Quando sali su un’auto moderna pensi alla comodità: telecamere, radar, wi-fi, sensori che ti dicono pure se hai messo o no le mutande. Ma pochi si chiedono cosa succede a tutti quei dati che viaggiano tra la tua rubrica, la tua posizione e l’assistente vocale che ti chiama per nome. Ora, immagina che dietro quei comandi ci sia il governo cinese. Non è Black Mirror, è il sospetto molto concreto che sta agitando le menti della difesa britannica. Alla Raf Wyton, base di intelligence militare nel Cambridgeshire, è scattato l’ordine: chi guida un’auto prodotta in Cina o anche solo farcita di componenti cinesi, deve lasciarla a non meno di due miglia (oltre 3 chilometri) dalla base. Niente parcheggio comodo per chi ha una Byd, una Mg o una Xpeng. E addio al sogno della colonnina elettrica sotto l’ufficio, se lavori per la difesa nazionale. La paranoia? È già protocollo: evitare qualsiasi conversazione delicata dentro quelle auto. Perché se l’assistente vocale ti sente quando chiedi “portami a casa”, forse sente anche quando dici “le armi nucleari vanno spostate”.

Secondo una legge cinese del 2017, tutte le aziende – private comprese – devono “sostenere, assistere e cooperare” con gli sforzi dell’intelligence nazionale. Tradotto: se il governo ti chiede di attivare un microfono, tu lo attivi. E se sei un costruttore auto, quel microfono potrebbe stare già lì, nella tua dashboard. Il sospetto è che l’infotainment, che oggi tutti sincronizziamo in automatico con lo smartphone, sia la porta d’ingresso perfetta per succhiare dati sensibili. Non bastavano TikTok e Huawei. Ora ci si mettono anche le macchine. Non solo marchi cinesi: il sospetto si allarga E no, non è solo una guerra ai brand made in China. Il problema riguarda anche tantissimi veicoli europei che montano componenti cinesi. Per capirci: quasi tutte le auto moderne. Il ministro della Difesa britannico Lord Coaker ha dichiarato che il governo sta lavorando per capire quanto queste tecnologie possano rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale. In sintesi: se anche la tua auto si chiama Volkswagen, ma ha un chip cinese, forse dovrebbe stare alla larga da basi militari, centrali nucleari e uffici ministeriali. I cinesi? Si dichiarano innocenti (ma non troppo loquaci) Alla richiesta di commenti, Byd ha fatto scena muta. XPeng, invece, si è affrettata a dichiarare che l’azienda rispetta “le leggi sulla privacy del Regno Unito e dell’Unione Europea”. Come dire: noi vi vogliamo bene, mica vi ascoltiamo. Ma la diffidenza è ormai sul sedile passeggero, e la storia potrebbe essere solo all’inizio. In fondo, lo sappiamo: oggi lo spionaggio non passa più solo dai satelliti. Passa dal touchscreen della tua plancia. E se le guerre future si combatteranno con l’intelligenza artificiale, qualcuno potrebbe aver già messo il piede sull’acceleratore.
