Di primi giorni, di mattine, di sorrisi e di uragani. Anche di uragani, sì, perché ho pensato molto a come Virginia ha vissuto il suo primo giorno di liceo. Un cambiamento importante, una classe nuova, insegnanti di sostegno e compagni che non conosce, tutto questo affrontato con una forza e un'energia interiore incredibile e, fuori, un entusiasmo travolgente.
La notte prima ho dormito con Orlando, lui si è addormentato tardi, io mi sono svegliato spesso. Colpa e merito degli inizi. Abbracciati, come eravamo abbracciati questa estate in piscina, nell'acqua bassa, sguardo al cielo e pensieri a quello che sarebbe stato, settembre, i nuovi impegni, i programmi, il basket, la scuola. Un momento così di pace e di amore che poi ti senti più fortunato. È durato poco, perché dopo qualche minuto qualcuno mi ha chiamato: "Babboooo". Era Agata.
Agata è una bomba che fa esplodere solo il guscio e mai il cuore. Ha un mondo dentro ma lo trattiene. La fisso spesso e ogni volta che la fisso è come se fosse cresciuta tre volte. Spesso mi sento in difetto con lei perché quando era piccola come lo è Anita ora non ci sono stato molto e manco adesso sono così presente, quindi la bacio tanto, a sorpresa, e lei ride e scappa. E mi chiede di stare più con Anita. Se c'è una cosa che mi piace, mi dico, questa lo è.
L'estate è finita definitivamente. La scuola è iniziata. Virginia quando uscirà dal liceo avrà 21 anni. Mi fa impressione. E mi resta da raccontare un'immagine, che ce l'ho in testa da tempo: io e lei all'Elba sul terrazzo, dopo cena, il sole del tramonto, a guardare il mare e a mangiare un gelato dalla stessa vaschetta, un cucchiaio a lei e uno a me. Nel silenzio più assoluto. Entrambi zitti. Anche qui è durato poco. Ma oramai ho imparato. Riconoscere questi momenti, farseli sedimentare dentro di sé. Farsi una domanda: ma io... dovrei essere felice? E poi guardarsi intorno, sentirsi più fortunati. E rispondersi che sì, dovresti.