Che meraviglia, anzi TUTTO BELLISSIMO: i secchioni che copiano dagli strafottenti. Perché che siano secchioni quelli de Il Domani, così come lo è Massimo Gramellini, non vi è dubbio. Beninteso, il nostro è puro body-shaming: hanno proprio la faccia di copioni, di quelli che stirano il collo per vedere cosa ha scritto il compagno di banco, per poi appropriarsene e fare bella figura con la maestra. Di solito — ma appartengo a un’altra epoca — i tipi così, pulitini, vestiti a puntino, con i segni dell’acne sul viso, con le linguette compunte, coi risucchietti di saliva, con le manine piccole, li picchiavamo durante la ricreazione: era educazione civica applicata in maniera da formare una futura classe dirigente e intellettuale meno capoclassista. Ma i tempi sono decaduti, cara Wanda, e oggi hanno vinto moralismo e wokismo, perbenismo e melismo (nel senso di quelli che portano la mela alla maestra: «Questa te la manda l’amante di tuo marito»).

E così ci copia Il Domani, che noi li immaginiamo con il pulloverino blu e il collettino di pizzo da collegio delle suore. Con la longuette plissettata e i collant bianchi, anche gli uomini, anche Stefano Balassone, che oggi scrive un'articolessa titolata — “Contro il saccheggio di Big Tech Marina Berlusconi farà sul serio?” — che pare proprio adocchiato dal dibattito interno, tutto mowista e mowidoso e mowimentoso mio e di Riccardo Canaletti, accomunati dai nostri occhielli: “Marina Berlusconi ci è o ci fa?”. Per chi non avesse seguito (per chi non avesse seguito Il Domani, a noi ci leggono tutti, ça va sans dire), l’argomento è la lettera di Marina Berlusconi al Corriere della Sera contro lo strapotere delle Big Tech e l’importanza della “forza lenta dei libri”. Poi, ovviamente, il nostro dibattito era centrato e logico e adeguato e profondo e preparato e interessante, mentre Balassone, da ex dirigente Rai, fa una riflessione sull'indipendenza della Televisione di Stato.

Veniamo a Massimo Gramellini. Mentre quelli de Il Domani, come detto, me li immagino tutti vestiti da Orsoline (e tutti noi sappiamo che le Orsoline possono riservare interessanti sorprese), Massimo Gramellini me lo immagino direttamente in grigio chiaro da suora, che secondo me sta anche molto bene con il suo incarnato. E me lo immagino preso dai brividini di chi commette quei peccatucci da suora, tipo fare un peccato di gola mangiandosi un Mon Chéri (che è anche superalcolico), quando, a proposito del furto al Louvre, titola, sempre oggi, sempre dopo MOW, “I ladri simpatici”, quando noi avevamo titolato: “Dalla parte di Lupin: SCOOP DI MOW, i ladri del Louvre siamo tutti noi”. Gramellini non se l’è sentita, animella, di indossare come noi la maschera di Guy Fawkes (V per Vendetta), citando appunto Arsenio Lupin e Ocean’s 11, come noi. Però, però, però, Gramellini, vieni qui, facci vedere nello zainetto. Bene, bene, cosa abbiamo quivi? Una Girellina Motta. Uh, come le fanno piccole adesso. Ma comunque: CON SE GNA RE GI REL LI NA — SCATT TTARE! Ma voglio dire, Gramellini! Se devi copiare copia bene! Che è sta patina di buonismo per cui, se ti stanno simpatici i ladri del Louvre ci devi infilare in mezzo Gaza: “Ma forse a rendermeli simpatici — o comunque non antipatici come dovrebbero — è il contesto violento che ci circonda. Tra le macerie di Gaza, le esecuzioni in piazza di Hamas, gli ultrà di Rieti che ammazzano un brav’uomo a sassate e Trump che immagina di gettare letame addosso a chi lo critica”. Ah Gramellì, senza bambini amputati e autisti morti lapidati, i ladri del Louvre li avresti schifati? Ma che minchia di sillogismi fai. Ragazzi, distruggetegli la girella. Così forse, vedendo la sua girella morta scafazzata, inizierà a diventare più simpatico e meno gramellinoso.
