La paura ti arriva addosso mentre stai mangiando una pizza davanti al mare. Ho pensato che Sabrina, la tua insegnante di sostegno, ti ha organizzato una festa di compleanno che non sapevo se piangere o mettermi in ginocchio per ringraziarla. C'erano le tue migliori amiche, i tuoi migliori amici, le tue professoresse. Avete brindato e fatto il bagno in piscina e tu sei stata lì con loro, da sola, protetta e felice come tutti dovremmo esserlo. Ho pensato che sarebbe stato un peccato perdere questo gruppo, un piccolo patrimonio per farti stare bene, per farti stare meglio. Ho pensato che potremmo organizzarteli anche in futuro altri momenti così, periodicamente, perché tra poco andrai alle superiori, gli altri prenderanno altre vie e poi si sa, ci dimentichiamo, siamo pigri e opportunisti, e le amicizie si sfilacciano. Non c'è un sentiero dove non perdersi, una strada corretta, c'è solo una piccola speranza che puoi correre e giocartela. E c'è una certezza: non puoi che andare avanti.
Mentre pensavo questo ti ho tagliato un pezzo di pizza, te l'ho piegata a panino e te l'ho passata. Ed ecco la paura. Precisa e pressante come un indice sullo sterno. Cosa sarà quando non ci sarò più, quando non ci sarà più tua madre e quando non ci saranno più i tuoi nonni e i tuoi zii. Cosa sarà quando non ci sarà più chi riesce a capirti al volo, chi ti piega la pizza perché sa che la vuoi così, chi da due sillabe che pronunci sa intuire la parola che vuoi dire, chi da un tuo sguardo sa decifrare un bisogno, chi ti dà la buonanotte dicendoti "ti amo, dormi bene, dormi tanto, dormi subito". Cosa sarà?
Il tema del dopo di noi, per chi assiste bambini o parenti handicappati è letale, un'ansia che cova e che sale su e che ti sveglia la mattina, di botto, e lì per lì non capisci nemmeno il perché. Io non ci penso spesso ma ci penso sempre di più. E qui, sul mare, mi sono sentito deflagrare. Avrei pianto fissando il traghetto attraccare o il vino bianco, ghiacciato, ondeggiare nel bicchiere. Non l'ho fatto. Ho avuto paura. Poi ti ho guardata e ho sentito una voce salirmi su per l'esofago ed esplodere in tutto il petto: ma io non morirò mai. Ti ho fatto un mezzo sorriso e me ne sono convinto, unico modo per salvarsi bene in questa sera di metà luglio. Io non morirò mai. E poi mi sono rilassato di nuovo.