La Federazione Internazionale Automobili avrebbe preso in queste ore una decisione molto controversa. L’obiettivo? La “neutralità politica”, uno dei principi generali inserito nel Codice Sportivo Inernazionale (ISC). Dalla prossima stagione sarà impedita la diffusione di messaggi politici da parte dei piloti, per esempio indossando caschi o magliette con simboli e slogan. «fare e mostrare dichiarazioni o commenti politici, religiosi e personali, in particolare in violazione del principio generale di neutralità promosso dalla FIA», queste le parole, sarà un reato.
A partire dal 1° gennaio 2023, qualsiasi dichiarazione politica dovrà essere «precedentemente approvata per iscritto dalla FIA», anche se, a voler essere neutrali, probabilmente una tale approvazione sarà negata. Ci si chiede a questo punto se questa nuova regola non rischi di minare la libertà di espressione degli sportivi che, soprattutto in questi ultimi tempi, stanno dando prova del loro impegno per tematiche politiche e sociali, dai diritti civili alla causa dell’ambientalismo.
Per il campione Marco Melandri la decisione sembra seguire una tendenza non solo del mondo sportivo. «Forse vogliono allineare lo sport a tutto quello che è il resto della vita reale, dove non c’è più libertà di pensiero». CI si chiede se i piloti reagiranno a questa decisioni o se non vi saranno alzate di scudi e a tal proposito Melandri consiglia di tenere a mente l’esempio di un altro campione: «Ho visto un documentario su Netflix su Bubba Wallace, il pilota della Nascar, e credo dovrebbero guardarlo tutti». Proprio il pilota americano, oltre all’attività di filantropia, iniziò a partire dalla morte di George Floyd a denunciare le condizioni e il trattamento da parte della polizia degli Afroamericani. Gli chiediamo anche se crede che la FIA voglia evitare di pestare i piedi a qualche potere o se sia una decisione da tecnici, senza contorni politici. «Guardi, credo ci sia sempre un motivo e niente viene fatto per caso o per superficialità».