C’è un preciso istante, nel nuovo episodio di MOW Privé by Escort Advisor, in cui capisci che Marina La Rosa non è venuta a fare la nostalgica del primo Grande Fratello. No. È il primo ospite del nuovo videocast di MOW per un motivo preciso. Il progetto nasce per dare voce alle perversioni più profonde che ci attraversano, e che la morale di stato vorrebbe censurate. Per questa ragione la padrona di casa, Grazia Sambruna, ha interrogato Marina La Rosa su chi sia diventata quando le luci si sono spente. Si tratta di una donna che conosce il desiderio, lo studia, lo maneggia, lo smonta, ci gioca. E nel salotto più eretico ed erotico che ci sia, l’ex gieffina, diventata psicologa, si è lasciata andare senza freni inibitori. Secondo lei la seduzione è un linguaggio e il corpo è la penna con cui si racconta. E ora, iniziamo. La Sambruna fissa Marina, ride, la finta imbarazzata non s’imbarazza mai. “Nemmeno io so cosa ci faccio qui”. E invece lo sa. E lo mostra subito.
Il racconto parte dagli anni zero, da quella stagione televisiva in cui la privacy era un concetto astratto e la libido un’inquadratura panoramica. Marina ricorda il provino malinteso. “Ti trucchi?” scambiato per “ti tocchi?”. Da lì in avanti capiamo tutti perché fu la perfetta gatta morta nazionale, innocente come un coltello lasciato sul tavolo. Il Grande Fratello era una serra erotica, gente che si masturbava furtiva tra le lenzuola bianche, storie d’amore mai dichiarate che passavano attraverso il palmo della mano, letteralmente. Marina e Lorenzo che si scrivono parole vietate sulle dita, come adolescenti innamorati. Sambruna lo rievoca, lo ricrea, lo mette alla prova. E Marina, ovviamente, indovina, “vulva”. Il pubblico immaginario, quello che di solito commenta dai divani, stavolta tace per educazione. Poi arriva la parte che nessuno si aspetta da chi ha vissuto il periodo d’oro della tv, l’autoironia feroce. “Certo che ci pagavano senza meriti” dice Marina, “ma anche oggi succede”, e non è certo una critica. L’episodio si sposta sulle notti folli fuori dai set, capodanni passati in auto, brindando con prostitute incontrate per caso nei passaggi tra un locale e l'altro, dove con le sole ospitate si raccoglievano cachet da cento milioni di lire pagati in contanti fruscianti, stesi sul letto come una tovaglia sacrale prima della cena di gala. Non c’è compiacimento, solo una specie di stupore retroattivo. Sambruna ascolta come ascolterebbe un’antropologa. Marina racconta come chi sa di aver vissuto un’epoca irripetibile. Poi la conversazione vira, con una naturalezza perfetta, verso il libertinaggio. La Rosa, oggi psicologa, fa un’affermazione che Sambruna manda subito in cassaforte. “Il tradimento fisico è una cazzata. Quello emotivo ti distrugge”. E poi si avventura a dire che la seduzione “ti bagna prima il cervello, poi il resto”. Robba seria eh. Arrivano poi le confessioni più intime: l’avventura con un diciottenne “ero un po’ più piccolina” la prima volta vissuta come un romanzo formativo fatto di timidezza e goffaggine, la sicurezza conquistata negli anni, la consapevolezza di essere nata seduttiva perché “o ci nasci o niente”. E poi le risposte più Marina di tutte. Due di picche ricevuti? “Mai”. Controllo? “Meglio perderlo”. Lezione di vita? Più di una.
Ed è proprio a questo punto, quando sembra che Marina abbia già detto tutto, che arriva la detonazione finale, entra in scena Taylor B. Escort dichiarata, tutta performance. Il suo ingresso non spezza il flusso, lo porta altrove. Sambruna la introduce come una testimone privilegiata del desiderio, una che non lo studia, come Marina, ma lo pratica come mestiere. Si crea un triangolo perfetto. Marina che analizza, Taylor che racconta dall’interno, Sambruna che orchestra. Taylor parla di recensioni degli uomini, della costruzione del personaggio, della tecnica, del confine tra intimità e scena. È un contrappunto. L’ultimo ingrediente che trasforma il Privé nel luogo dove il desiderio si mostra per quello che è, cioè un meccanismo complesso, commerciale, umano. Verso la fine della puntata si ha la sensazione che Marina abbia detto molto ma che il non detto sia la parte migliore. E soprattutto che il Privé non sia un format, ma un salotto vero, che apre solo a chi porta qualcosa da lasciare. Alessandra, alias Taylor B lascia una donna indipendente, autonoma e determinata, Marina La Rosa, alla fine, consegna un pezzo di sé. E quando esce, l’eresia è stata lasciata con cura sul tavolo, come un souvenir.