La frode fa curriculum, dona carisma al politico contemporaneo. Evviva Marine Le Pen, ineleggibile per almeno cinque anni, con tanto di cavigliera elettronica da trapper delle banlieue. Quasi 3 milioni di euro e una quarantina di impieghi fittizi per fottere il contribuente europeo - e quindi me e te - e senza lubrificante. Ma noi ameremo Marine Le Pen ancora di più. Perché il popolo non è masochista. È un cane bastonato che lecca la mano del padrone, convinto che un giorno smetterà di picchiarlo, vive di questa illusione che si narra da solo. Il popolo è entità stupida, in quanto umile aggregazione in cerca di padri padroni, dalla notte dei tempi in cui diventavamo stanziali. Da quando l’uomo, osservando che dalla merda può germogliare qualcosa, inventa l’agricoltura e quindi decide di fermarsi e fondare tribù, città-stato, regni e nazioni. Per farlo, ha canonizzato l’idea gerarchica del potere: pochi sopra, molti sotto, pronti a obbedire per una ciotola di fagioli e una montagna di mistificazioni per tenerlo asservito: religioni, bandiere, politica, fino all’attuale banale dualismo Destra-Sinistra che ci tiene divisi e illusi, in una sorta di sindrome di Stoccolma collettiva che ci fa amare il nostro carceriere ideologico, nutrendoci solo di odio per la controparte. E quindi se sei di destra, di solito ti raduni sotto i balconi dei dittatori; se sei di sinistra ti unisci al pueblo unido che urla dietro agli striscioni rossi.

Come nel wrestling, destra contro sinistra, una sceneggiatura scritta a tavolino. Solo che noi, stupido popolo, ci crediamo per davvero. Ci schieriamo inequivocabilmente da una parte o dall’altra, pronti a demonizzare l’avversario, ad attaccare, a uccidere nel nome del leader che indica ogni volta quale sia il nemico. Ascoltatemi, sono un mancino ambidestro. Per una volta, accorgiamoci che il re è veramente nudo: osserviamo la Le Pen, senza il suo sobrio tailleur, vera e propria pornografia del potere. Le è caduta la maschera da paladina anti-élite, dimostrando di fare parte dei cosiddetti poteri forti che lei ha sempre dichiarato di combattere. La truffa è un rito di passaggio: prima ti fingi ribelle outsider dell’opposizione e, appena entri nel Palazzo, diventi ciò che dici di voler sconfiggere. E il pubblico applaude, perché lo spettacolo deve continuare. La tecnica è sempre la stessa, come nel gioco delle tavolette: focalizzi l’attenzione sulla sinistra se sei di destra, e viceversa. E infatti, è già partito il coro vittimista che manda avanti la retorica della destra: Salvini, Orbán, Musk, Meloni, Geert Wilders e Dmitrij Peskov gridano al complotto – giudici di sinistra, ovviamente, giacobini, stalinisti, invidiosi dei ricchi, al soldo di Soros (che, si sa, ha un call center dedicato a far cadere i governi di tutto il pianeta, mentre si masturba). Ironia della sorte: Orbán negli anni ’90 era un progressista capellone, finanziato proprio da una borsa di studio Soros. E oggi lo maledice, Edipo avrebbe apprezzato.

Alziamo la testa, almeno adesso: anche io sono un plebeo, con un nonno morto di enfisema per spalare il carbone. Ricordiamoci che i nostri avi si immolavano, trascinando coercitivamente dei pietroni per costruire le piramidi, dare gloria all’immortalità dei Faraoni. Schiacciati sotto la sabbia, per una fottutissima ciotola di fagioli, sempre quella. Lo diceva anche Bob Marley: “Emancipate yourselves from mental slavery”. Il peggior padrone è nella nostra testa. Smettiamola di adorare i potenti, in quanto tali, specie se calpestano le regole che a noi vengono imposte. E la prossima partita del Cuore chiamiamola “del Conto in banca": il Frode United è una squadra piena di rose e campioni: Silvio, Eva Kaili, Sarkozy, Lula, Bolsonaro, Duterte, Fujimori, Aznar, Blagojevich. La lista è lunga, ma il senso è uno solo: destra o sinistra, purché se magni. Ma stavolta, invece di applaudire, vomitiamo loro addosso. E ricordiamoci che anche Al Capone venne fermato per frode fiscale.
