Siamo arrivati al momento decisivo della vicenda che vede coinvolte le curve di San Siro. Gli ultrà dell’Inter si sono riuniti al Baretto per la prima riunione dopo il pentimento di Andrea Beretta. E i tifosi hanno rivendicato lo striscione che era stato esposto il giorno della diffusione della notizia, in cui Berro veniva definito un infame: “Sono rimasto molto stupito dallo striscione. Conferma che la fazione legata a Rosarno ha vinto”. A dircelo è Klaus Davi, che era lì con gli ultrà nerazzurri. A prevalere, quindi, sembra la linea di Marco Ferdico e Antonio Bellocco, quest’ultimo rampollo della ‘ndrina di Rosarno. È stato Nino Ciccarelli, leader dei Vikings, a confermare la presa di posizione della Nord. Il clima, ha proseguito Davi, era molto teso: “Temono che cominci una serie di pentimenti a catena o che qualcuno di quelli che sono rimasti liberi dica qualcosa”. Alla riunione, però, non c’erano i calabresi: come mai? A ogni modo, il giornalista non si dice convinto della posizione di Beretta, che sembrerebbe aver detto di non essere stato a conoscenza delle intenzioni dei Bellocco di entrare in curva. Dietro Totò, pare aver dichiarato Berro, pensava non ci fosse nessuno: “È una favoletta”. Il pentito si è rivelato un criminale “mediocre, fragile e perdente”. Sulla curva rossonera, invece, anche alla luce della nuova inchiesta a carico di Luca Lucci, ha detto che la fusione tra ‘ndrangheta e ultras era “in uno stato più avanzato”. Mentre le società, Milan e Inter, sono in una situazione ancora instabile.
Klaus Davi, com’è andata la riunione della curva Nord al Baretto, la prima dopo il pentimento di Andrea Beretta?
Hanno rivendicato lo striscione in cui gli davano dell’infame. Lo ha detto Nino Ciccarelli in persona che l'hanno fatto loro. Gli ho chiesto anche cosa temessero delle conseguenze di questo pentimento, ma non ha voluto commentare. Ho anche domandato se hanno paura di nuovi pentiti, cosa a mio avviso molto probabile, ma neanche su questo ho avuto riscontri. È stata una riunione molto operativa, dove mi hanno chiesto di allontanarmi diverse volte, ma lo stesso Ciccarelli ha detto di lasciar perdere e farmi restare. Saremmo stati a occhio 150-170 persone. Non c'era apparentemente nessuno delle forze dell'ordine, né polizia né digos. La riunione è culminata con l'esposizione degli striscioni dedicati a Samuele Bruno, il quindicenne di Foggia morto dopo le conseguenze dell’incidente stradale di Potenza.
Tu eri stato a un’altra riunione, poco prima degli arresti: com’è cambiata l'atmosfera?
Ora sono molto più chiusi. C’era un’atmosfera molto nervosa, erano tutti abbottonatissimi. Ciccarelli, invece, è stato meno aggressivo nei miei riguardi. Forse è una strategia quella di porsi in quel modo: non dico che altrimenti mi avrebbero messo le mani addosso, ma insomma erano 150 persone e il clima era veramente teso. Nessuno ha voluto parlare, comunque. Alcuni mi hanno detto che già si sapeva diversi giorni prima del pentimento di Beretta, e che la notizia era già filtrata dagli ambienti dei legali.
Questa tensione è dovuta alla paura che qualcun altro parli, quindi?
Sì, temono che cominci una serie di pentimenti a catena o che qualcuno di quelli che sono rimasti liberi dica qualcosa. Nessuno lo può escludere. E infatti se lo aspettano, anche se non te lo dicono in modo palese. Non c’erano, invece, molti che avevo visto nelle precedenti riunioni. Soprattutto mancavano i calabresi.
Questo perché c’è la volontà di far calmare le acque o c’è stata una “pulizia”?
Non credo nella pulizia, anche perché se così fosse non avrebbero rivendicato lo striscione. Di fatto gli ultras si sono schierati con la linea di Marco Ferdico, per così dire, quella vicina ai calabresi come Ciccio u Testuni.
In realtà stando al comunicato del Secondo Anello Verde la curva sembrava aver preso le distanze.
C’è stato un passo indietro da quel punto di vista. Io sono rimasto molto stupito dallo striscione. Conferma però quello che avevo detto nell’altra intervista, cioè che la fazione legata a Rosarno ha vinto. E Beretta è diventato un cane sciolto. Quindi sì, siamo tornati indietro invece di andare avanti, siamo tornati all'ermetismo più radicale. Anche il fatto che io fossi lì come giornalista, forse, non gli ha permesso di esprimersi come avrebbero voluto. Non è escluso che aspettassero che io me ne andassi, ma sono rimasto fino alla fine.
Sembra che Beretta abbia detto di non sapere che dietro Antonio Bellocco ci fosse la famiglia, e che se lo avesse saputo non lo avrebbe fatto entrare in curva. Tu gli credi?
Se davvero l’ha detto è una favoletta. Anch'io posso raccontarti che da oggi sono diventato eterosessuale. Ma di cosa parliamo? Non ci prendiamo in giro. Beretta si conferma un criminale mediocre, fragile e perdente. Tutto quello che avevamo ipotizzato si conferma. È uno che si è pentito dopo aver sentito il tintinnio delle manette. Ricordo che Testuni è uscito dopo quindici anni di 41bis. Bisogna fare la tara di tutto ciò che dice Beretta. Sarà molto interessante capire ciò che rivelerà della sua fazione. La credibilità di un pentito si misura su quello che dice del proprio gruppo, come ha spiegato più volte Nicola Gratteri. Anche se le sue parole possono dirci un’altra cosa.
Cioè?
Dire di non sapere chi c’era dietro Totò significa non voler parlare dei Bellocco. Bisogna saper decodificare certi messaggi, e se quella frase è vera sta mandando un messaggio alla famiglia.
Noi avevamo ipotizzato che Beretta avesse deciso di parlare perché tra sconti di pena e permessi premio tra pochi anni potrebbe persino uscire.
Ma l’alternativa qual era? Tutti quegli anni in carcere, dove sarebbe probabilmente stato ucciso, o il pentimento. La scelta era obbligata, non c'è nessun eroismo. È uno che tra morte certa in carcere o la collaborazione con la giustizia ha preso una decisione chiara.
Il video che è circolato dell’aggressione a Bellocco smentisce la legittima difesa?
Sì, tra l’altro l'accanimento è stato forte, assurdo. Come criminale non gli restava nulla da fare.
Lui ha messo sul piatto anche una verità, per quanto parziale, sull’omicidio di Vittorio Boiocchi. Ti sei fatto un'idea su questo?
Senza dubbio sa delle cose, aprirà degli squarci importanti, sa delle cose. Ma ragionando ancora sulla volontà di non parlare dei Bellocco, si capisce che non parlerà di ‘ndrangheta. Perché se non sapeva che c'era la cosca, come fa a parlarne? Nessun malavitoso, anche di fronte all'evidenza, accusa in un’ipotetica faida la controparte
I suoi dubbi come uomo, peraltro devoto a Padre Pio, possono aver giocato un ruolo?
Sicuramente nella sua ferocia rimane una persona palesemente fragile. Però no, non credo al ripensamento di se stesso. Per me è solo un criminale di second’ordine, da mala milanese.
Luca Lucci, dopo “Doppia Curva”, è indagato per un'altra inchiesta: la Sud è più unita rispetto alla curva dell’Inter?
Da quello che emerge Lucci aveva anche un rapporto più solido con Platì, con narcos potenti. Sicuramente era un meccanismo molto più strutturato. La fusione tra criminalità organizzata e ultras sembra in uno stato più avanzato.
Pensi che i nuovi leader della Nord, sicuramente non nella figura di Ciccarelli, abbiano parlato con la società Inter?
Non ci vedrei nulla di male, perché comunque sono una componente del sistema del club. Non lo escludo, ma non lo so per certo.
Dall'Inter ancora non ci sono posizioni forti a riguardo, nemmeno dopo che sono stati sentiti Javier Zanetti e Simone Inzaghi.
No, però immagino che i magistrati stiano lavorando e confrontando le versioni. Fa parte dell'indagine.
Secondo te le società, sia Milan che Inter, potranno continuare a dirsi parte lesa?
Dipende da quello che diranno i pentiti. Diciamo che in un certo senso pendono dalle labbra di Beretta. Qualcuno non dormirà la notte, mettiamola così, ma non mi sbilancio.
La città di Milano non ne esce bene.
Milano ne esce distrutta, omertosa e piegata alla Calabria. Poi tutta questa vicenda non ha suscitato nessuna indignazione. Dov'è la società civile? Dove sono le proteste? Ormai i cittadini danno per assodato che la ‘ndrangheta sia una parte costitutiva della loro città. Basti pensare che i milanesi sono tra i primi clienti per la cocaina. La gente non crede più nell'antimafia.
Neanche il sindaco Beppe Sala ha parlato.
Invece di sciogliere i piccoli comuni calabresi dovrebbero fare delle serie riflessioni su Milano. Si sta evitando il nodo delle mafie nel nord Italia. La gente sa che c’è la malavita, la vive, la scopre nelle curve, nei mercati comunali, nei locali, e a quel punto si chiede: dove sono le istituzioni, i provvedimenti? Perché insomma non si tocca Milano?
Per la ‘ndrangheta le curve hanno esaurito la loro funzione oppure continuerà a essere presente a San Siro?
Adesso ci saranno gli arresti dopo le parole di Beretta, quindi bisogna attendere. Però la ‘ndrangheta avrà le credenziali per riprendere in mano le curve. Tant'è che lo striscione, ripeto, sembrerebbe andare in quella direzione, cioè di dare credito alla componente ‘ndranghetistica di Rosano. La malavita ne esce molto rafforzata, quello è certo. Fuori ora c’è Testuni, che forse si interesserà della cosa, ma questo non lo possiamo ancora sapere. Potrebbero passare anche alcuni anni. Dal punto di vista della ‘ndrangheta, poi, aveva ragione Bellocco: Beretta andava fatto fuori.