Abbiamo incontrato Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei deputati, dopo l’incontro con Gianfranco Fini a L’Italia dei conservatori a Roma, il più importante evento culturale di area conservatrice in Italia, organizzato da Nazione Futura e Fondazione Tatarella (che ha di recente nominato come direttore scientifico l’editore Francesco Giubilei). Il dibattitto, che verteva su destra e sinistra, è iniziato con una dichiarazione rara da ascoltare: “Avversari, non nemici”, condivisa anche dall’onorevole Fini. Per Violante la differenza tra destra e sinistra è nella capacità delle due forze politiche di concentrarsi su aspetti diversi dell’azione politica: da un lato la realtà, usata come termine di paragone per la propria visione del mondo (è il caso della destra), e dell’altra le tante e diverse ragioni di chi partecipa al gioco politico (è il caso della sinistra). Tuttavia sono cambiate molte cose dagli anni in cui Violante, come d’altronde Fini, condussero l’Italia alla cosiddetta pacificazione nazionale. E negli ultimi dieci anni anche la sinistra, non solo la destra, è cambiata molto e sta vivendo un momento di debolezza importante, che la destra ha saputo sfruttare non solo con i successi elettorali a livello nazionale, ma anche in Unione europea. Ecco cosa gli abbiamo chiesto.
Lei ha più volte parlato della scomparsa dei corpi intermedi. Oggi sembra stia scomparendo anche il segretario però. Elly Schlein non si fa né vedere né sentire. Questo non penalizza la sinistra?
In realtà c’è una reintedermediazione, nel senso che oggi i grandi intermediari sono le piattaforme. È lì che c’è tutto, è lì che si intermedia tra le varie posizioni. Quindi non è in corso una disintermediazione, ma una reintermediazione. La differenza di fondo è questa: io conoscevo il numero del mio sindacato, il numero del mio partito, il numero dello staff, i loro nomi, oggi non sappiamo più nulla. Quindi ciò a cui stiamo assistendo è molto pericoloso perché fatto da ignoti.
Lei ha parlato di come sia stato sdoganato il turpiloquio. Potremo mai recuperare uno stile di confronto meno spettacolarizzato e ideologico?
Mancano le scuole di partito… La scuola di partito che ho frequentato come docente non era un luogo dove trasmettevi alcuni saperi spiccioli. Imparavi a comportarti, il rapporto con le istituzioni, il rapporto con l’altro, con il collega, la necessità di rispettare l’altro.
Perché la sinistra non riesce a costruire un campo largo?
Credo che la grande differenza tra destra e sinistra sia ben descritta da una frase di Hegel: ciò che è razionale è reale (sinistra) e ciò che è reale è razionale (destra). La destra è legata al reale, e quindi a quello che c’è, e quindi si unisce perché hanno un riferimento reale davanti a loro con cui confrontarsi. La sinistra invece no, si fonda su ciò che la gente ha in testa. E siccome le teste sono tante è più difficile allearsi.
La sinistra come dovrebbe comportarsi rispetto al caso Stellantis-Elkann, tra abbandono dell’Italia, rischio di licenziamenti e - parallelamente con il gruppo Gedi - tentativo di tenere a bada la stampa?
Quella famiglia complessivamente ha drenato molti miliardi all’Italia. Cioè, l’Italia è stata una grande benefattrice, ricevendo anche risultati positivi in economia. Oggi non mi pare che questa grande azione di beneficenza sia corrisposta con senso di misura. Poi tante cose sono ancora oscure, pensiamo ai processi in corso per esempio. Mi riesce difficile avere un’opinione definitiva sul tema.