Il video che ritrae la macchina di Antonio Bellocco fuori dalla palestra in cui lo attende Andrea Beretta lo hanno visto tutti. I due salgono, sembrano partire. Poi l’auto si ferma e torna davanti alla palestra, fuori controllo. La colluttazione sta già avvenendo. Totò Bellocco, che ha sparato per primo, era lì per ammazzare Beretta, il quale però sapeva tutto e si era preparato portandosi una pistola (che esplode un colpo a vuoto) e un coltello, con cui effettivamente lo uccide. Ventuno coltellate. Ma nel corso de Lo Stato delle cose, la trasmissione di Massimo Giletti su Rai Tre, vengono mostrate per la prima volte le immagini che riprendono l’interno della palestra. I due ultrà si salutano con due baci, parlano normalmente. Entrambi sanno ma nessuno lo da a vedere. Nella ricostruzione di Giletti, la conversazione dovrebbe essere andata più o meno così: Beretta chiede esplicitamente a Bellocco perché vogliono ucciderlo. L’uomo della ‘ndrangheta non nega: “Noi vogliamo ammazzare te e i tuoi familiari”. L’obiettivo, pare, è prendersi il controllo totale della Nord, del merchandising e di tutti i business legati al tifo organizzato. E dopo l’omicidio cosa è cambiato? L’indagine che andava avanti dal 2018 viene resa pubblica, ci sono gli arresti, le minacce ricevute dall’ex capo ultrà in carcere (dirà: “Mi sono solo difeso”, per giustificare l’assassinio). Per ora, la droga non c’entra, anche se dalle parole di un uomo intervistato al campetto dove il 3 settembre la Nord si era trovata per una partita di calcetto si capisce che Beretta aveva paura. E, si dice ancora nel servizio, c’è di mezzo anche la droga. In studio c’è Federico Ruffo, che nel 2019 aveva realizzato un’inchiesta per report su San Siro e la curva del Milan. Sottolinea quello che altri hanno evidenziato: “Sapevamo già tutto”. Noi ne abbiamo parlato in questo articolo. Beretta, che veniva avvertito da uno che faceva il doppio gioco, già da un mese aveva capito di essere in pericolo. Per questo era pronto con coltello e pistola.
In studio c’è anche Klaus Davi, che ribadisce quello che ha detto nella nostra intervista: i Bellocco sono da più di trent’anni a Milano, la ‘ndrangheta ormai si è infiltrata a tutti i livelli (anche per questo sono riusciti a prendersi il business dei parcheggi, aggiunge Ruffo). Beretta è finito come criminale. Il video dell’omicidio, nella versione che è stata mostrata nei gironi corsi, dura circa tre minuti. Ma in realtà il filmato è molto più lungo (circa 40 minuti) e viene mandato in onda da Giletti. Dopo un primo assalto, Beretta torna nella Smart, dove era ancora seduto Bellocco. Torna per colpirlo con altre coltellate, dimostrando, come ricorda il conduttore, che una simile violenza supera probabilmente il confine della “legittima difesa”, invocata dallo stesso assassino in carcere. Anche la sua ex moglie, ripresa brevemente in un servizio della trasmissione, pare voglia distanziarsi dall’ultrà. In chiusura, Giletti ricorda il legame tra i capi delle curve di San Siro e alcuni cantanti. Fedez, ovviamente è il nome più noto. Dice il conduttore che “per un po’ di tempo non parlerà”, anche se potrebbe essere sentito dalla Procura. Il gesto di Klaus Davi è eloquente: anche l’ex marito di Chiara Ferragni ha paura.