Fine pena mai. Mamma Dilettante, il nuovo podcast "pancino" di Diletta Leotta, si protrae stancamente per 45 minuti a episodio, tutti concepiti per ferire. In un'atmosfera domestica ma sempre e comunque iper posh, la nostra, oggi al settimo mese di gravidanza, intervista vip che madri sono già diventate per chiedere loro consigli e delucidazioni sulla bella avventura che la aspetta. Prime vittime, Alessia Marcuzzi e Ilaria D'Amico. Lo show, in assenza di conduttrice, è vistosamente alla mercé della generosità delle ospiti, del loro buon cuore. Per fortuna, ne hanno. Ma è su Leotta che ci vogliamo soffermare perché l'abisso è sempre più affascinante. Dopo averla MOW-insignita con la fascia di "Miglior Stand Up Comedian Italiana" a causa della recente uscita sull'amore che, per lei, non va di pari passo col portafogli del partner, eccoci a recensire la nuova creatura realizzata ad hoc per darle l'ennesima occasione di dimostrarsi in grado di fare qualche cosa, qualsiasi cosa. This Barbie can podcast (?).
Con un tono di voce che assopirebbe perfino Taz Tazmania, Leotta recita a mo' di litania un copione esacerbato da cliché su maternità e gravidanza. Il livello di recitazione ed empatia ricorda i fasti della apicale web serie The Lady di Lory Del Santo, anche se il risultato, purtroppo, non è altrettanto divertente. Più di tutto, il problema resta uno: Leotta avrà pur studiato una minima di dizione, si sarà applicata e non discutiamo. Però, non è credibile. Mai. Suona come una cinquenne alle prese con la poesiola da recitare a Natale davanti ai parenti, pregustando ricompense monetarie da giocarsi poi a tombola.
Certo, è impossibile sbagliare quando come prima ospite ti ritrovi Alessia Marcuzzi. Letteralmente rinata dopo l'approdo in Rai, La Pinella si diverte a raccontare e raccontarsi. Senza mai rinunciare agli aneddoti meno edificanti sul proprio conto: come la volta in cui, da bambina, furettando tra i cassetti di casa, si era imbattuta in un sex toy di proprietà della madre. Oppure quando si era digi-involuta in stalker digitale del figlio durante un'ospitata da Fabio Fazio: lo sgamò nel college londinese dove stava studiando. Solo, mentre militava all'interno dell'ala femminile del complesso. E, naturalmente, ne diede notizia in diretta nazionale. Quarantacinque minuti, però, sono troppi e anche questi dettagli croccanti finiscono per perdersi nella totale ennuì che spira dalla bambolissima padrona di casa. I suoi stessi occhi zampillano la scaletta, domanda per domanda, che ha ben studiato mnemonicamente. Risultato? Tutto fa meno che ascoltare l'intervistata. Procede a schiacciasassi, no matter what. Grave, soprattutto se vogliamo intendere un podcast come, stringi stringi, la conversazione spigliata e spontanea che dovrebbe essere (o quantomeno sembrare).
Con Ilaria D'Amico, soprannominata dai nipotini "zia camomilla", la situazione chiaramente precipita. O, per meglio dire, la palpebra cala in modo ancor più prepotente. Dubitiamo che le pur buone rassicurazioni dell'intervistata possano poi sortire alcun effetto sulle ascoltatrici in stato interessante. Alla fine dei conti, sentiamo parlare due privilegiate che difficilmente avranno avuto a che fare con problemi di logistica e sciagure quotidiane anche solo da lontano comparibili a quelle del target medio a cui il podcast è indirizzato. E le sentiamo parlare dell'importanza fondamentale dei nonni "che danno sempre una grossa mano". Pur vero, ma risulta difficile non immaginare, enfatizzando ma nemmeno troppo, la servitù al castello, le nursery multiple, la clinica prenotata intera fin dal vigilia del concepimento e così via. Del resto, ha da nascere un "Leopoldo", mica un Giovannino.
La creatura di Leotta, invece, sarà femmina. Come lo studio leggermente rosa confetto del podcast lascia intuire in modo discreto, sottile. Mamma Dilettante resta l'ennesimo tentativo da parte della bionda DAZN di dimostrarsi capace a qualcosa. Purtroppo, ancora una volta, è buffering coatto.