucci. Ma come mai, chiede Davi in chiusura, quel soprannome? “Mi ero iscritto all’università”.