Parlare di Unabomber vuol dire parlare di uno dei grandi misteri italiani. E ora che il caso è stato riaperto dalla procura di Trieste si torna a scoperchiare un calderone dal quale fuoriescono indagini con numerose falle, piste investigative rivelatesi errate (o clamorosi falsi), un enorme dispendio di energie e risorse senza venire a capo di nulla e quindi di aspettative finora tradite. Ma se oggi la ricerca della verità non sembra più un miraggio, lo si deve anche al lavoro di inchiesta del giornalista Marco Maisano, autore del podcast Fantasma – Il caso di Unabomber, e di due delle vittime delle bombe esplose dal ‘94 al 2006 (con una pausa tra il ‘96 e il 2000), Francesca Girardi e Greta Momesso. È Maisano che, dopo aver avuto la possibilità di entrare nel luogo dove sono conservati i reperti delle indagini a Trieste, ha trovato vari elementi che all’epoca non furono sottoposti a esami genetici. Anche per questo, ora che il caso è stato riaperto, ci sono 11 indagati tra i quali un nuovo nome rispetto a quelli già analizzati per gli attentati tra Veneto e Friuli. Ma il giornalista, che abbiamo intervistato, ci ha spiegato anche che, oltre ai reperti “dimenticati” - e che lui ha rimesso all’attenzione della procura – potrebbero essersi verificate diverse inefficienze nella loro conservazione, che Elvio Zornitta (indicato come il “mostro”) può essere considerato una vittima e che, secondo lui, è piuttosto difficile che Unabomber sia una persona sola.
Marco Maisano, immagino la soddisfazione per la riapertura del caso dopo la tua inchiesta.
Sì, è enorme. Ne parlavo con un collega del Messaggero Veneto, che mi ha dato una mano insieme ad altri, come Francesca e Greta (due delle vittime, nda). Mi fa molto piacere aver dato una mano alla ricerca della verità.
Anche grazie al tuo lavoro la procura di Trieste ha riaperto le indagini sugli attentati attribuiti al cosiddetto “Unabomber italiano”. Intanto ti chiedo che cos’hai scoperto e che ha portato gli inquirenti a tornare ad indagare?
È successo che la procura si è resa conto di avere, su nostra indicazione, dei reperti “dimenticati” che non potevano essere ignorati, nonostante il caso fosse archiviato. Bisogna però sottolineare che il procuratore capo nel frattempo è cambiato, Antonio De Nicolo non c’era ai tempi delle prime indagini. È stato lui a darmi la possibilità di ricercare e quando gli ho segnalato quei reperti cos’altro poteva fare? Anche perché ci sono oggi gli strumenti per estrarre il Dna in modo più preciso, ma soprattutto esiste la banca dati. In più la procura ha ritrovato altri 7 reperti molto importanti. Così sono tornati a essere indagati i 10 che lo furono ai tempi, più un altro nome nuovo.
Cosa si conosce di questa nuova persona sotto indagine?
Che è frutto di una testimonianza arrivata in procura dopo che si era capito che le indagini si sarebbero riaperte e si era generata una atmosfera di corsa alla verità, fra Trieste e Pordenone. Ma è una testimonianza piuttosto problematica perché, come spesso accade, anche su questo caso ne sono arrivate tante di strampalate. Credo che la soluzione alla fine arriverà dalla banca dati del Dna.
Com’è possibile che quei reperti siano stati “dimenticarti”?
Non per fare polemica, ma i reperti sono stati anche custoditi male. Andrebbero infatti tenuti in azoto liquido e molto al di sotto dello zero. Per cui non vorrei che alla fine quei reperti non possano essere utilizzati perché non conservati adeguatamente.
Ancora peggio. Questo a causa di incompetenza, malafede o mancanza di risorse?
L’incompetenza e la malafede mi sento di escluderle. Abbiamo una magistratura molto preparata. Ma a volte, purtroppo, c’è la tendenza a essere italiani anche da parte dei magistrati. Naturalmente è una battuta, però succede che ci sia un po’ di pressapochismo in certi passaggi delicati, e in questo caso ce ne sono stati tanti. Nello specifico sono stati registrati episodi che sarebbe stato meglio se non fossero accaduti. Come nella vicenda di Elvo Zornitta…
Che idea ti sei fatto sulla figura di Elvo Zornitta, l’ingegnere che per anni è stato indagato nell'inchiesta Unabomber prima che fosse archiviata?
Purtroppo è accaduto a causa di una magistratura che si è convinta della colpevolezza di una persona e questo ha portato, in maniera indiretta, a delle pressioni su alcuni personaggi che sono arrivati a inventarsi delle conclusioni affrettate. Zornitta, in quel frangente, è sicuramente una vittima. Lo Stato si è inventato una prova, cosa ci può essere di più grave?
La famosa manomissione di un lamierino?
Siamo esseri umani. Ognuno di noi ha un ego e c’è chi ha bisogno di nutrilo ogni tanto, e chi più spesso.
Se hai avuto modo di parlare con Zornitta, come ti è sembrato?
Ci ho parlato molte volte. È una persona stremata, non ne può più. Si trascina da troppi anni questa storia. È la classica vicenda all’opposto di ciò che la nostra Costituzione promette di fare: diritto a processi veloci e giusti. Continua da 30 anni e non ha portato a niente. Capisco che sia un caso complesso, ma finora è una sconfitta della magistratura. Seguendo linee diverse, trovo delle similitudini con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Catturi un latitante dopo 30 anni e festeggi. Da un lato è giusto, ma ci abbiamo messo troppo tempo e due domande dovremmo farcele.
Zornitta dopo la riapertura del caso ha dichiarato: “Se ci fosse stata la notizia che anche altre persone erano coinvolte nell'inchiesta, sicuramente la gente si sarebbe potuta fare sin da subito un'idea diversa, anche" di me”.
Ha ragione. Io ho trovato nelle carte della procura dei personaggi attenzionati nelle cui case era stato trovato di tutto: dagli esplosivi alla nitroglicerina, fino ai famosi ovetti Kinder. Gente con storie alle spalle che potevano suggestionare l'opinione pubblica, ma non sono stati resi pubblici. Se oggi le mettessi sul giornale le persone direbbero che sono loro i colpevoli. Su Zornitta si è puntato il dito perché è l’unico che sui giornali ci è finito. Lui però è il personaggio perfetto di un film, il buono, un po’ schivo, che ha le competenze e che quindi era l'ideale colpevole ideale per chiudere le indagini.
Che profilo potrebbe avere il vero Unabomber?
Mi sento di non avventurarmi. Da cittadino, più che da giornalista, mi sembra strano che un’unica persona abbia fatto tutto da sola. Nel profilo di Zornitta, in un documento del gruppo investigativo, ci trovi scritte cose che non hai idea. Delle vere e proprie conclusioni da bar, come il fratello che avrebbe avuto un problema alla mano e allora lui voleva vendicarsi… Così come la sua crisi religiosa… Se vogliamo mettere le persone in galera così, però, torniamo a un periodo pre-illuminista.
A un certo punto le azioni sono sparite. Unabomber potrebbe essere morto, in carcere, o c'è chi dice persino abbia seguito una terapia.
Se è in carcere o ci è stato lo abbiamo trovato, perché la banca dati ha il suo Dna. Può anche essere morto, visto che sono passati tanti anni. Sempre ipotizzando che negli anni ‘90 e a inizio 2000 siano azioni della stessa mano. Ma io ho dei dubbi.
Potrebbero essere stati attentati ad opera di più persone?
Credo che il primo periodo, nelle primissime azioni, siano opera di poco più che ragazzini. A Pordenone in quel periodo di cabine telefoniche ne saltavano tante, con gente che metteva gli esplosivi per divertirsi. Alcune risalgono a prima del ‘94 a Sacile. Quindi probabilmente un gruppo di ragazzi. Dopo questa cosa deve essere sfuggita di mano e una "costola" di questo gruppo si è divertito a continuare. Dubito che tra il ‘96 e il 2006 siano la stessa persona. Mi sento di escluderlo.
Ci sono evidenze di una mano più esperta?
Mi riesce difficile immaginare un’unica persona che rimane ferma 4 anni e poi ritorna facendo azioni completamente diverse rispetto all'inizio. Mi sembra stranissimo. Ma è una mia sensazione.
Si parla sempre dei carnefici e poco delle vittime. Tu che le hai conosciute, come vivono questo spiraglio di speranza?
Loro con grande entusiasmo. Sono ragazze con le quali ho chiesto la riapertura, Francesca e Greta. Ci sentiamo e ci vediamo, ci raccontiamo gli aggiornamenti. Si parla tanto di Unabomber e poco delle vittime, ma questo purtroppo è un classico. Loro però sono due persone splendide, entrambe con grande energia per raggiungere la verità.
Sei fiducioso nella chiusura del caso?
Sono un ottimista nella vita, per cui lo sono anche su questa storia, pur sapendo che non basta. Ma oggi vedo una procura molto determinata nel proseguire le indagini.
Se dovessi trovarti di fronte a Unabomber, cosa gli vorresti chiedere?
Come hai fatto??! Ma a sfuggire per così tanti anni. Il perché è abbastanza logico, perché è uno stronzo. Ma sul come abbia fatto a non farsi beccare è affascinante. Io sono convinto che sia finito spesso e volentieri tra le maglie delle forze dell’ordine, per cui, che sia una o più persone, abbiamo di fronte qualcuno di estremamente abile.