Lo shock delle dimissioni di Andrea Agnelli e dell’intero consiglio di amministrazione della Juventus non è ancora rientrato ma già commentatori e appassionati di calcio si chiedono: che ne sarà del club bianconero se le accuse contro il management uscente dovessero concretizzarsi? L’incubo di ogni tifoso juventino è ovviamente quello del 2006, anno della cancellazione di due scudetti (2005 e 2006) e della retrocessione in B dei bianconeri per l’affare Calciopoli. Ma ad oggi è davvero possibile uno scenario di questo tipo? A rigor di logica, visti i precedenti, è difficile vederlo concretizzato. Nonostante le indagini che riguardano Agnelli e i suoi fedelissimi e gli appunti della consigliera Daniela Marilungo, che con le sue dimissioni ha innescato la slavina, siano oltremodo gravi è necessario distinguere giustizia ordinaria e giustizia sportiva. Gli adempimenti richiesti dalla prima non necessariamente si riflettono automaticamente sulla seconda.
La Juventus come società affiliata alla Federazione Italiana Giuoco Calcio è sottoposta alla supervisione della Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche (Covisoc) istituita in seno alla Figc. La Covisoc supervisiona al monitoraggio della situazione economico-finanziaria delle società calcistiche, ai sensi della Legge 91/1981, ed ha poteri consultivi, di controllo e di proposta. Tra questi poteri vi è anche quello di deferire alla giustizia sportiva le società che non adempiono agli obblighi contratti con la federazione. Ma non necessariamente quello che può essere imputato alla Juventus come società quotata in borsa, supervisionata dalla Consob, dai suoi vigilanti di Piazza Affari e dalla giustizia ordinaria si riversa sulla supervisione Figc-Consob.
Anche qualora i tribunali riaprissero il caso delle plusvalenze fittizie e accertassero il falso in bilancio, nessuna retrocessione sarebbe possibile per la Juventus. Fermo restando che le dimissioni del CdA non sono un’ammissione di colpevolezza societaria e che quelli di cui si parla sono illeciti presunti, senza incriminazioni, se si parla di "falso in bilancio", facendo riferimento all'Articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva della Figc che cita il falso in bilancio si legge che esso è dirimente per una retrocessione o addirittura una potenziale radiazione solo se per la società imputata esso comporta la possibilità di ottenere l'iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa in deroga alla vigilanza Covisoc. Retrocessione e radiazione sono due delle possibilità con cui una società può essere punita in questo caso, ma la giustizia sportiva in quest’ottica impone in genere sanzioni inferiori: un falso in bilancio compiuto grazie a plusvalenze fittizie di calciatori comportò 3 punti di penalizzazione per il Chievo in A nel 2018, che non fu ritenuto costretto a doversi fondare su esse per potersi iscrivere, e 15 per il Cesena lo stesso anno in Serie B. L’anno successivo il Palermo subì 20 punti di penalità in Serie C per plusvalenze fittizie del marchio.
In tutti i casi, peraltro, non si trattava di società quotate né di management indagati nella pressoché loro totalità per i quali le indagini prima di un processo o di una condanna definitiva possono essere molto lunghe. Logico che in assenza di prove definitive la giustizia sportiva dovrebbe basarsi sulle logiche di fondo. In primo luogo, mai per la Juventus le plusvalenze fittizie contestate o i falsi in bilancio hanno anche solo lontanamente avuto il marchio del procedimento volto a ottemperare gli obblighi finanziari per l’iscrizione a competizioni italiane. In secondo luogo, se anche esse avessero potenzialmente l’effetto di far violare il Fair Play Finanziario della Uefa ai bianconeri questo non avrebbe effetti diretti.
Dover promuovere un processo sportivo in assenza di certezze imporrebbe alla Figc di limitarsi a capire se e in che misura eventuali obbligazioni Covisoc, dal versamento dei contributi dei calciatori alla regolare erogazione degli stipendi, sono state rispettate. Il resto potrebbe esser fatto rientrare nel quadro del rapporto fiduciario tra la società Juventus Football Club S.p.a, i suoi azionisti e la Consob, che non attengono al perimetro sportivo. Le pene ordinarie per violazioni dei parametri Covisoc non accertate come fraudolente sono ancora più lievi. Gli inadempimenti Covisoc ad esempio hanno portato ad aprile alla penalizzazione di due punti della Reggina in Serie B dopo che la giustizia sportiva ha certificato il mancato versamento, entro il termine del 16 febbraio 2022, delle ritenute Irpef riguardanti gli emolumenti dovuti ai tesserati per il periodo marzo-ottobre 2021 e dei contributi INPS riguardanti gli emolumenti dovuti ai tesserati per il periodo luglio-ottobre 2021. Nel 2018 violazioni perpetrate per più mesi imposero 11 punti di penalizzazione alla Lucchese e 8 per il Matera in Serie C.
Lo scenario più realistico è quella di una pena che per la Juventus, club di Serie A, si aggiri al massimo attorno ai 3 punti di penalizzazione inflitti al Chievo quattro anni fa. Tutto questo ovviamente se sarà provato in tempi brevi un illecito. Lo scenario della retrocessione è semplicemente impossibile: su questo punto, non è l’illecito sportivo a generare il caos giudiziario come nel 2006, ma viceversa il rischio di un’incriminazione della dirigenza a rendere possibile una discussione sulla pena sportiva. E dunque i tempi si allungheranno inevitabilmente assieme alla prospettiva che i bianconeri subiscano una punizione severa.